giovedì 5 novembre 2009

L'uomo che fissa le capre


Mollato dalla sua donna, il giornalista Bob Wilton (Ewan McGregor) decide di andare in Iraq alla ricerca di uno scoop. Qui incontra Lyn Cassady (George Clooney), soldato in missione segreta che appartiene ad un'unità speciale dell'esercito, la legione dei guerrieri Jedi, addestrati a combattere il nemico con la forza della mente. Insieme attraverseranno il deserto alla ricerca di Bill Django (Jeff Bridges), veterano della guerra in Vietnam e fondatore del programma dei soldati jedi "Manuale del Primo Battaglione Terra".

I presupposti per qualcosa di più di un film simpaticamente bizzarro ma profondamente innocuo c'erano tutti. Innanzitutto la fonte letteraria, l'incredibile resoconto del giornalista Jon Ronson che viene a conoscenza di un reparto dell'esercito americano che tentava di sfruttare i poteri paranormali per combattere il nemico. In eccentrico equilibrio tra filosofia new age e pratiche hippie, le reclute erano addestrate in modo da sviluppare la forza psichica per poter attraversare muri, leggere il nemico nel pensiero o addirittura uccidere una capra ssemplicemente fissandola. Si trattava insomma del tentativo, tenuto fino ad allora nascosto dall'esercito e dal governo, di trovare un modo meno distruttivo per combattere le guerre.

Un simile materiale narrativo avrebbe necessitato di maggiore coraggio per poter affondare una critica più incisiva al sistema bellico. Il modello di riferimento alto è infatti Il dottor Stranamore di Kubrick, ma i toni grotteschi, la forza irrisoria e sovversiva del materiale si stemperano in una narrazione convenzionale che ricorre alle classiche tecniche della commedia americana. La voce fuori campo del giornalista trasforma quello che poteva essere un geniale pamphlet contro la guerra nel solito racconto di formazione, utilizzando i cliché del viaggio come ricerca di sé e dell'amicizia virile. Sviluppi e storie dei personaggi sono quindi ininterrottamente commentati da una voce off che appiattisce tutto e non permette al film di decollare davvero, riducendolo ad una successione di momenti bizzarri e ad una galleria di figure strampalate che non convincono mai appieno.

Ci sarebbe voluto un approccio molto meno convenzionale. Il registro grottesco è sempre un terreno scivoloso ma qui la sceneggiatura banalizza e annacqua i contenuti, smorzando la risata beffarda in tiepidi sorrisi. Il film si lascia tuttavia vedere soprattutto per merito del cast eterogeneo: da George Clooney, sempre carismatico e sexy, agli outsider Kevin Spacey e Bridges, mentre Ewan Mcgregor dovrebbe definitivamente affrancarsi dal ruolo del giovane-in-perenne-ricerca -di-sé.

voto: 6

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