martedì 13 ottobre 2009

Folgorato da Ingloriuos Basterds


Appena uscito da una sala di Roma dove (grazie al cielo) proiettano Ingloriuos Basterds (Bastardi senza gloria) rigorosamente in versione originale con sottotitoli, ecco le mie prime impressioni (e sto cercando di frenare l'esaltazione).
Quentin Tarantino ha davvero un gran coraggio e una gran bella faccia tosta. Ci vuole coraggio ad aprire un film di quasi tre ore con una sequenza (lunghissima, geniale) quasi tutta dialogata, costruita con una precisione matematica e una sapienza tecnica magistrale. E ci vuole una gran bella faccia tosta per affrontare la Storia con la S maiuscola (la seconda guerra mondiale, il nazismo) con una libertà, una creatività, una sregolatezza così apparentemente naif (ma non c’è nulla di naif in termini puramente cinematografici, anzi è tutto iperstrutturato e stratificato) da suscitare immediatamente suggestione ed ammirazione.
Tarantino riscrive non solo il cinema (mischiando i generi e combinando pezzi, immagini, suoni provenienti da fonti disparate per produrre un nuovo “senso”) ma si diverte, azzarda, osa riscrivere la Storia stessa attraverso il cinema con un impatto e una forza (letteralmente) deflagranti. L’autoreferenzialità e il citazionismo tipicamente tarantiniani sono perfettamente integrati in un racconto dove il Cinema è il vero protagonista, continuamente presente e interpellato attraverso rimandi e citazioni ma anche in quanto luogo fisico (la sala cinematografica) dove si svolge la scena finale in cui si realizza e si consuma il sogno del suo autore.
Il film è impossibile da raccontare, è un’esperienza assolutamente da “vivere”. Per il lavoro sui tempi del racconto e sul ritmo narrativo, con estenuanti digressioni che dilatano e amplificano il tempo in modo parossistico ed accelerazioni improvvise e violente; per l’uso originalissimo della colonna sonora, che cita a piene mani Ennio Morricone e il western; per il lavoro sui dialoghi, pronunciati in quattro lingue diverse (tedesco, francese, inglese, persino italiano) in una babele linguistica e sonora che dà le vertigini; per le prove degli attori, su tutti un Christoph Waltz gigantesco, premiato a Cannes e di sicuro candidato all’Oscar (ma anche un insolito Brad Pitt e due donne, Diane Kruger e Melanie Laurent che lasciano il segno nei rispettivi ruoli della spia tedesca e dell'intrepida ebrea Shosanna).
Inglorious Basterds è uno di quei film che fanno andare in brodo di giuggiole critici e studiosi di cinema: non solo un gustosissimo pastiche ma un film profondamente teorico sul “potere” del cinema, orchestrato con una passione, un amore e una fede assoluta nel cinema stesso che Tarantino proietta in ogni immagine, ogni scena, ogni (folgorante) sequenza.
Voto: 9

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