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lunedì 31 maggio 2010

"Vivere nel passato è il mio futuro"


"Forse sono gelosa che fra noi non ci sia stato un amore così.
In realtà non ho mai avuto un amore così."

Charley (Julianne Moore) a George Falconer (Colin Firth) in A Single Man di Tom Ford

lunedì 24 maggio 2010

Nora e Max in "Calda Emozione"


"Non c'è niente che odi quanto l'essere ingannata. Preferisco un uomo violento a uno che mente, dalla violenza almeno ci si può difendere. Sai... ogni volta che abbiamo un appuntamento e tu arrivi puntuale è così gratificante che sto male da morire. Perché mi aspetto che tu non arrivi affatto. E invece arrivi... e ogni volta che ti vedo non credo ai miei occhi. E nessuno al mondo è più felice di me perché... perché significa che non ti sei stancato, che ti vedrò ancora. Io ho fiducia in te, perché la prima volta che ti ho incontrato hai detto che non ti ingozzi e che non menti mai. Beh, non me ne frega niente se ti ingozzi, ma non venirmi mai più a raccontare storie. Posso perdonarti una volta ma non posso farlo una seconda".

Nora Baker (Susan Sarandon) a Max Baron (James Spader) in Calda Emozione (White Palace, 1990) di Luis Mandoki

martedì 18 maggio 2010

It's not the cheating, it's the hunger


"I think I understand your feelings about this book. I used to have some problems with it myself. When I read it in grad school Madame Bovary just seemed like a fool. She marries the wrong man, makes one foolish mistake after another. But when I read it this time I just fell in love with her. She's trapped. But she has a choice: she can even accept a life of misery or she can struggle against it. And she chooses to struggle".

"Some struggle... up in the bed with every guy who says - Hallo?"

"Oh, she fails in the end but there's something beautiful and even heroic in her rebellion. My professor would kill me for even thinking this but... in her own strange way Emma Bovary is a feminist".

"Oh that's nice. So now cheating on your husband makes you a feminist?"

"No, no, no... It's not the cheating, it's the hunger. The hunger for an alternative. And the refusal to accept a life of unhappiness".

Sarah Pierce (Kate Winslet) e la vicina di casa Mary Ann all'incontro letterario su Madame Bovary in Little Children di Todd Field.

venerdì 7 maggio 2010

Lullaby for Cain

"From the silence, from the night
Comes a distant lullaby.
Soul, surrendering your soul,
The heart in you not whole
For love, but love walked on
Cast into the dawn
Branded with the mark
Oh, shame of Cain"

Sinead O' Connor, "Lullaby For Cain"


"Qualunque cosa tu faccia, la più terribile, la più dolorosa, per te ha un senso, no? Nella tua testa. Nessuno può pensare veramente di essere un mostro (...) Forse prendi il passato e lo metti in una stanza, lo metti in cantina. Chiudi bene a chiave e non ci torni più. Io faccio così (...) Poi incontri una persona speciale e vorresti soltanto consegnargli la chiave e dirgli - Apri, dai! Entra! - Ma non puoi farlo. Perché è buio lì, pieno di demoni. E se qualcuno vedesse come è brutto lì dentro (...) Io lo desidero, sai? Spalancare la porta per... sì, ripulire la stanza, far entrare la luce. Vorrei una gigantesca gomma da cancellare e cancellare tutto, cominciando da me stesso. Sai Peter, se... Non lo so."

Tom Ripley (Matt Damon) a Peter (Jack Davenport) ne Il talento di Mr Ripley di Anthony Minghella

lunedì 12 aprile 2010

To look life in the face


"Dear Leonard
To look life in the face... always to look life in the face...
and to know it for what it is.
At last, to know it, to love it for what it is,
and then, to put it away.
Leonard,
always the years between us.
Always the years. Always the love.
Always the hours."

Virginia Woolf (Nicole Kidman) in "The Hours" di Stephen Daldry

mercoledì 24 marzo 2010

Il monologo finale di Lea de Lonval in "Cheri"


All'ennesima visione Chéri rivela ormai senza paura la sua anima di tragedia del tempo e di rassegnato canto funebre. Chi non se ne è accorto ed è rimasto fermo alla superficie frivola e solare corra ai ripari. Il fulcro drammatico su cui poggia l'ultimo film di Stephen Frears è lo stesso conflitto che assedia e tormenta Lea de Lonval: una dialettica stringente tra l'eterno "assaggio di giovinezza" legato alla sua professione e all'amore per il giovane (corpo di) Chéri e l'inesorabile affacciarsi della morte. Nel monologo finale di Lea ogni illusione d'amore svanisce alla luce crudele del mattino che rivela l'immaturità di lui e i segni sul volto di lei. Lea ha il coraggio di guardarsi in faccia e di vedere chiaramente la realtà per la prima volta: l'unico amore possibile per due cuori votati al piacere non è destinato ad essere semplicemente perché ormai "è troppo tardi".

Michelle Pfeiffer, nel suo ruolo più bello da L'età dell'innocenza ad oggi, soppesa senza fretta ogni parola e lascia lentamente affiorare l'emozione. E' un momento magico perché l'attrice tocca corde profondissime con assoluta semplicità e limpidezza. Ed anche se il tono è rasserenato, sul fondo strisciano morte ed oblio. Un canto funebre della bellezza. Del personaggio e dell'attrice.


Lea: "Sei venuto per vedermi e hai trovato una donna vecchia. Sì, è così. Hai trovato una vecchia. Non piangere. Perché piangi? Sapessi quanto ti sono grata. Eri davvero innamorato di me? Ero così buona ai tuoi begl'occhi? Se fossi stata così buona avrei fatto di te un uomo, invece di pensare soltanto al tuo piacere e alla mia felicità. Non avrei cercato di tenerti tutto per me. Guardami. Hai ragione. Per le qualità che ti mancano suppongo di essere io la colpevole. Ma trent'anni di vita facile mi hanno resa molto vulnerabile. Quindi no, non ti ho mai parlato di un possibile futuro, perdonami. Ti ho amato come se dovessimo morire da un momento all'altro. Ti ho portato nel mio cuore per così tanto tempo. Avevo dimenticato che un giorno avresti dovuto assumerti la tua parte di carico, una giovane moglie e magari anche dei figli. E così finirai per soffrire. Sentirai la mia mancanza e dovrai trovare dentro di te saggezza, equilibrio e tolleranza per non causare sofferenza agli altri. Sì, è così. Hai avuto un assaggio di giovinezza. Non ti appagherà mai, ma vorrai sempre tornare da lei per averne di più. E' meglio che tu vada. Io ti amo, ma è troppo tardi. Quindi ora vestiti ed esci da questa casa".

Lo sguardo di Lea nel primo piano finale è quello di chi non ha più nessuno da amare e più nulla in cui sperare. Lea non deve prepararsi all'incontro con la morte. Lei è già lì. Nei suoi occhi la vediamo lentamente avvicinarsi.
Inarrivabile Michelle Pfeiffer. Incarnazione della bellezza al pari di Catherine Deneuve o Isabelle Adjani. Ed attrice dal talento incomparabile. Il ruolo di Lea de Lonval non può non richiamare alla memoria la Madame Olenska de L'età dell'innocenza. Non una cortigiana, ma una donna ugualmente scandalosa, con un matrimonio sbagliato alle spalle ed il coraggio di lottare contro le convenzioni sociali. Per amore e per la propria libertà.

Di una bellezza sovrumana l'inquadratura in cui, durante il ricevimento in suo onore dai Van der Luydens, Ellen osa sfidare le regole dei salotti newyorchesi ed abbandona la compagnia di un gentiluomo per andare incontro a Newland Archer. Il carrello, il ralenti e lo splendore della Pfeiffer creano un momento di rara magia. Ellen-Lea-Michelle 16 anni fa, nel pieno della sua sensualità e del suo mistero. Sedici anni dopo lei è sempre immensa. E' il cinema che è diventato troppo piccolo. Forse non ci meritiamo tanta incantevole grazia.

"Shame on you!" - Julianne Moore in Magnolia


"Figlio di puttana...! Maledetto stronzo brutto pezzo di merda... ma chi cazzo sei? Ma chi cazzo ti credi di essere? Io vengo nel tuo negozio, tu che ne sai di me? Non sai chi cazzo sono, come sia la mia vita ed hai la faccia di culo di ficcare il tuo naso sporco di merda nel mio inferno privato? E levati dal cazzo anche tu e non chiamarmi signora! Io arrivo qui, vi dò le mie ricette, voi controllate, fate... fate le vostre telefonate, mi guardate con sospetto, mi chiedete... senza sapere che io sono malata! Tutto ciò che ho di più caro al mondo è malato! E voi mi fate domande sulla mia vita... Stronzi, che cos'ho che non va? Avete mai avuto la morte nel letto? Nella vostra casa? Ma non ce l'avete un po' di decenza? Voi e le vostre domande del cazzo! Che cosa c'è... che non vaaaaaa!!! Stronzo succhiami il cazzo! Ecco che cosa c'è che non va! E tu hai l'ipocrisia di chiamarmi signora? Dovreste vergognarvi! Dovreste vergognarvi! Dovreste vergognarvi tutti e due!"

Linda Partridge (Julianne Moore) in Magnolia di Paul Thomas Anderson

La scena della farmacia è il cuore del torrenziale affresco di dolori, miserie e solitudini losangeline tratteggiato da Anderson in Magnolia e uno dei momenti più alti della carriera di Julianne Moore. L'attrice modella la sua performance sullo stile vigoroso, eccessivo e debordante che il regista imprime al materiale narrativo e si abbandona al dolore (e al turpiloquio) del suo personaggio come non ha mai fatto prima. E' come se la sofferenza trattenuta, la rabbia inespressa e la frustrazione latente di tutti gli altri suoi personaggi rompessero gli argini e trovassero finalmente una via d'uscita in questa performance.

Sublime quando lavora sulle sfumature, sulla negazione del sé e sui conflitti interiori, in Magnolia la Moore cambia registro ed abbraccia il dramma nel senso più totale/teatrale del termine, rischiando patetismo ed over-acting. Mantenere una tensione ed un livello emotivo esterno così alto per due ore di pellicola è impossibile (ci proverà in Freedomland-Il colore del crimine, nel quale senza alcuna direzione registica sbanda come un cavallo di razza lasciato allo sbaraglio). Ed infatti il ritratto di Linda funziona proprio perché schizzato in poche scene che vanno ad incastrarsi in quel mosaico musicale di vite distrutte orchestrato da Anderson con tanta generosità e acume drammaturgico.

Se il personaggio è una scheggia impazzita, l'attrice non perde mai (davvero) il controllo. Con quello sguardo obliquo e quella tensione nervosa che esplode in modo deflagrante e definitivo, Julianne Moore vampirizza l'obiettivo della macchina da presa. E conquista gli spettatori. Il risultato è memorabile: una performance irripetibile e straziante.

martedì 16 marzo 2010

Getting Closer

Corsivo
"Can't take my eyes off of you"

Natalie Portman in Closer (2004) di Mike Nichols

lunedì 11 gennaio 2010

La fluidità sessuale di Orlando


"Poiché non v'è dubbio sul suo sesso, malgrado il delicato aspetto femmineo cui di questi tempi ogni giovin signore aspira..."

Inizia così, proprio come il romanzo di Virginia Woolf, l'elegante, ermetico, pittorico film che Sally Potter ha tratto dal capolavoro della scrittrice inglese nel 1992. Orlando non è tuttavia un semplice adattamento cinematografico: nella sua struttura in capitoli, nell'austera perfezione delle immagini, nell'abbondanza e nello splendore degli ambienti e dei costumi, nell'evocazione dei passaggi temporali e nella suggestiva fluidità di un'impossibile e simbolica cavalcata attraverso i secoli e i sessi, il film aspira in ogni inquadratura all'opera d'arte. Ed in alcune sequenze centra in pieno il bersaglio.

Tutta la prima parte è come congelata in un gusto da tableux vivant stile Peter Greeneway: l'andamento catatonico e le atmosfera sospese rischiano in ogni momento lo sterile esercizio intellettuale. Ma il gioco sopraffino delle ondivaghe identità sessuali moltiplica i significati: l'androgina Tilda Swinton s'impone sin dall'inizio come corpo/volto sublime che racchiude in sé maschile e femminile, mentre Quentin Crisp dà forma decadente alla sontuosa vecchiaia della Regina Elisabetta I. Un omosessuale nel ruolo di una donna (per giunta vergine) e una donna in quello di un uomo (semi-asessuato): c'è materiale per un intero trattato sul travestitismo e sulla fluidità sessuale. Ma Orlando è anche un film sulla bellezza, sulla doppiezza della poesia, sull'immortalità, sulla solitudine dell'esistenza e sulla conquista/costruzione dell'identità.

Il giovane aspirante poeta Orlando entra a sedici anni nelle grazie della regina Elisabetta I diventandone il favorito. Ad una condizione: "Non appassire, non inaridire, non invecchiare". Queste parole risuonano dalla voce della regina come una benedizione, un incantesimo, una profezia. Ricevuto in dono un patrimonio immenso, Orlando scopre la sofferenza e la "slealtà" delle donne quando si innamora, non ricambiato, della giovane russa Sasha. Incantato dal piacere della poesia, si fa mecenate di un volgare e scaltro poeta, ma è tradito nelle sue sincere velleità artistiche quando il mantenuto giudica ingenuo e senza valore il suo manoscritto. Deluso dall'amore prima e dalla poesia poi, si dedica alla politica e nel 1700 diventa ambasciatore dell'impero britannico in Oriente. Qui scopre l'amicizia virile, l'orrore della guerra e la spietata conferma della sua inadeguatezza al ruolo "maschile".
Tanto il suo animo è delicato e sensibile che una mattina si risveglia donna. Magnifica la sequenza della "trasformazione": dopo sette giorni a letto, Orlando riapre gli occhi e nella lentezza solenne dei movimenti e nella profondità dello sguardo sappiamo già che qualcosa è successo. Ma in realtà nulla è cambiato. Sotto un faro di luce che rende l'atmosfera magica e sognante, si bagna il volto e si guarda allo specchio: la bellezza preraffaelita della Swinton si dona all'obiettivo della cinepresa in tutto il suo fulgore. Il primo piano misterioso dell'attrice si colora di un lieve sorriso carico di regale dignità.
"Stessa persona. Nulla che sia mutato. Solo il sesso è diverso"


Ritorna in Inghilterra e riprende possesso delle sue proprietà. E si dà alla vita mondana, constatando con rammarico lo scarso rispetto e la debole stima dei poeti verso il genere femminile. "L'intelletto è un luogo solitario, dunque terreno inadeguato per le femmine, che scoprono la loro natura guidate dal padre o dal marito", le viene detto. "E se è sola?", chiede Lady Orlando. "Allora, per quanto incantevole sia, è persa".

Il viaggio di Orlando attraverso i secoli, in questa nuova dimensione/prospettiva femminile, diventa così la conquista della propria indipendenza e il raggiungimento della consapevolezza della propria solitudine. In un'altra sequenza memorabile, Lady Orlando, pur rischiando di perdere la propria fortuna per motivi legali a causa del cambiamento di sesso, rifiuta una proposta di matrimonio. "Orlando voi per me foste e sarete sempre, uomo o donna che sia, il fiore, la perla e la perfezione del vostro sesso", le dice l'Arciduca inglese disposto a sposarla per salvarla dalla rovina. Di fronte alla smania di possesso maschile che non ammette rifiuti sulla base della superiorità sessuale, Lady Orlando vede in pericolo la propria libertà di essere umano. E comprende l'arroganza dell'amore maschile: adorare qualcuno non è sufficiente perché questo qualcuno ci appartenga di diritto. "Morirai zitella, spossessata e sola!" le intima l'Arciduca. E Lady Orlando fugge attraverso il labirinto degli anni: la macchina da presa finalmente prende il volo e il film conquista quella suggestiva fluidità cui aspira.


"Natura Natura, io sono la tua Sposa. Prendimi".

Orlando sussurra queste parole alla terra al termine della stupenda scena del labirinto. Si ritrova nobildonna decaduta nel 1850 e conosce finalmente il sesso e la felicità dell'amore nella forma selvaggia e appassionata dell'avventuriero Shemardine (Billy Zane). Il film si avvampa e acquista calore ed umanità. Stupendo il dialogo sui ruoli di maschile e femminile fissati dalla società e dalla cultura e sulla possibilità di scelta di un destino alternativo.

"Avete combattuto in battaglia come un uomo?"
"Ho combattuto"
"Sangue?"
"Se necessario sì. La libertà va presa. La libertà va conquistata"
"Se io fossi uomo forse non sceglierei di rischiare la mia vita per una causa incerta. Potrei pensare che la libertà conquistata con la morte non sia meritevole"
"Voi potreste scegliere di non essere un vero uomo. Se io fossi donna potrei scegliere di non sacrificare la mia vita alla cura dei miei figli, o dei figli dei miei figli, né di annegare anonimo nel latte della bontà femminile. Potrei andare all'estero.. in quel caso sarei..."
"...una vera donna"

Ma le scelte appartengono agli uomini. Lady Orlando non può scegliere di fuggire via in America con Shemardine, inseguendo un sogno di impossibile libertà. Lui non vuole sposarla e per Orlando è tempo di pensare al presente, ad un futuro che non inizi in un ipotetico domani, ma che parta qui ed ora. Si lasciano senza rimpianti, mentre soffia una vento formidabile e la pioggia si confonde con le lacrime che bagnano il volto.

Scoppia la guerra ed Orlando, incinta, fugge sotto i bombardamenti, in un'altra sequenza simbolico-impressionistica di grande effetto. Ed arriviamo ai giorni nostri. Orlando è madre due volte: ha dato alla luce una bambina ed un manoscritto che racconta la sua vita. Nell'ultima scena la ritroviamo sotto lo stesso albero dove all'inizio, 400 anni prima, ripeteva i versi da intonare a memoria per la regina Elisabetta. "Sono felice", dice alla figlia che corre sul prato e la riprende con una videocamera. In alto, un angelo dorato canta per loro. La dignità della maturità e della consapevolezza della propria storia si dipinge sullo sguardo aperto e carico di speranza di Tilda Swinton. Il film non sarebbe lo stesso senza l'ironia dei suoi sguardi in macchina, senza la sua enigmatica, trascendentale presenza. Una performanca antinaturalistica di inestimabile valore.

Voto: 8

lunedì 4 gennaio 2010

"Mi dicono che sono molto fotogenica"

"Signorina Short, crede di essere capace di rappresentare
la tristezza?" "Certo, lo posso fare"


"No, non ho fatto il provino per Via col vento! Ma il fatto è... accidenti! Ho amato moltissimo quel film e ho deciso di imparare a memoria tutta la parte di Rossella. E gliela voglio recitare. Perché la trovo affascinante ... Ma la trovo affascinante! Gliela voglio recitare adesso.

Dio mi è testimone! Dio mi è testimone! Uhm... Io non soffrirò mai più la fame! Anche se dovrò mentire... o imbrogliare... o rubare... io non soffrirò mai più la fame."

Elizabeth Short (Mia Kirshner) in The Black Dahlia di Brian de Palma


domenica 27 dicembre 2009

"Quando un mostro incontra un altro mostro...

... uno dei due deve cedere il passo, e non sarò mai io a farlo".



"Un assegno firmato è un pagamento per consegna di merce ed io ho solo un mezzo per scordare le cose che non voglio rammentare. E quel mezzo è fare l'amore. E' la sola positiva distrazione. Io ne sento la necessità, adesso. Vieni qui accanto a me e prova a farmi credere che siamo una coppia di giovani amanti senza alcuna vergogna".

Alexandra Del Lago (Geraldine Page) a Chance Wayne (Paul Newman) in La dolce ala della giovinezza di Richard Brooks

lunedì 21 dicembre 2009

"Non lo sai cosa farei, non ne hai idea...

... per vivere."



"Bobo non cerca te, Bobo cerca me!

Lui ci sa fare, ma ci so fare anch'io...

Io sopravvivo sempre Roy e sopravviverò anche stavolta!

E per sopravvivere a modo mio ho bisogno di soldi,

ed io me li prendo."


Lilly Dillon (Anjelica Huston) a Roy Dillon (John Cusack) nel film Rischiose Abitudini (The Grifters) di Stephen Frears

lunedì 14 dicembre 2009

Inside my heart is breaking...


... my make-up may be flaking
but my smile still stays on"

"The show must go on / The show must go on/

I'll top the bill / I' ll learn the kill /

I have to find the will

to carry on with the

on with the

on with the show"

Satine (Nicole Kidman) in Moulin Rouge di Baz Luhrmann

lunedì 7 dicembre 2009

Meaw!


"Voi la fate tanto facile, non è vero?
Aspettate sempre che spunti qualche Batman a salvarvi.
Io sono Catwoman. Ascolta il mio ruggito."

Catwoman/Selina Kyle (Michelle Pfeiffer) in Batman Returns
di Tim Burton

lunedì 30 novembre 2009

You play fair with me...

... and I'll play fair with you.

"I just want to be part of your life. What am I supposed to do? You won't answer my calls. You changed your number. I'm not gonna be ignored, Dan."

Alex Forrest (Glenn Close) to Dan Gallagher (Michael Douglas) in Fatal Attraction di Adrian Lyne

lunedì 23 novembre 2009

L'amore non finisce...


...soltanto perché non ci vediamo.


La gente continua ad amare Dio, no?
Per tutta la vita, senza vederlo mai"
"Non è l'amore che voglio io"
"Forse non ne esiste nessun altro"

Sarah Miles (Julianne Moore) e Maurice Bendrix (Ralph Fiennes)
in Fine di una storia di Neil Jordan

domenica 15 novembre 2009

My only happiness is when I sleep...

... when I wake the nightmare begins"


"Io mi diedi spontaneamente a quell'uomo. Lo feci così non sarei stata più la stessa ed avrei potuto essere considerata la svergognata che sono. Il destino non mi avrebbe mai fatto sposare un uomo come lui e così... e così sposai la vergogna. E' la vergogna che mi ha tenuto in vita e la consapevolezza che veramente non sono come le altre donne. Io... io non avrò mai come loro dei figli, un marito, il piacere di una casa. A volte ho pietà delle altre donne. Io ho una libertà che esse non sanno neanche cos'è. Nessun insulto, nessuna accusa ora può toccarmi. Sono io che ho fatto volontariamente quel passo. Io... non sono nulla. Non sono... non sono più quasi umana. Io sono... la puttana del tenente francese".

Sarah (Meryl Streep) a Charles (Jeremy Irons)
ne La donna del tenente francese (1981) di Karel Reiz

lunedì 9 novembre 2009

Tutta colpa di quella montagna


"Se tu avessi voluto noi due potevamo stare bene,
stare veramente bene.
Avere una casa tutta per noi. Ma tu a questo hai rinunciato.
Così, cosa ci è rimasto? Brokeback Mountain!
Tutto nasce e finisce qui.
A noi non resta nient'altro! Nient'altro!!
Spero che questo tu lo sappia, visto che del resto te ne freghi.
In tutto quante volte ci siamo visti?
Quante volte siamo stati insieme in venti anni?
Quanto mi sono dovuto adattare alle tue paure
e hai il coraggio di venirmi a chiedere del Messico
e dirmi che mi ucciderai per aver cercato qualcosa che non mi davi!
Tu non immagini, non hai la più pallida idea di come ci si sente".

Jack Twist (Jake Gyllenhaal) a Ennis del Mar (Heath Ledger)
in Brokeback Mountain di Ang Lee

lunedì 2 novembre 2009

La principessa è un fiume


"... è la vostra voce, è così familiare.
E' come una voce in sogno che non riesco ad individuare,
e mi dà conforto, quando sono sola.
(...)

"Voglio essere come voi siete, vedere come voi vedete,
amare come voi amate!
"Mina, per venire con me dovete dipartire dalla vostra vita umana
e rinascere come me."
"Voi siete il mio amore e la mia vita, per sempre"
"Allora Io vi dò la vita eterna, l'amore eterno,
il potere delle tempeste, degli animali della terra.
Venite con me per essere la mia amata sposa per sempre!"
"Si, verrò, verrò!
(...)

Portatemi via da tutta questa morte!"

Winona Ryder (Mina Murray) e Gary Oldman (Conte Vlad)
in Bram Stoker's Dracula di Francis Ford Coppola

lunedì 26 ottobre 2009

"Non posso amarti se non rinuncio a te"


"Non c'è nessuno qui che vuol conoscere la verità, signor Archer? La vera solitudine è vivere tra queste persone gentili che ti chiedono solo di fingere."

Michelle Pfeiffer (Ellen Olenska)
ne L'Età dell'Innocenza (Scorsese, 1993)