venerdì 28 maggio 2010

La strada di Viggo


Week end al cinema? Lasciate perdere accuratamente Una canzone per te e La regina dei castelli di carta. Sorvolate su Sex & the City 2 (praticamente stroncato dalla critica ad ogni latitudine) se volete che vi resti un buon ricordo della serie tv. Degni di attenzione invece The Last Station e soprattutto The Road con un immenso Viggo Mortensen.

Il film è un dramma dal passo lento e sospeso con terrificanti venature horror. Padre e figlio attraversano un'America post-apocalittica grigia e desolata, battuta da freddo, piogge frequenti e terremoti. Devono raggiungere la costa, verso sud, nella speranza di andare incontro ad un clima più caldo. Tutt'intorno solo devastazione e miseria: non c'è ombra di vegetazione, la fauna è scomparsa, la terra sta morendo. Sopravvivono con quel po' di cibo che riescono a trovare ma la paura più grande non è quella di morire di fame. L'orrore concreto ed indicibile viene dalla paura di finire vittime dei gruppi di cannibali che percorrono le strade o si nascondono in case all'apparenza abbandonate. Camminano, padre e figlio, e dentro di loro "portano il fuoco" dell'umanità che non si lascia travolgere dal male ed ha fiducia nella vita.


Accolto senza entusiasmo a Venezia 2009 ma molto apprezzato dalla critica americana, The Road è un film coraggioso ed importante, imperfetto e bellissimo. Sebbene i flashback che riguardano il rapporto tra il padre e la madre (una funzionale Charlize Theron) e con i quali si allude ad un luminoso tempo pre-apocalisse e alla dolorosa decisione suicida della donna siano piuttosto scivolosi, Hillcoat è abbastanza intelligente da evitare di ricostruire il momento dell'apocalisse. Non occorre mostrare: vedendone le conseguenze gli spettatori possono benissimo immaginare l'immane portata del disastro. Ed è molto bravo nel disegnare immagini di sconfortante desolazione sotto cieli cupi e gonfi di pioggia. Forse fin troppo. Nei piani lunghi che vedono padre e figlio camminare lungo sentieri deserti circondati da una natura morente c'è come la ricerca di una poesia nella miseria, un'estasi della desolazione, un'elegia del grigiore post-apocalittico. Sono immagini bellissime da vedere e questa bellezza è in violento contrasto con il contenuto stesso dei vari quadri. Laddove il passo estatico/desolato cede il posto all'azione nello scontro con gli altri sopravvissuti (fra cui un magnifico Robert Duvall in una scena memorabile) il dramma ha la meglio sulla poesia, l'orrore dilaga, le emozioni espolodono ed il film decolla.


Viggo Mortensen si conferma uno dei più grandi attori viventi ed è uno scandalo che non sia stato candidato all'Oscar per questo ruolo. Non c'è nulla di superfluo ed eccessivo nella sua interpretazione. Tutto è vero, intenso, palpabile. Nel corpo ferito, sul volto scavato e nello sguardo terrorizzato ma ancora vivo vibra quel "fuoco" di cui parla McCarthy e tutto l'amore del mondo che un padre può volere al proprio figlio. Ed è nel bellissimo rapporto tra i due personaggi che il film segna un altro punto a favore: Mortensen ed il piccolo, bravissimo Kodi Smith McPhee sono credibilissimi e devastanti. E nel finale, uno dei più belli dell'anno, il passaggio metaforico della fiaccola dal padre al figlio è straziante.

Viggo è già sul set del nuovo film di David Cronenberg previsto per il 2011. A Dangerous Method racconterà la nascita della psicanalisi attraverso il rapporto tra Sigmund Freud, interpretato da Mortensen, e Carl Jung, cui darà il volto Michael Fassbender. Con tutto il rispetto per i tandem Burton-Depp e Scorsese-DiCaprio, il binomio autore-star che preferisico è quello metafisico e carnale composto da Cronenberg e Mortensen. Altro capolavoro in arrivo?

Voto: 7

Nessun commento:

Posta un commento