domenica 1 novembre 2009

Ombre Malesi su Halloween (I)


Notte di Halloween. Rifuggendo scontati divertimenti mondani, resto in casa e mi concedo l’impagabile lusso di due visioni, forse inconsciamente punitive. La prima è Ombre Malesi, incredibile noir diretto nel 1940 da un ispiratissimo William Wyler ed interpretato da una Bette Davis per la quale ogni superlativo risulterebbe inappropriato.


L’inizio e il finale nel giardino coloniale alla luce della luna piena sono fra i vertici assoluti della settima arte. Leslie, moglie di un piantatore inglese in Malesia, uccide l’amante con sei colpi di pistola sulle scale della villa coloniale. Dichiara al marito e all’avvocato di essere stata aggredita e di aver commesso il delitto per legittima difesa. Ma un servo indigeno entra in possesso di una lettera che può inchiodarla e l’unica speranza per evitare la condanna consiste nel far sparire la prova schiacciante. Da spietata assassina nel prologo, mentre uccide l’amante e guarda atterrita la luna, a disperata anti-eroina nel finale, quando attraversa il giardino e va incontro alla morte mentre la sua ombra si allunga sul sentiero, Bette Davis regna sulla scena con una forza e una tensione altissime. Sin dall’inizio Leslie alterna calcolo e abbandono con sfrontata astuzia e i suoi sguardi obliqui tradiscono la sua malafede. Nondimeno siamo dalla sua parte, tanto focalizzata è la sua prospettiva narrativa ed intenso ed umano il ritratto. Per quanto riconosca di essere malvagia, confessi la sua colpa e addirittura ammetta di amare ancora con tutto il cuore l’uomo che ha ucciso, Leslie è sicuramente una donna pericolosa e ingannevole ma è anche tormentata, miserevole, perduta e, alla fine, profondamente sincera.


Quanto Glenn Close abbia rubato a Bette Davis è assolutamente evidente in Ombre Malesi: stessi passaggi emotivi millimetrici, stesse scosse di tensione immediatamente trattenute, stessa forza micidiale. Laddove tuttavia Glenn Close a volte eccede in enfasi e teatralità, affidandosi alla maschera e all’effetto, Bette Davis riempie sempre la forma e la tecnica di sostanza umana, dolore e perdizione. Urge rivedere al più presto anche Piccole Volpi e Eva contro Eva.

Per il momento voglio addormentarmi con l’immagine del volto della Davis che guarda la luna, mentre ombre si allungano minacciose ovunque, fin dentro l’anima, le nuvole oscurano la notte, e non può esserci nessuna redenzione e nessun perdono. Assolutamente elettrizzante.

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