mercoledì 4 novembre 2009

Angoscia e il masochismo dell'amore


Diretto da George Cukor nel 1944, Angoscia (Gaslight) è uno studio sconvolgente dei perversi meccanismi di coppia che poggiano sulla crudeltà dell'uomo e sul masochismo della donna. Erano anni che volevo ammirare la tanto celebrata performance di Ingrid Bergman, un'interpretazione che agli Oscar la vide trionfare nientemeno che sulla granitica Barbara Stanwick de La Fiamma del Peccato di Billy Wilder.

Nel ruolo di Paula, una giovane donna che si spinge fin sull'orlo della pazzia pur di non ammettere a sé stessa di aver sposato un mostro, la Bergman rende perfettamente l'incapacità di reagire di fronte all'abilità manipolatoria dell'uomo di cui si fida ciecamente solo perché "è suo marito". Paula si lascia sedurre da Gregory perché egli incarna alla lettera la fantasia femminile dell'uomo ideale. Da perfetto homme fatale, Gregory gioca consapevolmente sullo stereotipo dell'amante appassionato e romantico per conquistare il cuore della donna. Ma è solo una finzione, tutto fa parte di un piano diabolico per riuscire a tornare nella casa in Thornton Square a Londra, dove dieci anni prima aveva ucciso la zia di Paula alla ricerca dei suoi gioielli. E quei gioeilli sono ancora lì, nascosti nella soffitta polverosa fra gli abiti di scena della celebre cantante.

Per amore di Gregory Paula rinuncia a inseguire il sogno di diventare lei stessa una cantante e accetta di andare a vivere proprio in quella casa dove era avvenuto il delitto. La casa si trasforma ben presto in una prigione e in un luogo di segreti e pericoli: oggetti spariscono misteriosamente, mentre di notte strani rumori provengono dalla soffitta e la luce delle lampade a gas si affievolisce, come se ci fosse qualcun altro in casa, forse un fantasma. Realtà ed allucinazione iniziano a confondersi nella mente della donna: ma è più facile credere alla realtà della follia, piuttosto che vedere l'inganno e mutare radicalmente la propria idea sull'amore.

Chiuso in interni soffocanti e claustrofobici, pervaso da un'atmosfera morbosa e paranoica e avvolto dalle nebbie di una Londra vittoriana da incubo, Angoscia è un dramma psicologico teso e vibrante. Nella descrizione del rapporto di dominio e sudditanza tra marito e moglie il film di Cukor ha influenzato non poco il meraviglioso Ritratto di signora di Jane Campion. E Ingrid Bergman è talmente indifesa, percossa, umiliata che quando scopre la verità e getta in faccia al marito tutto il suo odio, vorresti quasi che riuscisse a trovare, da qualche parte, la forza di ucciderlo.

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