lunedì 30 novembre 2009

Vincere snobbato agli European Film Awards


Non c’è mai (vera) giustizia nel dorato ed effimero mondo dei premi cinematografici. Se così fosse, i bloggers non avrebbero di che lamentarsi e, di conseguenza, di che scrivere. Tra dieci giorni verranno assegnati gli European Film Awards, il più importante riconoscimento della cinematografia europea. Le candidature ai premi maggiori sono e Vincere è escluso da quelle per miglior film, miglior regia e migior attrice:

Miglior film:
Fish Tank di Andrea Arnold
Let the right one in di Tomas Alfredson
Un prophèt di Jacques Audiard
Il nastro bianco di Michael Haneke
The Reader di Stephen Daldry
Slumdog Millionaire di Danny Boyle

Miglior regia
Pedro Almodovar (Gli abbracci spezzati)
Andrea Arnold (Fish Tank)
Michael Haneke (Il nastro bianco)
Jacques Audiard (Un prophèt)
Danny Boyle (Slumdog Millionaire)
Lars Von Trier (Antichrist)

Miglior attore
Moritz Belibtreu (The complex)
Steve Evetz (Il mio amico Eric)
David Kross (The Reader)
Dev Patel (Slumdog Millionaire)
Tahar Rahim (Un prophet)
Filippo Timi (Vincere)

Migliore attrice
Penelope Cruz (Gli abbracci spezzati)
Charlotte Gainsbourg (Antichrist)
Katie Jarvis (Fish Tank)
Yolande Moreau (Séraphine)
Noomi Rapace (Uomini che odiano le donne)
Kate Winslet (The Reader)


Riempie di gioia la presenza, fra le altre candidature, di Gianni di Gregorio per la sceneggiatura di Pranzo di ferragosto e, ovviamente, di Filippo Timi per Vincere. Tuttavia il film di Bellocchio avrebbe meritato una considerazione maggiore, almeno per quanto riguarda la magistrale interpretazione di Giovanna Mezzogiorno, a mio avviso superiore a quella di Timi, e addirittura a quella della celebratissima Winslet (la Mezzogiorno è più in parte: Kate è strepitosa, ma lotta dall’inizio alla fine con un ruolo volutamente against the type, lontano anni luce dalla sua immagine filmica ed è estremamente difficile risultare convincenti al 100%).

Multi-stratificato, complesso e potente, l’ultimo lavoro di Bellocchio mescola melodramma, opera lirica e reportage storico con una libertà, un coraggio ed un’inventiva strabilianti. Nel raccontare la scandalosa passione tra il giovane Benito Mussolini e Ida Dalser, e la successiva reclusione in manicomio della donna rinnegata dal duce ed allontanata dal figlio legittimo, Bellocchio sposa interamente la prospettiva femminile e fa della Dalser un’eroina melodrammatica difficile da dimenticare.



Sempre intensa nei ruoli drammatici, la Mezzogiorno supera sé stessa regalando, nel complesso di una performance impeccabile, una scena in primissimo piano (l’interrogatorio in manicomio) in cui dimostra una padronanza espressiva ed una tenuta delle emozioni davvero straordinaria. Per quale motivo non sia stata candidata non è dato di saperlo. Non ho visto tutte le performance delle attrici candidate ma, fosse solo per questa scena (qualche critico ha addirittura azzardato, e non a caso, un riferimento al primo piano sul dolente volto della Falconetti ne La passione di Giovanna D’Arco di Dreyer), la Mezzogiorno avrebbe meritato non solo di essere nominata, ma di vincere a mani basse. Non ci resta che fare il tifo per Timi (anche se Steve Evets in Il mio amico Eric di Ken Loach è davvero strepitoso) e per Michael Haneke.

Nessun commento:

Posta un commento