
lunedì 31 maggio 2010
"Vivere nel passato è il mio futuro"

lunedì 24 maggio 2010
Nora e Max in "Calda Emozione"

"Non c'è niente che odi quanto l'essere ingannata. Preferisco un uomo violento a uno che mente, dalla violenza almeno ci si può difendere. Sai... ogni volta che abbiamo un appuntamento e tu arrivi puntuale è così gratificante che sto male da morire. Perché mi aspetto che tu non arrivi affatto. E invece arrivi... e ogni volta che ti vedo non credo ai miei occhi. E nessuno al mondo è più felice di me perché... perché significa che non ti sei stancato, che ti vedrò ancora. Io ho fiducia in te, perché la prima volta che ti ho incontrato hai detto che non ti ingozzi e che non menti mai. Beh, non me ne frega niente se ti ingozzi, ma non venirmi mai più a raccontare storie. Posso perdonarti una volta ma non posso farlo una seconda".
Nora Baker (Susan Sarandon) a Max Baron (James Spader) in Calda Emozione (White Palace, 1990) di Luis Mandoki
martedì 18 maggio 2010
It's not the cheating, it's the hunger

venerdì 7 maggio 2010
Lullaby for Cain
"Qualunque cosa tu faccia, la più terribile, la più dolorosa, per te ha un senso, no? Nella tua testa. Nessuno può pensare veramente di essere un mostro (...) Forse prendi il passato e lo metti in una stanza, lo metti in cantina. Chiudi bene a chiave e non ci torni più. Io faccio così (...) Poi incontri una persona speciale e vorresti soltanto consegnargli la chiave e dirgli - Apri, dai! Entra! - Ma non puoi farlo. Perché è buio lì, pieno di demoni. E se qualcuno vedesse come è brutto lì dentro (...) Io lo desidero, sai? Spalancare la porta per... sì, ripulire la stanza, far entrare la luce. Vorrei una gigantesca gomma da cancellare e cancellare tutto, cominciando da me stesso. Sai Peter, se... Non lo so."
Tom Ripley (Matt Damon) a Peter (Jack Davenport) ne Il talento di Mr Ripley di Anthony Minghella
lunedì 12 aprile 2010
To look life in the face

mercoledì 24 marzo 2010
Il monologo finale di Lea de Lonval in "Cheri"

All'ennesima visione Chéri rivela ormai senza paura la sua anima di tragedia del tempo e di rassegnato canto funebre. Chi non se ne è accorto ed è rimasto fermo alla superficie frivola e solare corra ai ripari. Il fulcro drammatico su cui poggia l'ultimo film di Stephen Frears è lo stesso conflitto che assedia e tormenta Lea de Lonval: una dialettica stringente tra l'eterno "assaggio di giovinezza" legato alla sua professione e all'amore per il giovane (corpo di) Chéri e l'inesorabile affacciarsi della morte. Nel monologo finale di Lea ogni illusione d'amore svanisce alla luce crudele del mattino che rivela l'immaturità di lui e i segni sul volto di lei. Lea ha il coraggio di guardarsi in faccia e di vedere chiaramente la realtà per la prima volta: l'unico amore possibile per due cuori votati al piacere non è destinato ad essere semplicemente perché ormai "è troppo tardi".
Michelle Pfeiffer, nel suo ruolo più bello da L'età dell'innocenza ad oggi, soppesa senza fretta ogni parola e lascia lentamente affiorare l'emozione. E' un momento magico perché l'attrice tocca corde profondissime con assoluta semplicità e limpidezza. Ed anche se il tono è rasserenato, sul fondo strisciano morte ed oblio. Un canto funebre della bellezza. Del personaggio e dell'attrice.

Lo sguardo di Lea nel primo piano finale è quello di chi non ha più nessuno da amare e più nulla in cui sperare. Lea non deve prepararsi all'incontro con la morte. Lei è già lì. Nei suoi occhi la vediamo lentamente avvicinarsi.
Inarrivabile Michelle Pfeiffer. Incarnazione della bellezza al pari di Catherine Deneuve o Isabelle Adjani. Ed attrice dal talento incomparabile. Il ruolo di Lea de Lonval non può non richiamare alla memoria la Madame Olenska de L'età dell'innocenza. Non una cortigiana, ma una donna ugualmente scandalosa, con un matrimonio sbagliato alle spalle ed il coraggio di lottare contro le convenzioni sociali. Per amore e per la propria libertà.
Di una bellezza sovrumana l'inquadratura in cui, durante il ricevimento in suo onore dai Van der Luydens, Ellen osa sfidare le regole dei salotti newyorchesi ed abbandona la compagnia di un gentiluomo per andare incontro a Newland Archer. Il carrello, il ralenti e lo splendore della Pfeiffer creano un momento di rara magia. Ellen-Lea-Michelle 16 anni fa, nel pieno della sua sensualità e del suo mistero. Sedici anni dopo lei è sempre immensa. E' il cinema che è diventato troppo piccolo. Forse non ci meritiamo tanta incantevole grazia.
"Shame on you!" - Julianne Moore in Magnolia

"Figlio di puttana...! Maledetto stronzo brutto pezzo di merda... ma chi cazzo sei? Ma chi cazzo ti credi di essere? Io vengo nel tuo negozio, tu che ne sai di me? Non sai chi cazzo sono, come sia la mia vita ed hai la faccia di culo di ficcare il tuo naso sporco di merda nel mio inferno privato? E levati dal cazzo anche tu e non chiamarmi signora! Io arrivo qui, vi dò le mie ricette, voi controllate, fate... fate le vostre telefonate, mi guardate con sospetto, mi chiedete... senza sapere che io sono malata! Tutto ciò che ho di più caro al mondo è malato! E voi mi fate domande sulla mia vita... Stronzi, che cos'ho che non va? Avete mai avuto la morte nel letto? Nella vostra casa? Ma non ce l'avete un po' di decenza? Voi e le vostre domande del cazzo! Che cosa c'è... che non vaaaaaa!!! Stronzo succhiami il cazzo! Ecco che cosa c'è che non va! E tu hai l'ipocrisia di chiamarmi signora? Dovreste vergognarvi! Dovreste vergognarvi! Dovreste vergognarvi tutti e due!"
martedì 16 marzo 2010
lunedì 11 gennaio 2010
La fluidità sessuale di Orlando

Ritorna in Inghilterra e riprende possesso delle sue proprietà. E si dà alla vita mondana, constatando con rammarico lo scarso rispetto e la debole stima dei poeti verso il genere femminile. "L'intelletto è un luogo solitario, dunque terreno inadeguato per le femmine, che scoprono la loro natura guidate dal padre o dal marito", le viene detto. "E se è sola?", chiede Lady Orlando. "Allora, per quanto incantevole sia, è persa".
Il viaggio di Orlando attraverso i secoli, in questa nuova dimensione/prospettiva femminile, diventa così la conquista della propria indipendenza e il raggiungimento della consapevolezza della propria solitudine. In un'altra sequenza memorabile, Lady Orlando, pur rischiando di perdere la propria fortuna per motivi legali a causa del cambiamento di sesso, rifiuta una proposta di matrimonio. "Orlando voi per me foste e sarete sempre, uomo o donna che sia, il fiore, la perla e la perfezione del vostro sesso", le dice l'Arciduca inglese disposto a sposarla per salvarla dalla rovina. Di fronte alla smania di possesso maschile che non ammette rifiuti sulla base della superiorità sessuale, Lady Orlando vede in pericolo la propria libertà di essere umano. E comprende l'arroganza dell'amore maschile: adorare qualcuno non è sufficiente perché questo qualcuno ci appartenga di diritto. "Morirai zitella, spossessata e sola!" le intima l'Arciduca. E Lady Orlando fugge attraverso il labirinto degli anni: la macchina da presa finalmente prende il volo e il film conquista quella suggestiva fluidità cui aspira.
Orlando sussurra queste parole alla terra al termine della stupenda scena del labirinto. Si ritrova nobildonna decaduta nel 1850 e conosce finalmente il sesso e la felicità dell'amore nella forma selvaggia e appassionata dell'avventuriero Shemardine (Billy Zane). Il film si avvampa e acquista calore ed umanità. Stupendo il dialogo sui ruoli di maschile e femminile fissati dalla società e dalla cultura e sulla possibilità di scelta di un destino alternativo.
"Avete combattuto in battaglia come un uomo?"
"Ho combattuto"
"Sangue?"
"Se necessario sì. La libertà va presa. La libertà va conquistata"
"Se io fossi uomo forse non sceglierei di rischiare la mia vita per una causa incerta. Potrei pensare che la libertà conquistata con la morte non sia meritevole"
"Voi potreste scegliere di non essere un vero uomo. Se io fossi donna potrei scegliere di non sacrificare la mia vita alla cura dei miei figli, o dei figli dei miei figli, né di annegare anonimo nel latte della bontà femminile. Potrei andare all'estero.. in quel caso sarei..."
"...una vera donna"
Ma le scelte appartengono agli uomini. Lady Orlando non può scegliere di fuggire via in America con Shemardine, inseguendo un sogno di impossibile libertà. Lui non vuole sposarla e per Orlando è tempo di pensare al presente, ad un futuro che non inizi in un ipotetico domani, ma che parta qui ed ora. Si lasciano senza rimpianti, mentre soffia una vento formidabile e la pioggia si confonde con le lacrime che bagnano il volto.
Scoppia la guerra ed Orlando, incinta, fugge sotto i bombardamenti, in un'altra sequenza simbolico-impressionistica di grande effetto. Ed arriviamo ai giorni nostri. Orlando è madre due volte: ha dato alla luce una bambina ed un manoscritto che racconta la sua vita. Nell'ultima scena la ritroviamo sotto lo stesso albero dove all'inizio, 400 anni prima, ripeteva i versi da intonare a memoria per la regina Elisabetta. "Sono felice", dice alla figlia che corre sul prato e la riprende con una videocamera. In alto, un angelo dorato canta per loro. La dignità della maturità e della consapevolezza della propria storia si dipinge sullo sguardo aperto e carico di speranza di Tilda Swinton. Il film non sarebbe lo stesso senza l'ironia dei suoi sguardi in macchina, senza la sua enigmatica, trascendentale presenza. Una performanca antinaturalistica di inestimabile valore.
Voto: 8
lunedì 4 gennaio 2010
"Mi dicono che sono molto fotogenica"

"No, non ho fatto il provino per Via col vento! Ma il fatto è... accidenti! Ho amato moltissimo quel film e ho deciso di imparare a memoria tutta la parte di Rossella. E gliela voglio recitare. Perché la trovo affascinante ... Ma la trovo affascinante! Gliela voglio recitare adesso.
Dio mi è testimone! Dio mi è testimone! Uhm... Io non soffrirò mai più la fame! Anche se dovrò mentire... o imbrogliare... o rubare... io non soffrirò mai più la fame."
Elizabeth Short (Mia Kirshner) in The Black Dahlia di Brian de Palma
domenica 27 dicembre 2009
"Quando un mostro incontra un altro mostro...

"Un assegno firmato è un pagamento per consegna di merce ed io ho solo un mezzo per scordare le cose che non voglio rammentare. E quel mezzo è fare l'amore. E' la sola positiva distrazione. Io ne sento la necessità, adesso. Vieni qui accanto a me e prova a farmi credere che siamo una coppia di giovani amanti senza alcuna vergogna".
Alexandra Del Lago (Geraldine Page) a Chance Wayne (Paul Newman) in La dolce ala della giovinezza di Richard Brooks
lunedì 21 dicembre 2009
"Non lo sai cosa farei, non ne hai idea...

"Bobo non cerca te, Bobo cerca me!
Lui ci sa fare, ma ci so fare anch'io...
Io sopravvivo sempre Roy e sopravviverò anche stavolta!
E per sopravvivere a modo mio ho bisogno di soldi,
ed io me li prendo."
Lilly Dillon (Anjelica Huston) a Roy Dillon (John Cusack) nel film Rischiose Abitudini (The Grifters) di Stephen Frears
lunedì 14 dicembre 2009
Inside my heart is breaking...

"The show must go on / The show must go on/
I'll top the bill / I' ll learn the kill /
I have to find the will
to carry on with the
on with the
on with the show"
Satine (Nicole Kidman) in Moulin Rouge di Baz Luhrmann
lunedì 7 dicembre 2009
lunedì 30 novembre 2009
You play fair with me...

"I just want to be part of your life. What am I supposed to do? You won't answer my calls. You changed your number. I'm not gonna be ignored, Dan."
Alex Forrest (Glenn Close) to Dan Gallagher (Michael Douglas) in Fatal Attraction di Adrian Lyne
lunedì 23 novembre 2009
L'amore non finisce...

domenica 15 novembre 2009
My only happiness is when I sleep...

lunedì 9 novembre 2009
Tutta colpa di quella montagna

lunedì 2 novembre 2009
La principessa è un fiume

lunedì 26 ottobre 2009
"Non posso amarti se non rinuncio a te"
