giovedì 4 febbraio 2010

Men. Mad?


Per il terzo anno consecutivo Mad Men ha vinto il Golden Globe come miglior serie drammatica. La puntata pilota è andata in onda nell'estate del 2007 e da poco si è conclusa in America la messa in onda della terza serie (la quarta è già in produzione). Buoni gli ascolti, considerato il livello alto del prodotto, e sempre ottima la risposta della critica. Dietro il successo di Mad Men c'è la mente e il fiuto di Matthew Weiner, già ideatore di un'altra serie di culto, I Soprano. Weiner ha fatto di nuovo centro con Mad Men, adult drama ambientato nei primi anni '60 nel mondo dei pubblicitari di New York. Il protagonista è il misteriosissimo Donald Draper, uno dei creativi dell'agenzia Sterling Cooper sulla Madison Avenue. Intorno a lui, la sua famiglia, i colleghi, le segretarie, le amanti. E tanti segreti, drink e sigarette, sex-appeal e glamour come se piovesse.


L'idea della serie è quella di riflettere i cambiamenti avvenuti nella società e nella cultura americana all'inizio degli anni '60 e, attraverso una perfetta ricostruzione storico-ambientale, mettere in evidenza le differenze e le corrispondenze rispetto alla società contemporanea. Soprattutto nella visione del rapporto fra i sessi Mad Men sottolinea quanto in realtà le cose non siano poi cambiate così tanto rispetto al maschilismo imperante 50 anni fa.

Ciò che rende ipnotica la visione di Mad Men è la ricchezza della ricostruzione d'epoca, la raffinatezza dello script e la densità delle implicazioni psicologiche dei caratteri che, come in ogni (buona) serie che si rispetti, si rivelano a poco a poco. John Hamm nel ruolo del protagonista Draper è assolutamente perfetto: sexy e tenebroso, brillante e geniale sul lavoro, ma anche scostante e pieno di zone d'ombra.


Ma anche il cast femminile è di prim'ordine, con January Jones nel ruolo di Betty Draper, bellissima e sensibile moglie di Donald, Elisabeth Moss nel ruolo della giovane ed impacciata segretaria Peggy e Christina Hendricks in quello della procacissima Joan. Quasi un Desperate Housewives trapiantato negli anni '60, ma privo (grazie al cielo) del registro grottesco e degli scivolamenti da soap-opera. E molto più sottile e sofisticato, intimista e sorprendentemente attuale.

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