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domenica 14 marzo 2010

First look at Oscar 2010: chi vincerà come migliore attrice?


Sipario calato sugli Oscar 2009. A giochi fatti, i pronostici della vigilia sono stati ampiamente rispettati, tra conferme e (cocenti) delusioni. Per fortuna non è mai troppo presto per voltare pagina ed iniziare a dare uno sguardo alle possibili contendenti alla statuetta di migliore attrice per il prossimo anno.

Al Sundance sono state viste alcune performance su cui c'è già oscar buzz (non dimentichiamo che le voci di una probabile candidatura per Carey Mulligan e Gabby Sidibe partirono proprio dal Sundance): sto parlando naturalmente di Annette Bening e Julianne Moore, lesbo-mamme in The Kids are all rigt. Il film è una commedia (o un dramedy, come è stato definito) e la Focus Features ha pianificato un'uscita estiva, elementi che giocano a sfavore in vista di una campagna per gli Oscar. Ma le due attrici sono entrambe eccellenti, non hanno mai vinto e pare che si dividano perfettamente la scena. In che modo la Focus deciderà di promuoverle per gli Oscar? Bening e Moore saranno sostenute entrambe come attrici protagoniste alla Thelma & Louise o, per evitare la concorrenza interna e la divisione dei voti, una delle due sarà pubblicizzata come non protagonista?


Annette Bening ha un altro film importante in uscita il 7 maggio, Mother and Child, di Rodrigo Garcia. Anche se l'accoglienza sia a Toronto che al Sundance è stata piuttosto fredda, i critici hanno elogiato il terzetto di interpreti: Bening, Watts e Samuel L. Jackson. La Bening potrebbe essere candidata come protagonista (di conseguenza sarebbe lei a slittare nella categoria supporting per The Kids) e Naomi Watts come non protagonista (e sarebbe la sua seconda nomination dopo quella per 21 Grammi nel 2003 e l'incredibile snub per Mulholland Drive). Anche in questo caso, l'uscita primaverile potrebbe giocare a sfavore: i membri dell'Academy hanno la memoria corta...


Le altre due performance che hanno sollevato applausi scroscianti e voci di nominations al Sundance sono quelle di Jennifer Lawrence (già vista in The Burning Plain) per Winter's Bone e Michelle Williams per Blue Valentine. Soprattutto per la Lawrence si parla di uno star-making turn impossibile da ignorare. La strategia distributiva sarà ad ogni modo determinante.


Un paio di altri titoli in uscita non prima dell'auGrassettotunno hanno superato i primi screen text facendo già parlare di candidature all'Oscar per le sue interpreti. Hilary Swank (l'attrice più sopravvalutata della storia) potrebbe tornare vendicativa dopo il fiasco clamoroso di Amelia e strappare una terza nomination per Betty Anne Waters, storia di una working mother che comincia a studiare legge per poter difendere il fratello ingiustamente accusato di omicidio. Sarebbe un incubo: la Swank che vince il suo terzo Oscar è mille volte peggio della Bullock che ne vince uno. L'altro film già passato attraverso i temibili screen text è Love and Other Drugs di Edward Zwick con Anne Hathaway e Jake Gyllenhaal. A due anni di distanza da Rachel Getting Married il film potrebbe segnare il ritorno agli Oscar per la Hathaway nel ruolo di una donna colpita dal morbo di Parkinson.


Dopo una sfortunatissima sequenza di titoli rivelatisi sonori flop (la sua ultima interpretazione davvero bella risale al 2007 con Il matrimonio di mia sorella) Nicole Kidman dovrebbe tornare a risplendere nelle mani di James Cameron Mitchell (Shortbus, Hedwig) come protagonista dell'atteso Rabbit Hole. In coppia con Aaron Eckart, Kidman promette scintille. Altro film d'autore di cui si fa già un gran parlare è Black Swan dell'acclamato Darren Aronofski: Nathalie Portman (e chissà, magari anche Winona Ryder come non protagonista) potrebbe essere una probabile contendente alla statuetta di migliore attrice se il film dovesse confermare le attese.


Qualcuno sostiene che Carey Mulligan potrebbe già avere delle buone chance con Never Let Me Go, uno dei suoi film in uscita quest'anno. Ma mi sembra troppo presto, a meno che la performance non si riveli davvero eccellente. Molto più agguerrita è Helen Mirren con quattro titoli in uscita: The Debt di John Madden, The Tempest di Julie Taymor (rielaborazione de La Tempesta di Shakespeare in cui è un'ipnotica Prospera), Love Ranch diretto dal marito Taylor Hackford e Brighton Rock (con la Mulligan). C'è di che pentirsi per averla nominata nel 2009 per The Last Station. Le probabilità che torni in gara anche il prossimo anno sono molto altissime.

E ancora Tilda Swinton per Io sono l'amore e We Need To Talk About Kevin (se dovesse essere pronto in tempo), Keira Knigthley per London Boulevard, Diane Lane per Secretariat, Robin Wright Penn per The Conspirator, Naomi Watts per Fair Game o You Will Meet a Tall Dark Stranger (nuovo film di Woody Allen), Renee Zellweger per My Own Love Song, Marisa Tomei per Cyrus.

Tra le non protagoniste Marion Cotillard per l'attesissimo Inception di Christopher Nolan e Amy Adams per The Fighter sembrano avere già la strada spianata. Ma aspettiamoci una stagione ricca di sorprese, una su tutte Juliette Lewis, che potrebbe tornare alla ribalta con tre film in uscita.

E Meryl Streep? The Ice at the Bottom of the World con Charlize Theron è indicato come in production su imdb, ma potrebbe non essere pronto per la fine dell'anno. Una corsa per gli Oscar senza la Streep? Che noia.

venerdì 5 marzo 2010

Aspettando gli Oscar (1)


Countdown per la notte delle stelle. Lunedì mattina conosceremo finalmente i vincitori di quest'anno. Nel frattempo Avatar è diventato il film di maggior incasso della storia del cinema (2 miliardi e oltre 500 milioni di dollari l'incasso a livello mondiale, di cui 710 negli Usa, mentre anche in Italia il film di Cameron ha superato Titanic, raggiungendo ad oggi 62 milioni di euro), ma The Hurt Locker resta il favorito sia come miglior film che come miglior regia. Nelle categorie per gli attori i giochi sembrano fatti, anche se non perdo le speranze per il terzo Oscar a Meryl Streep (e per Colin Firth). E c'è grande attesa anche per il miglior film straniero: chi la spunterà fra i Il Nastro Bianco e A Prophete, entrambi capolavori?
Questi i pronostici definitivi delle categorie principali:

Miglior film
Vincerà: The Hurt Locker
Dovrebbe vincere: Avatar
Avrebbe dovuto essere candidato anche: A Single Man (e, sulla fiducia, Bright Star di Jane Campion: quanto ci scommettiamo che è infinitamente più bello di An Education?)

Miglior regia
Vincerà: Kathryn Bigelow
Dovrebbe vincere: Kathryn Bigelow
Avrebbe dovuto essere candidato anche: Joel & Ethan Coen (ma anche Micheal Mann, gli europei Haneke ed Audiard, il debuttante Tom Ford, Jane Campion...)

Miglior attore
Vincerà: Jeff Bridges
Dovrebbe vincere: Colin Firth
Avrebbe dovuto essere candidato anche: Tahar Rahim (Un Prophete), Michael Stuhlbarg (A Serious Man), Joaquin Phoenix (Two Lovers)

Miglior attrice
Vincerà: Sandra Bullock
Dovrebbe vincere: Meryl Streep
Avrebbe dovuto essere candidata anche: Michelle Pfeiffer (Chéri) e Saoirse Ronan (Amabili Resti)

Permettetemi qualche considerazione in più sulla mia categoria preferita. Dispiace non aver ancora visto Precious, anche perché, se non fosse l'anno di Sandra Bullock e se Meryl Streep non fosse meritevole di un terzo Oscar dopo 27 anni di nomination a vuoto (27! ogni commento è superfluo), secondo il parere di molti la statuetta finirebbe nelle mani di Gabourey Sidibe. Attenendomi alle performance che ho potuto vedere finora, devo dire che Carey Mulligan è brava ma non eccezionale e che l'interpretazione di HelenCorsivo Mirren nulla aggiunge al suo prestigio. Al loro posto avrei preferito Michelle Pfeiffer e Saoirse Ronan. Nell'attesa di recuperare anche la Charlotte Gainsbourgh di Antichrist e la Tilda Swinton di Julia (e sperando che la 01 distribuisca presto Bright Star con Abbie Cornish), vi dò appuntamento ai Best Confidential Award le cui nomination saranno rese note nelle prossime settimane.

Miglior attore non protagonista:
Vincerà: Christoph Waltz
Dovrebbe vincere: Christoph Waltz
Avrebbe dovuto essere candidato anche: Anthony Mackie (The Hurt Locker)

Miglior attrice non protagonista
Vincerà: Mo'nique
Dovrebbe vincere: Mo'nique
Avrebbe dovuto essere candidata anche: Julianne Moore (A Single Man) e Marion Cotillard (Nine)

Mo'nique di Precious ha già l'Oscar in tasca. E' impossibile che non vinca. Se non ci fosse stato l'exploit del film di Lee Daniels, chi avrebbe avuto maggiori possibilità di vincere in questa categoria? Forse le attrici di Tra le nuvole, Kendrick e Farmiga, o le muse tarantiniane Laurent e Kruger. Ma ritengo che senza Mo'nique in gara, sarebbe stata Julianne Moore a spuntarla e, giunta alla quinta nomination, avrebbe anche portato a casa l'Oscar (come accadrà quest'anno per Jeff Bridges). Per quanto riguarda la Cotillard, i Weinstein hanno azzerato le sue probabilità di candidatura nel momento in cui l'hanno sostenuta come protagonista e non come supporting role.

Miglior sceneggiatura originale
Vincerà: The Hurt Locker
Dovrebbe vincere: Bastardi senza gloria
Avrebbe dovuto essere candidato anche: Il nastro bianco

Miglior sceneggiatura non originale
Vincerà: Tra le nuvole
Dovrebbe vincere: Tra le nuvole
Avrebbe dovuto essere candidato anche: A Single Man

Per il miglior film straniero non saprei proprio chi tifare, se il gelido splendore austriaco o la sanguinosa odissea carceraria francese. Quanto al film d'animazione, mi vergogno di non avere ancora visto Up, ma sono completamente innamorato di Coraline (ed attendo con ansia The Fantastic Mr Fox, in uscita ad aprile).

E i vostri pronostici quali sono?

mercoledì 3 febbraio 2010

Nominations 2010: the day after


Per la prima volta nella storia degli Academy Awards, i candidati alla categoria di miglior film sono 10 anziché 5. Negli ultimi anni l'esclusione dalla cinquina finale di titoli come Wall E e The Dark Knight aveva sollevato un polverone enorme tale da indurre l'Academy ad ampliare il numero dei contendenti alla statuetta più prestigiosa ed inserire titoli di grosso successo popolare, oltre che critico. Questo allargamento ha permesso l'ingresso nella rosa dei candidati di film più che meritevoli che altrimenti sarebbero rimasti fuori: soprattutto A Serious Man e Up. Non ho visto District 9, ma ne hanno parlato più che bene. E An Education esce venerdì, quindi il giudizio è rinviato soltanto di pochi giorni. Sull'uscita di Precious la distribuzione italiana tace, ma si spera che cavalchi l'onda delle candidature e che il film non finisca nel dimenticatoio come Littel Children o Half Nelson, titoli nominatissimi e da noi mai distribuiti.


Quanto a The Blind Side, sprecare altre parole sarebbe inutile. Ma, considerato come ne parlano in America (vale a dire non benissimo), verrebbe da pensare che se i candidati al miglior film fossero rimasti 5, sarebbe stato molto meglio. Nessuno si sarebbe lamentato di una cinquina composta da Avatar, The Hurt Locker, Bastardi senza gloria, Tra le nuvole e Precious. Voglio dire che allargando il campo, è inevitabile che diventino maggiori le probabilità di prendere abbagli e ritrovarsi con prodotti di qualità scadente. E' sempre successo che nella cinquina finisse un film mediocre. Ora che i film sono dieci, le possibilità di incappare in un titolo mediocre semplicemente si raddoppiano.
Certo è che A Single Man non avrebbe di certo sfigurato. O Bright Star. O addirittura Nemico Pubblico. Ma l'ultimo film di Mann in America non è proprio piaciuto. E quello di Jane Campion è uscito in autunno e i votanti dell'Academy hanno decisamente la memoria corta. Per questo motivo le uscite più importanti sono tutte concentrate in dicembre.


Comunque, giusto per rincarare la dose ed avere un'idea del livello di partecipazione che c'è in America verso The Blind Side, non so se avete recuperato su youtube l'annuncio delle nomination. Ebbene, all'annuncio delle candidature per miglior attrice e miglior film, il nome di Sandra Bullock e il titolo del suo film sono stati accompagnati da applausi e gridolini di soddisfazione (negati a quasi tutti gli altri, a parte qualche - più che sensato - wow! per Christoph Waltz e il film di Tarantino). Sembrerebbe quindi che la Bullock sia riuscita a conquistare anche il sostegno della stampa, oltre l'amore incondizionato del pubblico. Ok, aspettiamo di vedere il film, prima di trarre conclusioni affrettate. Ma Meryl Streep a questo punto rischia di diventare l'attrice più sottovalutata della storia! Nel mio mondo perfetto, Meryl avrebbe già dovuto vincere almeno altre due volte, per I pointi di Madison County ed Il diavolo veste Prada. Di sicuro Julie & Julia non è la sua performance migliore ma, se vincesse la Bullock, sarebbe la dodicesima volta di fila che Meryl va a casa a mani vuote. E l'anno scorso l'Academy si è preoccupata di dare l'Oscar alla Winslet che era appena alla sesta nomination...


L'altro boccone amaro che proprio non va giù riguarda la categoria di miglior non attrice protagonista. Parliamo di Nine: massacrato (spesso gratuitamente) dalla critica ed ignorato dal pubblico, è riuscito comunque a raggranellare un po' di candidature. Il problema è che l'Academy ha nominato l'attrice sbagliata. Chiunque abbia visto il film sa di cosa parlo: Penelope Cruz è sexy e divertente ma Marion Cotillard è semplicemente stupenda. Non solo il suo ruolo è molto più bello, intenso ed importante, ma la Cotillard canta anche come una vera performer di musical. Peccato che l'Academy sia stata così pigra da non spostare i propri voti dall'una all'altra. Marion quest'anno aveva dalla sua parte anche la bellissima prova in Nemico pubblico. Snobbata due volte.


Quanto a Julianne Moore, credo che la sua interpretazione in A Single Man sia troppo complessa e sottile per gli standard dell'Academy, oltre che troppo breve. In termini di screentime, a ben guardare, si tratta di una piccola parte (sebbene lo scarso minutaggio non abbia impedito all'Academy di premiare Judi Dench per la sua apparizione di 9 minuti in Shakespeare in Love nel 1998). Tutti questi fattori hanno influito, assieme al calo di interesse verso il film di Tom Ford e all'aumentare dei consensi per Crazy Heart con Jeff Bridges. O l'Academy avrà pensato: meglio non nominarla affatto, piuttosto che farla andar via a bocca asciutta per la quinta volta?

A poco più di un mese dall'assegnazione delle statuette le mie previsioni sono le seguenti:
Miglior film: Avatar (o The Hurt Locker)
Miglior regia: Kathryn Bigelow (o James Cameron)
Miglior attore: Jeff Bridges (ma il cuore batte per Colin Firth)
Miglior attrice: gli astri dicono Sandra Bullock (ma la storia da anni grida Meryl Streep)
Miglior attore non protagonista: Christoph Waltz
Miglior attrice non protagonista: Mo'nique
Miglior sceneggiatura originale: The Hurt Locker (o Bastardi senza gloria)
Miglior sceneggiatura non originale: Tra le nuvole

Voi cosa ne pensate?

martedì 2 febbraio 2010

Pioggia di nominations su Avatar e The Hurt Locker


Annunciate dalla soave Anne Hathaway, sono state rese note questa mattina le candidature ai premi Oscar. Tutto come da copione, più o meno. Pioggia di nominations sui favoriti della vigilia, Avatar e The Hurt Locker: entrambi guidano la corsa con 9 candidature a testa. Seguono Bastardi senza gloria con 8 candidature e Precious e Tra le nuvole con 6.

Miglior Film
Avatar / The Hurt Locker / Tra le nuvole / Bastardi senza gloria / Precious / An Education / The Blind Side / Up / District 9 / A Serious Man /

The Blind Side, inatteso campione d'incassi di questa stagione invernale, alla fine ce la fa e, trainato dall'incredibile successo di Sandra Bullock, riesce a strappare la candidatura come miglior film. Una sorpresa prevista, anche se chi l'ha visto sostiene che il film sia appena dignitoso. Peccato che A Single Man sia rimasto fuori. Stessa sorte è toccata ad altri due film indipendenti molto apprezzati dalla critica come Crazy Heart e The Messanger. Snobbate le commedie Una notte da leoni e (500) giorni insieme e, per il secondo anno consecutivo, Clint Eastwood con Invictus. La presenza di A Serious Man, ultimo gioiello dei Coen, nella rosa dei dieci candidati rende felici.

Miglior regia
James Cameron, Avatar / Kathryn Bigelow, The Hurt Locker / Lee Daniels, Precious / Jason Reitman, Tra le nuvole / Quentin Tarantino, Bastardi senza gloria

Nessuna sorpresa nella cinquina per la regia. Kathryn Bigelow, proclamata regista dell'anno dalla Directors Guild of America, potrebbe spuntarla sull'ex marito James Cameron ed entrare nella storia come la prima regista donna a vincere l'Oscar.

Miglior attore
Jeff Bridges, Crazy Heart / George Clooney, Tra le nuvole / Colin Firth, A Single Man / Jeremy Renner, The Hurt Locker / Morgan Freeman, Invictus

Anche in questo caso, cinquina prevista in pieno. L'insuccesso di Nine è costato caro a Daniel Day-Lewis e l'eccessiva cupezza di The Road non ha permesso a Viggo Mortensen di ripetere l'exploit del 2007 con La promessa dell'assassino. Trionfo annunciato per Jeff Bridges.

Miglior attrice
Sandra Bullock, The Blind Side / Carey Mulligan, An Education / Gabourey Sidibe, Precious / Helen Mirren, The Last Station / Meryl Streep, Julie & Julia

Ok. L'unico punto interrogativo era per Helen Mirren: non si è capito se The Last Station sia stato distribuito o no in America, perché pare non l'abbia visto ancora nessuno. Che l'attrice inglese sia stata votata solo sulla base del suo pedigree artistico? Nessun posto per Emily Blunt (The Young Victoria) ed Abbie Cornish (Bright Star). E nessuno nutriva più alcuna speranza che nella cinquina potessero magicamente rientrare Tilda Swinton (Julia), Michelle Pfeiffer (Cheri) o Charlotte Gainsbourgh (Antichrist). Il fatto che Julie & Julia non sia stato nominato come miglior film aumenta le speranze di Sandra Bullock di vincere l'Oscar. Tuttavia la nomination al Razzie Award come peggior attrice dell'anno per All About Steve potrebbe costare caro alla Bullock e riportare i pronostici sulla buona strada, vale a dire in favore di Meryl Streep. Dopotutto, come ha scritto sul suo blog Nathaniel Rogers (thefilmexperience) "per la storia del cinema ha più senso che la Streep vinca il suo terzo Oscar, piuttosto che la Bullock vinca il suo primo".

Miglior attore non protagonista
Matt Damon, Invictus / Woody Harrelson, The Messanger / Christopher Plummer, The Last Station / Christoph Waltz, Bastardi senza gloria / Stanley Tucci, Amabili resti

Christopher Plummer ottiene la sua prima candidatura a 80 anni! E finalmente ce la fa anche l'amabile Stanley Tucci. Nonostante Invictus non sia riuscito ad entrare nelle cinquine per film e regia, Matt Damon conquista la nomination come non protagonista (una candidatura che vale anche per la lodatissima prova in The Informant). Snobbati Christian McKay (Me and Orson Welles), Alfred Molina (An Education) ed Anthony Mackie (The Hurt Locker).

Miglior attrice non protagonista
Penelope Cruz, Nine / Mo'nique, Precious / Anna Kendrick, Tra le nuvole / Vera Farmiga, Tra le nuvole / Maggie Gyllenhaal, Crazy Heart
L'unica cinquina con due (spiacevoli?) sorprese. La Cruz era stata candidata sia ai Golden Globe che ai SAG ma, dato il clamoroso flop del film, i pronostici erano diventati sfavorevoli. Penelope è scintillante in Nine, ma se proprio si voleva dare una candidatura al musical di Marshall, una scelta migliore sarebbe stata Marion Cotillard (che la Weinstein Company ha erroneamente sostenuto come protagonista nella corsa agli Oscar), senza ombra di dubbio più meritevole della Cruz. Quanto a Maggie Gyllenhaal, la candidatura arriva sull'onda del trionfo annunciato di Jeff Bridges per Crazy Heart. Ed è anche vero che questa brava attrice non è mai stata nominata, nemmeno per Secretary. Questo significa che Julianne Moore è stata scandalosamente ignorata, ma la sua Charley di A Single Man resta un piccolo capolavoro. Dita incrociate per il prossimo anno: Juli potrebbe rifarsi con The Kids Are All Right e Boone's Lick. Fuori anche Samantha Morton (The Messanger) e le splendide dark ladies tarantiniane Diane Kruger e Melanie Laurent.

Miglior film d'animazione
Coraline / Up / The Fantastic Mr Fox / La principessa e il ranocchio / The Secret of Kells

I bloggers d'oltreoceano si stanno chiedendo in coro cosa sia The Secret of Kells. Io tifo spudoratamente per Coraline, ma vincerà Up. Dov'è finito il bellissimo Ponyo sulla scogliera?

Miglior sceneggiatura originale
The Hurt Locker / Bastardi senza gloria / The Messanger / A Serious Man / Up

Miglior sceneggiatura non originale
District 9 / An Education / In the Loop / Precious / Tra le nuvole

Miglior film straniero
Ajami (Israele) / The Milk of Sorrow (Perù) / The Secret in Their Eyes (Argentina) / Il nastro bianco (Germania) / A Prophet (Francia)
Devo ancora vedere A Prophet ma il film di Haneke è davvero stupendo.

Miglior scenografia
Avatar / The Imaginarium of Doctor Parnassus / Nine / Sherlock Holmes / The Young Victoria

Miglior fotografia
Avatar / Bastardi senza gloria / Harry Potter e il Principe Mezzosangue / Il nastro bianco / The Hurt Locker

Migliori costumi
Bright Star / Coco Avant Chanel / Nine / The Young Victoria / The Imaginarium of Doctor Parnassus
Unica candidatura per Bright Star di Jane Campion. Non avrebbe di certo sfigurato nemmeno una nomination per Cheri: splendidi i costumi disegnati da Consolata Boyle.

Miglior montaggio
Avatar / The Hurt Locker / Bastardi senza gloria / District 9 / Precious

Miglior trucco
Il divo / Star Trek / The Young Victoria

Miglior colonna sonora originale
Avatar / The Hurt Locker / Up / The Fantastic Mr Fox / Sherlock Holmes
Sherlock Holmes? Mah. E la colonna sonora di Avatar è noiosa e ripetitiva. Decisamente i membri dell'Academy non hanno un buon orecchio: altrimenti avrebbero nominato i magnifici score di Nemico pubblico, A Single Man e Cheri.

Miglior canzone
"Almost there", La principessa e il ranocchio / "Down in New Orleans", La principessa e il ranocchio / "Loin de Paname", Paris 36 / "Take it all", Nine / "The Weary Kind", Crazy Heart

"I see you", il polpettone composto da James Horner nella speranza di ripetere il colpaccio di "My Heart Will Go On" (cui è peraltro molto simile nella linea melodica) non è entrato nella cinquina. Una testimonianza divina? Snobbata "Cinema italiano", ma almeno "Take it all" ce l'ha fatta. Decisamente da vedere a questo punto è il film con Jeff Bridges, Crazy Heart. Chissà quando verrà distribuito in Italia!

Migliori effetti visivi
Avatar / District 9 / Star Trek

Miglior montaggio sonoro
Avatar / The Hurt Locker / Bastardi senza gloria / Up / Star Trek

Miglior missaggio sonoro
Avatar / The Hurt Locker / Bastardi senza gloria / Stra Trek / Transformers 2

Questa la lista delle nominations. Attendo con avida curiosità i vostri commenti.

giovedì 14 gennaio 2010

In difesa di Nine


Non si può liquidare in poche righe un film come Nine, non foss’altro per l’enorme sforzo produttivo e l’innegabile, eccezionale livello tecnico e artistico del team creativo.
Per quel che mi riguarda, la visione del film ieri mattina non poteva non essere filtrata dall’affetto personale che provo per il musical di Yeston e dalla nostalgia per i miei anni di accademia teatrale. Nel 2004 The Bernstein School of Musical Theater a Bologna mise in scena un pregevole allestimento di Nine con traduzione italiana per la regia di Shawna Farrell ed io facevo parte del cast (Corrado Siddi, mio grande amico, ne era il notevolissimo protagonista). Probabilmente in sala eravamo gli unici a conoscere già i pezzi, non solo quelli tratti dalla versione di Broadway ma anche i tre brani originali composti da Yeston appositamente per il film.

Solo conoscendo già le canzoni è possibile concentrarsi sugli elementi scenico-visivi e sulla profondità del lavoro attoriale, apprezzando i molteplici livelli di un film tanto stratificato e complesso, quanto glamour e patinato. Trovo il musical Nine molto ispirato a livello compositivo, ma anche sofisticato e non di facile presa. Immagino che il pubblico, a parte una manciata di canzoni (Be Italian e Cinema Italiano) lo giudicherà noioso e musicalmente poco orecchiabile e seducente. Invece è brillante e sincero. Naturalmente nel passare dallo stage allo schermo molte cose sono cambiate e non sempre in meglio. Operare delle scelte e dei tagli era comunque inevitabile. Ma andiamo con ordine.


Ambientato a Roma nel 1965, Nine è un film sul fallimento personale del regista Guido Contini (Daniel Day-Lewis, in un personaggio che ricalca Marcello Matroianni in 8 e ½). In piena crisi creativa all’inizio delle riprese del suo nuovo film, Contini non ha ancora scritto una sola riga del copione. Il produttore (Ricky Tognazzi) lo incalza, la costumista Lilly (Judi Dench) cerca di scuoterlo dal torpore ed ha già pronti i nuovi costumi pur non sapendo di cosa tratti il film, la star Claudia Jenssen (Nicole Kidman truccata e vestita come Anita Ekberg) fa i capricci e si lamenta di non aver ancora ricevuto il copione, l’amante Carla (Penelope Cruz) lo raggiunge alla stazione termale dove lui si rifugia lontano dai flash dei paparazzi e porta ulteriore scompiglio nella sua vita. In tutto questo, la moglie Luisa (Marion Cotillard) soffre in silenzio, pur sapendo benissimo di essere costantemente tradita, mentre il fantasma della madre (Sophia Loren) gli appare affettuoso e consolatorio ma non può dargli le risposte di cui avrebbe bisogno. Di scrivere il film proprio non se ne parla: “Sei troppo impegnato ad inventare la tua vita”, gli dice Lilly. Un blocco spaventoso, una crisi esistenziale senza precedenti che lo porta a chiedere udienza al cardinale e gli fa ripercorrere i sentieri della memoria, alla ricerca delle radici della sua educazione sentimentale e sessuale.

Un film che parla di cinema attraverso il continuo riferimento (nei personaggi, nelle situazioni, negli ambienti) ad un altro film che ha fatto la storia del cinema, 8 e ½ appunto, e ad un’epoca, gli anni ‘60 della dolce vita italiana, rievocati con gusto, nostalgia e precisione dei dettagli e non, come serpeggiava fra i colleghi, in modo stereotipato o cartolinesco (molto belli i brani di musica leggera italiana scelti in sottofondo). Al livello diegetico della realtà (la narrazione della storia) si sovrappongono i livelli della fantasia, del sogno e della memoria (quest’ultima fotografata in un bellissimo bianco e nero). Su questi livelli paralleli si colloca la sfera musicale del film, che vede gli attori cantare i rispettivi brani nel teatro di posa allestito per il nuovo film di Contini. Ed ecco che emerge l’altro livello del film, quello propriamente teatrale e coreografico. Nel mettere in scena su un palcoscenico i numeri musicali Marshall ricorre alla stessa soluzione usata in Chicago, cioè evidenzia la natura teatrale dell’opera (ed al tempo stesso l’onirismo del mezzo cinematografico, che consente tali scivolamenti da un mezzo all’altro).

Probabilmente è questo che i detrattori non gli perdonano: non aver inventato nulla di nuovo. Ma se in Chicago l’integrazione dei livelli funzionava a meraviglia anche perché la progressione della storia non era solo appannaggio della sfera narrativa ma anche dei brani musicali, in Nine le canzoni risultano spesso soltanto giustapposte alla narrazione: il fatto che il montaggio intersechi la narrazione (spesso interrompendo una scena dialogata) con i numeri musicali allestiti in teatro (come se fossero sogno/allucinazione/memoria) finisce col sottolineare non la fluidità ma la definitiva separazione della sfera musicale da quella narrativa. Musicalmente parlando, questo è un grave errore, anche perché le canzoni di Nine non portano avanti la storia (a parte forse Take It All e I Can’t Make This Movie cantata da Guido nel finale) e la scaletta dei brani (radicalmente modificata rispetto alla versione on stage) e l’architettura del film che prevede una canzone per ogni personaggio e così via fino alla fine senza alcuna deroga, risulta schematica e, in termini strutturali, molto noiosa.


A compensare il risultato debole ed incerto di queste scelte strutturali abbiamo un montaggio e una fotografia strepitosi che per ogni momento creano rispettivamente la giusta sferzata di ritmo e l’atmosfera adeguata. E c’è l’occhio di Marshall, un regista che in fatto di musical sa decisamente il fatto suo e sa come valorizzare, da grande esteta qual è, la bellezza del cast femminile. E ci sono gli attori. Daniel Day-Lewis è fisicamente ed emotivamente credibile dall’inizio alla fine, tormentato e nevrotico, bugiardo per professione e traditore per natura: è un piacere sentirlo recitare e cantare con accento italiano (ed in modo per giunta niente male, anche se i suoi due pezzi sono piuttosto deboli). Penelope Cruz è sexy, fragile e buffa allo stesso tempo: la sua Carla, gattina svampita ed ingenua completamente annegata nell’amore per Contini, è un piccolo capolavoro a tutto tondo (provocante senza mai sfiorare la volgarità, comica e triste al tempo stesso) e la resa del brano A Call From the Vatican è il trionfo della sua sensualità accogliente. La performance vocale è piuttosto piatta ma visivamente, signori miei, Penelope è l’unica oggi che possa gareggiare con la tenerezza e il calore di Marilyn Monroe.


L’altra performance che merita applausi a scena aperta è quella di Marion Cotillard. Quando la macchina da presa la inquadra il film rallenta il passo e trattiene il respiro, quasi naufragando nella dolcezza e nel dolore della sua interpretazione. My Husband Makes Movies è uno dei momenti più intensi (uno dei pochi in cui non c’è la separazione fra i livelli narrativo/musicale cui accennavo prima): niente lustrini, niente montaggio ipercinetico, solo il suo volto e la bellissima partitura di Yeston. Più problematico il discorso riguardo il secondo brano, Take It All, che sostituisce la canzone originale Be On Your Own e si colloca nel momento in cui Luisa realizza la fine del rapporto con Guido. Ai toni melodrammatici del brano originale è stato preferito il jazz prima sensuale, poi graffiato ed aggressivo della nuova composizione (un “viaggio” musicale perfettamente reso dalla performance vocale della Cotillard). La soluzione scelta da Marshall (un masochistico strip-tease di Luisa di fronte a Guido e ad una platea di uomini urlanti, dai quali si lascia toccare abbandonandosi fra le loro braccia), se drammaticamente ha un certo effetto, risulta straniante e spezza l’intensità del momento narrativo precedente (Luisa che visiona i provini del film ed ha la certezza della falsità di Guido): come fantasia di Guido sembra arrivare direttamente da Chicago (e il gioco scenico di Marshall rivela la corda), e come fantasia di ribellione di Luisa non è affatto conforme al personaggio.

Le altre star fanno egregiamente il loro dovere: Judi Dench è brillante e pungente, proprio come ti aspetteresti che sia, e Folies Bergere è un pezzo da rivista nostalgico e spumeggiante. Nicole Kidman è divina da par suo: praticamente interpreta sé stessa, una star assoluta nel ruolo della musa di Contini, in un corto circuito di senso che i toni intimi della Kidman (cui lo script regala qualche bella battuta sulla persona reale che si nasconde dietro la figura della diva) rendono quasi commovente. La grandezza di Unusual Way, brano cantato dal personaggio di Claudia, è tuttavia inevitabilmente compromessa dai limiti vocali dell’attrice australiana e, nonostante gli sforzi, il blocco narrativo legato al suo personaggio si segnala come uno dei meno riusciti.


Infine le due sequenze più esaltanti. Cinema Italiano è stato ampiamente criticato su tutti i fronti ma è un brano trascinante che la vitale performance di Kate Hudson e le meraviglie del montaggio rendono assolutamente irresistibile. Ma è Fergie a divorare la scena nel ruolo della Saraghina, la prostituta che insegna il sesso e l’amore al piccolo Guido: Be Italian ha lo stesso effetto elettrizzante di Cell Block Tango in Chicago, ed è il pezzo più bello di Nine. La genialità della coreografia e la perfezione del montaggio, uniti alla forza animalesca e alla voce devastante di Fergie sollevano per cinque minuti Nine ad un livello altissimo. Chi ama il musical sa di cosa sto parlando.

Nel passare dallo stage allo schermo Grand Canal, Simple, Only With You e addirittura la canzone Nine sono state tagliate: non credo che il pubblico potrà cogliere il vero significato del titolo al di là del riferimento numerico al film di Fellini. La sceneggiatura accenna infatti solo una volta all’età del piccolo Guido, nove anni. Al posto di Nine, Sophia Loren intona la ninna nanna Guarda la luna, una composizione dall’estensione limitatissima che la nostra star rende come può. Ma la sua mitica presenza vale molto di più di qualunque cosa dica o faccia sulla scena.

Appassionati di musical di tutto il mondo, unitevi! Non lasciate che questo film affondi e non credete alle recensioni che leggerete sui giornali. Nine non è Chicago, né Moulin Rouge né tantomeno Hairspray: ma è divertente, è fatto con passione e talento e, nonostante i difetti, ha un fascino nostalgico e quasi decadente cui è impossibile resistere.

voto: 7

mercoledì 13 gennaio 2010

Nine press conference


13 gennaio 2010, Hotel Regis, Roma. Penelope Cruz, Sophia Loren e Marion Cotillard, accompagnate dal regista Rob Marshall, brillano davanti ai nostri occhi di comuni mortali/squattrinati giornalisti in rappresentanza del cast più stellare di tutti i tempi. E di uno dei fiaschi (commerciali, intendiamoci) più clamorosi del cinema degli ultimi anni (budget da 80 milioni di dollari, incassi inferiori ai 20). Era stato annunciato anche l'arrivo di Daniel Day-Lewis, ma l'attore inglese, ahimè, non si è visto. A casa invece Nicole Kidman, Judi Dench, Kate Hudson e Fergie. Sarebbe stato chiedere troppo. Prime file della Sala Ritz occupate dagli attori italiani che hanno partecipato al film in ruoli secondari, tra cui Martina Stella, Roberto Citran, Monica Scattini e altri. Padrone di casa e arbitro del match l'inossidabile Vincenzo Mollica. L'entusiasmo per la presenza delle star, soprattutto della Loren, fa passare in secondo piano la perplessità e l'insoddisfazione palpabili in sala al termine della visione.

Per chi non lo sapesse (ed in sala erano molti, dato che il commento più frequente era che il film non parlasse di Federico Fellini come ci si aspettava), Nine è l'adattamento cinematografico di un musical di Broadway scritto da Maury Yeston ed ispirato ad 8 e 1/2 di Federico Fellini. Non è quindi un film su Fellini. Fellini non concesse i diritti cinematografici e Yeston dovette cambiare il titolo. Andato in scena per la prima volta nel 1982 con Raul Julia nel ruolo di Guido Contini, vinse 5 Tony Awards ed è stato ripreso con successo nel 2003 in un nuovo adattamento con Antonio Banderas e Jane Krakowski.

Signor Marshall, dopo CGrassettohicago un altro musical, Nine. Ha voluto rendere omaggio al cinema italiano e all'arte di Fellini?
Volevo fare qualcosa di diverso da Chicago. Nine era sulla carta un progetto di grande intrattenimento con performance straordinarie ma anche una storia ricca e profonda sul mondo del cinema e sul processo di creazione dei film. Vorrei precisare che non è un remake di 8 e 1/2: un capolavoro come il film di Fellini non può essere rifatto. Il mio film è tratto dal musical di Broadway che a sua volta era liberamente ispirato ad 8 e 1/2. Come Pigmalione diventa My Fair Lady, così 8 e 1/2 è la fonte che ha ispirato Nine.

Penelope Cruz, come ha lavorato per creare il personaggio di Carla, l'amante del protagonista?
Ero molto incuriosita da lei: il suo essere posseduta dalla passione per quest'uomo, come perde sé stessa per lui, come il suo mondo la rende speciale. Avevo visto il personaggio di Carla a Broadway e la Carla interpretata da Sandra Milo, ma quello che mi ha ispirato di più sono state alcune dichiarazioni di Sandra sul suo rapporto con Fellini.


Trovare questo materiale è stato come trovare un gioiello. Per me era importante capire cosa faceva Carla quando era da sola in albergo e si preparava per lui senza sapere quando e se sarebbe arrivato.

Marion Cotillard, può raccontarci il suo personaggio, la moglie del regista Guido Contini?
La mia fonte di ispirazione è stata ovviamente Giulietta Masina. Ho cercato di leggere il più possibile su di lei per capire il rapporto che aveva con Fellini e il ruolo che ricopriva nella sua vita. Tempo prima avevo anche visto un documentario sulla creazione di Apocalipse Now realizzato dalla moglie di Francis Ford Coppola in cui è evidente quanto lei vivesse nella sua ombra ma anche quanto fosse importante per lui. Tutto ciò mi ha aiutato a capire quanto sia difficile e complesso amare un uomo che vive sempre in una sfera creativa.


Signora Loren, lei ha sempre avuto una passione per il musical. Finalmente è riuscita a farne uno!
Quando Rob mi ha scelto per il ruolo della madre di Contini sono stata molto felice perché era nei mei sogni di attrice italiana fare un musical come quelli che vedevo da bambina con Betty Grable e Carmen Miranda. Dissi subito di sì senza neanche sapere quello che dovevo fare! Mi sono buttata con gioia nel progetto. Rob è un regista meraviglioso, ho amato moltissimo Chicago e il film mi dava la possibilità di essere la madre di un grandissimo attore come Daniel Day-Lewis. Per quanto riguarda il ruolo, devo dire che quando un'attrice come me non è una cantante né una ballerina deve fare uno sforzo in più per dare tutto quello che può ed essere all'altezza degli standard amaericani.


Marshall, lei fa vedere degli stereotipi dell'Italia. E' proprio questa l'immagine che avete del nostro paese all'estero?
Il film è ambientato a Roma nel 1965. Adoro quel periodo, lo trovo estremamente affascinante. L'obiettivo principale era quello di cogliere ed afferrare la bellezza di un'epoca così chic, elegante ed incredibilmente ricca. E' stato bellissimo girare a Piazza del Popolo insieme a Sophia Loren e agli altri attori e cercare di ricreare un'atmosfera tipo La dolce vita.

Signora Loren, quali ricordi le sono scaturiti mentre girava Nine?
Tanti ricordi legati a Federico, Giulietta Masina... ma sono anche passati tanti anni. In realtà io non sono mai appartenuta al cinema di Fellini. Io e mio marito (il produttore Carlo Ponti) abbiamo cercato di fare un film con Fellini regista e me come attrice. Purtroppo a volte cose bellissime che si possono fare non si realizzano per motivi commerciali. Trovare il modo di avvicinarmi adesso al mondo di Fellini attraverso una produzione americana è stata una cosa molto commovente e molto bella.

Marshall, cosa rappresenta per lei Fellini?
Fellini è il Maestro dei Maestri. Il passaggio continuo tra la realtà, la fantasia e la memoria è il nucleo più importante del suo lavoro ed questo il motivo per cui è stato molto bello lavorare su un materiale ispirato alle sue opere e aver cercato di trasporre questo materiale in un musical. E' proprio questa fluidità che consente ad un musical di avere successo. La possibilità per me di toccare ed utilizzare quest'opera come fonte di ispirazione è stato un grandissimo onore.

Penelope Cruz e Marion Cotillard: cosa potete dirci rispetto al duello fra i vostri personaggi, entrambi innamorati dello stesso uomo?
Cotillard: Luisa ama Guido ma prova anche rabbia perché lui la tradisce. Nei confronti di Carla prova quasi un senso di pietà ed in fondo la capisce. Non voglio dire che le piaccia, è un rapporto complesso. Quello che non capisce è perché Guido menta ad entrambe e le tratti così. C'era una scena che è stata tagliata dal montaggio finale: quando Guido riceve la telefonata dalla pensione è Luisa che gli dice di andare da Carla. Questa scena spiega benissimo i suoi sentimenti. Luisa vuole bene alle persone ed in un certo senso si preoccupa di Carla.

Cruz: Carla è una specialista nel mettersi sempre al secondo, terzo o quarto posto. Qualunque sia la posizione è come se si sia abituata a rappresentare un disturbo per gli altri. Non è certo contenta di essere un elemento che contribuisce ad aumentare la sofferenza di Luisa o la confusione di Guido. Sa benissimo che Luisa sa di lei e della relazione con Guido, ma d'altro canto non riesce a staccarsi da quest'uomo e a tagliare questo legame. Non ha una forza sufficiente per rinunciare a questa droga.


Marshall, come avete concepito il lavoro con Day-Lewis sul suo personaggio? In alcuni momenti lo vediamo camminare come Fellini, un po' curvo ed incassato nelle spalle.
Daniel è uno dei più grandi attori di tutti i tempi. Ha un modo per entrare nel personaggio, lo vive, lo abita, ci si tuffa e le cose vengono poi spontaneamente. A volte questo metodo può risultare fastidioso o dare i brividi ma ha aiutato tutti sul set facendoci percepire la verità del personaggio. Daniel ha fatto tanta ricerca su Fellini ma non ha semplicemente applicato a sé stesso il materiale raccolto. Immergendosi nel personaggio tutto è venuto fuori in modo naturale.

Marshall, cosa è stato difficile nel trasporre Nine dallo stage allo schermo?
E' stato necessario ripensare tutto a livello concettuale. Abbiamo aggiunto tre nuove canzoni, una delle quali è Guarda la luna, brillantemente interpretata da Sophia Loren (le altre sono Cinema Italiano e Take It All) e un nuovo personaggio femminile, Stephanie, interpretato da Kate Hudson. A Broadway tutto è chiaramente una fantasia del protagonista: c'è solo un uomo in scena e tutte le sue donne intorno. A questo livello della fantasia abbiamo aggiunto elementi della realtà ed altri della memoria. Abbiamo quindi ripensato tutto in termini cinematografici.

Che opinione si è fatto del perché in America il film non sia andato bene in sala?
Per quanto voglia bene a tutti voi in sala, devo dire che come creativo non leggo gli articoli se non raramente. E' l'unico modo per rimanere il più puro possibile.

Signora Loren, che emozione ha provato in quella scena bellissima di sapore felliniano in cui balla con Guido bambino?
Mi sono davvero commossa: il set era bellissimo, centinaia di candele intorno con gli specchi che ne riflettevano la luce. Ho trascorso un momento magico e Rob ce l'ha messa davvero tutta per farlo diventare così.
L'imperturbabile Mollica sancisce la fine della conferenza. In un istante la folla inferocita bramosa di autografi e scatti ravvicinati si accalca al tavolo degli astanti. Ma Penelope, Marion e Sophia si dileguano con grazia e ritornano nell'empireo da dove provengono, lasciando una scia di glamour ed infinita dolcezza (ah, Marion...) con cui poter condire i sogni di noi comuni mortali.

martedì 22 dicembre 2009

Marion il cuore di Nine


La critica americana non avrà apprezzato il film (recensioni piuttosto freddine), ma tutti sono concordi nel definire la performance di Marion Cotillard nel ruolo di Luisa Contini, moglie del regista in crisi d'ispirazione Guido Contini (Daniel Day-Lewis), la cosa migliore del musical Nine (in Italia dal 15 gennaio), il suo cuore autentico e vibrante.

Lodi (e candidature ai Golden Globes e agli SAG) anche a Penelope Cruz: buca lo schermo con un travolgente sense of humour ed un scintillante sex appeal ma non riesce vocalmente a sollevare da una resa piuttosto piatta l'esibizione di "A call from the Vatican" (perdendo il confronto con l'interprete teatrale, Jane Krakowski, vincitrice del Tony e capace di strappare applausi a scena aperta). Marion Cotillard, invece, sa cantare sul serio e riesce ad esprimere in modo organico il contenuto delle canzoni attraverso una buona padronanza tecnica. "My husband makes movies" e "Take it all" (il brano che sostituisce l'originale "Be on your own") ne sono la prova in termini di performance vocale.


Candidata al Golden Globe nella categoria miglior attrice comedy/musical, la Cotillard non può battere la Meryl Streep di Julie & Julia, e ci vorrebbe un miracolo perché spodesti dalla cinquina delle previsioni per le nomination agli Oscar Helen Mirren (Streep, Mulligan, Sidibe e Bullock sembrano sicure). Scelta migliore sarebbe stata quella di far gareggiare l'attrice francese come non protagonista (essendo in effetti un ruolo di supporto) ma Penelope Cruz sembra avere già in mano la candidatura in questa categoria e i Weinstein hanno preferito non mettere le due star in competizione. Se l'Academy riconoscerà il ruolo di Luisa come supporting turn evitando le strategie promozionali dei Weinstein (come è successo l'anno scorso con Kate Winslet per The Reader: nonostante la campagna pubblicitaria la promuoveva come supporting, è stata giustamente candidata come lead) la Cotillard potrebbe essere nominata assieme a Penelope Cruz. A questo punto nella cinquina non ci sarebbe più spazio per Julianne Moore o Vera Farmiga. Assieme alla gara tra gli ex coniugi Cameron e Bigelow, è al momento il motivo di maggior interesse della corsa agli Oscar.

martedì 15 dicembre 2009

Golden Globes nominations!


Dopo The Boston Film Critics Society (miglior film The Hurt Locker; regia Kathryn Bigelow per The Hurt Locker; attrice Meryl Streep per Julie&Julia; attore Jeremy Renner per The Hurt Locker; attrice non protagonista Mo'Nique per Precious; attore non protagonista Christoph Waltz per Bastardi senza gloria); The Los Angeles Film Critics Association (miglior film e regia The Hurt Locker; attrice Yolande Moreau per Seraphine; attore Jeff Bridges per Crazy Heart; non protagonisti Mo'Nique e Waltz) e The New York Film Critics Association (film e regia The Hurt Locker; attrice Meryl Streep; attore George Clooney per Up in the Air; non protagonisti Mo'Nique e Waltz), oggi sono state finalmente annunciate le candidature per i Golden Globes, i premi della stampa estera ad Hollywood, da sempre considerati anticamera degli Oscar.


Miglior film drammatico
Avatar / The Hurt Locker / Bastardi senza gloria / Precious / Up in the Air

Miglior commedia/musical
(500) giorni insieme / The Hangover / Nine / It's Complicated / Julie & Julia

Miglior regia
Kathryn Bigelow (The Hurt Locker) / James Cameron (Avatar) / Clint Eastwood (Invictus) / Jason Reitman (Up in the Air) / Quentin Tarantino (Bastardi senza gloria)

Probabilmente saranno questi i nomi dei registi candidati all'Oscar. Lee Daniels, regista di Precious, qui escluso, potrebbe spuntarla alla fine su Eastwood o, più probabilmente, su Tarantino. Ma la gara è tutta tra Bigelow e Cameron, ex-marito e moglie l'un contro l'altro armati!
Snobbati sia come miglior film che come miglior regia An Education e soprattutto Bright Star di Jane Campion.

Miglior attrice in un film drammatico
Emily Blunt (The Young Victoria) / Sandra Bullock (The Blind Side) / Helen Mirren (The Last Station) / Carey Mulligan (An Education) / Gabourey Sidibe (Precious)

Miglior attrice in una commedia/musical
Sandra Bullock (Ricatto d'amore) / Marion Cotillard (Nine) / Julia Roberts (Duplicity) / Meryl Streep (Julie & Julia) / Meryl Streep (It's Complicated)

Incredibile riconoscimento (ma era tragicamente nell'aria) per Sandra Bullock in entrambe le categorie. Non stupisce anche la doppia nomination come attrice comica per Meryl Streep (arrivata a quota 25 candidature!): probabilmente è arrivato l'anno in cui Meryl riuscirà a mettere la mani sul terzo meritatissimo Oscar. Inattesa la candidatura per Julia Roberts, ma i GG la adorano (l'avevano candidata anche due anni fa per il supporting turn di Charlie Wilson War) ed è sempre una grande star (mille volte meglio lei della Bullock). Possibile che non c'era posto per la favolosa Michelle Pfeiffer di Chéri? La sua stella è ormai definitivamente in declino? Immensa tristezza. Quanto alla lista delle attrici drammatiche, Emily Blunt ottiene a sorpresa la candidatura al posto di Abbie Cornish, apprezzata protagonista di Bright Star e, come previsto, Tilda Swinton è stata completamente ignorata per il film Julia.

Miglior attore in un film drammatico
Jeff Bridges (Crazy Heart) / George Clooney (Up in the Air) / Colin Firth (A Single Man) / Morgan Freeman (Invictus) / Tobey McGuire (Brothers)

La vera sorpresa è Tobey McGuire per il dramma di Jim Sheridan (recensioni freddine): i GG lo hanno preferito ai più quotati Jeremy Renner per Hurt Locker e Viggo Mortensen per The Road. Credo che gli Oscar voteranno per Renner, visto lo straordinario supporto che il film della Bigelow sta ricevendo dalle associazioni dei critici.

Miglior attore in una commedia/ musical
Matt Damon (The Informant) / Daniel Day-Lewis (Nine) / Robert Downey Jr (Sherlock Holmes) / Joseph Gordon-Levitt (500 giorni insieme) / Michael Stuhlbarg (A Serious Man)

Credo che nessuno di questi attori a parte Matt Damon abbia chance effettive di una candidatura agli Oscar (nemmeno Daniel Day-Lewis, data l'accoglienza non entusiatica che la critica sta riservando a Nine), ma fa immensamente piacere vedere candidato Michael Stuhlbarg, eccellente interprete del film dei fratelli Coen.

Miglior attrice non protagonista
Penelope Cruz (Nine) / Vera Farmiga (Up in the Air) / Anna Kendrick (Up in the Air) / Mo'Nique (Precious) / Julianne Moore (A Single Man)

Lasciatemi gioire per Julianne Moore. Probabile cinquina degli Oscar, ma credo che alla fine Marion Cotillard sarà candidata come non protagonista al posto della Cruz. Saldissima Mo'Nique, che sta vincendo tutti i premi della critica, ed in ascesa le ragazze di Up in the Air. Ignorata Samantha Morton per The Messanger.

Miglior attore non protagonista
Matt Damon (Invictus) / Christoph Waltz (Bastardi senza gloria) / Woody Harrelson (The Messanger) / Christopher Plummer (The Last Station) / Stanley Tucci (The Lovely Bones)

Doppia nomination anche per Matt Damon: difficile immaginare che gli Oscar si dimentichino di entrambe le sue performance. In questa categoria i GG lo hanno preferito al celebratissimo Alfred Molina di An Education, film che peraltro ha raccolto solo un'altra candidatura per la migliore attrice.

Miglior film straniero
Baaria / Gli abbracci spezzati / Il nastro bianco / A Prophet / The Maid

Giuseppe Tornatore ce la fa, ma anche Matteo Garrone per Gomorra era stato riconosciuto dalla stampa estera americana e poi escluso dalla cinquina degli Oscar. Impossibile però che Baaria sia preferito al film di Haneke o a The Prophet di Audiard.

Miglior film d'animazione
Cloudy with a Chance of Meatballs / Coraline / The Fantastic Mr Fox / Up / La principessa e il ranocchio

Grande cinquina. Coraline è un capolavoro e si parla un gran bene di The Fantastic Mr Fox di Wes Anderson. Up è stato un successo mondiale e il nuovo Disney promette bene.

Nominata anche la magnifica colonna sonora del film A Single Man: se esce sul mercato italiano prima delle feste, sarà il mio regalo di Natale. Per me stesso.

giovedì 26 novembre 2009

Aspettando Nine: clip ed indiscrezioni


The Weinstein Company sta lentamente svelando le carte in tavole per il lancio di Nine. Da qualche giorno è in rete il secondo trailer del film: dopo l'incredibile Fergie-Saraghina che canta la trascinante Be Italian, è la volta di Kate Hudson, nel ruolo della giornalista Stephanie Necrophorus, cui è affidata una delle due canzoni originali composte da Mauri Yeston appositamente per il film. Si tratta della ritmatissima (e molto moderna) Cinema Italiano, un up-tempo che ha già fatto storcere il naso ai cultori del musical.

L'altro brano originale, Take it all, è cantato da Marion Cotillard: un jazz retro molto Kander & Ebb, in cui il personaggio di Luisa, moglie del regista Guido Contini (Daniel Day-Lewis) passa dai toni sexy e morbidi delle prime strofe alla disperazione e alla rabbia dell'abbandono nel finale. Il brano sostituisce in scaletta Be on your own, melodrammatico exploit di Luisa, uno dei momenti più toccanti del musical originale on stage e chi conosce ed ama Nine non può non gridare al tradimento. Diamo a Rob Marshall il beneficio del dubbio ed aspettiamo con ansia di vedere in che modo Take it all è contestualizzato nello sviluppo narrativo e risolto scenicamente.


Tra le altre clip si possono ammirare i primi trenta secondi di Nicole Kidman che canta Unusual way: apprezzo molto la Kidman e Moulin Rouge è tra i miei film preferiti, ma come temevo la voce non ha minimamente lo spessore che occorrerebbe per intonare nemmeno un passaggio di questo pezzo meraviglioso.
I ventuno secondi della clip con Penelope Cruz in A call from the Vatican lasciano invece ben sperare: ovviamente la tonalità del brano è abbassata, ma Penelope sembra aver afferrato perfettamente la scintillante sensualità di Carla e dimostra anche una notevole padronanza vocale. Ancora nessuna clip per Folies Bergeres (Judi Dench), mentre da alcune indiscrezioni d'oltreoceano sembra che un'altra canzone sia stata inspiegabilmente sforbiciata: addirittura la title track Nine, brano in teoria affidato alla mamma di Contini (Sophia Loren). In che modo gli spettatori che non hanno visto il musical a teatro capiranno il significato del titolo resta, per adesso, un mistero.

Grandiosa epica gangster di Micheal Mann


Micheal Mann è un grande regista. Sa coniugare perfettamente sguardo personale e convenzioni hollywoodiane senza perdere di vista il senso del racconto e il cuore dei personaggi. E sa infondere ad ogni materiale narrativo e visivo una marcia adrenalinica e una carica emotiva mozzafiato. Nell'epopea di John Dillinger, rapinatore nell'America della depressione e nemico pubblico numero uno della Legge (non del popolo, per il quale era un eroe, ma dei rappresentanti della giustizia, colpevoli di ricorrere agli stessi sistemi, se non peggiori, dei criminali) Mann trova pane per i suoi denti e non si lascia sfuggire l'occasione per sfoderare il suo stile nervoso e potente dando vita ad un affresco di grande efficacia nella ricostruzione d'epoca, nelle dinamiche tra i caratteri e soprattutto nella risonanza epica del racconto. Il classico meccanismo narrativo di guardia e ladro si innesca sin dalle prime sequenze e si avvale delle facce scolpite nella pietra di Johnny Depp e Christian Bale: beffardo, romantico ed estroverso Depp, gelido, ossessivo ed introspettivo Bale.


La narrazione procede per macrosequenze narrative scandite da colpi in banca, fughe precipitose e combattimenti metropolitani come nella migliore tradizione del gangster movie. Sotto lo sguardo mobile ed irrequieto di Mann il film scorre e si srotola maestoso: la scena dell'assedio nel rifugio nella foresta è memorabile, così come tutto il finale nella sala cinematografica (magnifico). Ma i momenti di grande cinema non si contano: Mann punta sempre al massimo della tensione (visiva, narrativa, morale) in ogni istante. Il taglio è da western metropolitano, fortemente impressionistico, con un frequente uso della macchina a mano ed un montaggio frenetico, ricco di accelerazioni e ralenti, che danno un'inarrestabile sensazione di movimento e fluidità. Anche il lavoro sul sonoro è eccellente, con l'assordante rimbombo dei mitra squarciato da improvvisi e devastanti silenzi (come nella scena della fuga nella foresta) e la partitura magniloquente di Elliot Goldenthal, impreziosita dal jazz di The man I love ed altre perle dell'epoca, che sottolinea con grande pathos la tragicità del racconto.

Cinema vivido e muscolare, ma che non ha paura di grondare sentimentalismo: anzi l'anima di Nemico Pubblico è profondamente melodrammatica. Mann è sempre stato appassionato e fiammeggiante nel raccontare le storie d'amore e qui non si smentisce: la passione tra John e Billie costituisce uno snodo convenzionale nell'andamento del racconto, ma è anche il motivo più emozionante.


Johnny Depp infonde nel ruolo uno charme divino (anzi, sovrannaturale) e una disperata consapevolezza del destino, mentre Marion Cotillard è inquadrata, illuminata, adorata dalla cinepresa come il diamante più prezioso in questo valzer criminale di morte e violenza. Per quanto prevedibile e sterotipato sia il ruolo dell'interesse amoroso, la dolcezza, la fragilità e la vulnerabilità che la Cotillard proietta con ogni sguardo funzionano alla grande ed uno dei momenti più terribili e toccanti è quello del violento interrogatorio cui viene sottoposta (ma anche Bale è immenso in questa scena).

Un grandissimo film. Depp meriterebbe una candidatura agli Oscar, ma non l'avrà: è talmente perfetto che sembra non fare nessuno sforzo, anche se riesce a sfumare il ruolo con tocchi da maestro. Difficile dimenticare anche Marion Cotillard, ma tutte le previsioni puntano su Nine.

Voto 8+

martedì 24 novembre 2009

Nine Poster!



Eccoli finalmente i primi tre poster dell'attesissimo Nine di Rob Marshall in uscita in America il 18 dicembre (da noi dovrebbe arrivare il 22 gennaio). Per quanto poco pubblicizzata nei mesi precedenti rispetto a Penelope Cruz, Marion Cotillard e Nicole Kidman, Kate Hudson compare in tutti e tre con lo stesso spazio, mentre sono completamente assenti Sophia Loren e Judi Dench. La Weinstein Company ha sicuramente pianificato un enorme lancio promozionale, quindi aspettiamoci altri poster in arrivo.

mercoledì 28 ottobre 2009

Vincere a Chicago


Il capolavoro di Marco Bellocchio continua la sua marcia trionfale negli Stati Uniti. Dopo le calorose accoglienze ai festival di Telluride, Toronto e New York, Vincere ha trionfato al Chicago International Film Festival la scorsa settimana, portando a casa ben quattro premi: miglior regia, migliore attrice (una magnifica Giovanna Mezzogiorno), miglior attore (Filippo Timi) e miglior fotografia (Daniele Ciprì).

Appare sempre più sconsiderata e fuori fuoco la scelta di Baaria per concorrere agli Oscar nella categoria miglior film straniero. I selezionatori si staranno mangiando le mani. La conseguenza più immediata di tutto questo è che Vincere non ha (ancora) un distributore americano: non essenso pianificata alcuna distribuzione entro la fine dell'anno Giovanna Mezzogiorno (applauditissima anche a Cannes nonostante il premio per la migliore attrice sia andato a Charlotte Gainsbourg per Antichrist) non può essere eleggibile nella categoria miglior attrice.

Una categoria che quindi restringe il proprio ventaglio di eventuali nominations: scolpite nella pietra sono Meryl Streep (Julie & Julia), Helen Mirren (The Last Station) e Carey Mulligan (An Education). Per gli ultimi due posti disponibili gara aperta tra Gabourey Sidibe (Precious), Saoirse Ronan (The Lovely Bones) e Abbie Cornish (Bright Star).

Hilary Swank, protagonista di Amelia, film di Mira Nair sulla tragica vita dell'aviatrice americana Amelia Earhart, è fuori gioco: il film, stroncato dalla critica americana come inutile, noioso, convenzionale e retorico, ha fatto un vero e proprio buco nell'acqua. Ad oggi Amelia registra una percentuale di recensioni positive del 16%, un autentico disastro. Raramente avviene che i critici americani siano così velenosi per progetti sulla carta così importanti. Ammetto di provare un certo compiacimento.
La situazione potrebbe complicarsi se Marion Cotillard (Nine) e Vera Farmiga (Up in the Air) venissero sostenute dai rispettivi studios come lead actress e fatte gareggiare nella categoria miglior attrice pur ricoprendo ruoli di supporto rispetto al personaggio principale maschile.

Qualche sorpresa potrebbe venire anche da Penelope Cruz: la sua interpretazione in Nine è da molti (tra quei pochi fortunati che hanno già visto il musical di Rob Marshall) considerata la migliore del film. Essendo la categoria di miglior attrice non protagonista troppo affollata ed avendo già vinto lo scorso anno con il film di Woody Allen, la diva spagnola potrebbe essere adeguatamente tenuta in considerazione come attrice protagonista per Gli abbracci spezzati, anche se il film di Pedro Almodovar ha ricevuto un'accoglienza tiepida.

A fine novembre dovrebbe uscire in America The Private Lives of Pippa Lee (in Italia chissà quando): già distribuito nei cinema inglesi dallo scorso luglio, il film di Rebecca Miller ha conquistato la critica soprattutto per la performance intensa e luminosa di Robin Wright Penn. Chissà se i distributori pensano di approntare una campagna promozionale per gli Oscar oppure no. Essendo un piccolo prodotto indipendente (ed essendo comunque gli Oscar i premi dell'industria) c'è la possibilità di vedere il film della Miller in lizza (solo) per gli Independent Spirit Awards. Quanto alla favolosa Michelle Pfeiffer di Cheri, nessuna previsione sembra tenerne più conto, ma la candidatura ai Golden Globes nella categoria best actress in a comedy dovrebbe essere assicurata.
Quali attrici vorreste che entrassero nella cinquina finale?

martedì 6 ottobre 2009

Nine e il suo cielo di star


Il trailer è già visibile su youtube dallo scorso giugno e per tutti gli appassionati di musical e di glamour cinematografico l’aggettivo che viene in mente non può che essere uno solo: elettrizzante. Il musical di Maury Yeston ispirato a 8 e mezzo di Federico Fellini è un capolavoro di stile in cui la fusione di musica e teatro rasenta la perfezione. Portato sulle scene per la prima volta nel 1982 con Raul Julia, è stato ripreso con buon successo a Broadway nel 2003 con Antonio Banderas, Mary Stuart Masterson e la favolosa Jane Krakowski. Dopo gli oscar di Chicago e l’esito piuttosto deludente di Memorie di una geisha, il regista Rob Marshall ha scelto di adattare per lo schermo un altro musical colto e sofisticato ma ci sono voluti anni per mettere insieme il cast. Daniel Day-Lewis e Marion Cotillard sono subentrati solo dopo che Javier Bardem e Catherine Zeta-Jones avevano dato forfait per la parti di Guido Contini e di sua moglie Luisa. Probabilmente Bardem, a differenza di Day-Lewis, avrebbe potuto rendere a pelle l’italianità del protagonista e la Zeta-Jones avrebbe sfoderato nuovamente la grinta che le ha fatto vincere l’oscar per Chicago.

Detto questo, l’attesa e le aspettative sono alle stelle per tutti i membri del cast: tutti sappiamo quanto Day-Lewis sia strepitoso come attore ma nessuno prima d’ora l’ha mai sentito cantare e la partitura per baritono alto di Guido Contini è tutt’altro che una passeggiata. Marion Cotillard ha già dimostrato di essere una brava cantante con La vie en Rose e Judy Dench è una consumatissima interprete teatrale oltre che una delle più acclamate interpreti del cinema d’oggi. Il suo ruolo, originariamente interpretato on stage da Chita Rivera, è uno dei più trascinanti del musical e dalle immagini del trailer sembra davvero calzarle a pennello. Forse fin troppo, tanto che se venisse candidata all’oscar come non protagonista credo sarebbe più per default e per reverenza, che per altro. Ma l’Academy venera Judy Dench, quindi staremo a vedere.

Più scivoloso il terreno in cui è chiamata a muoversi Nicole Kidman. Nel ruolo di Claudia ha l’arduo compito di non storpiare la canzone più bella e struggente del musical Unusual way. Certo, la Kidman in Moulin rouge cantava, e con una voce piuttosto gradevole e intonata, ma qui occorrerebbe un timbro sopranile di tutt’altro spessore. Forse è per questo che nessuna previsione la dà come probabile concorrente nella categoria supporting actress. Quanto a Peneloper Cruz, chi ha visto le preview giura che nel ruolo di Carla sia assolutamente strepitosa, pura dinamite. Far dimenticare la performance acrobatica e vocale di Jane Krakowski del brano A call from the Vatican è impresa ardua, ma la Cruz gode di uno sconsiderato amore da parte di critica e pubblico almeno dai tempi di Volver (dove però non cantava con la sua voce) e le prime immagini sembrano assolutamente dar ragione alle critiche entusiastiche delle preview. Completano il cast Kate Hudson, a quanto pare sorprendente nel ruolo della giornalista Stephanie Necrophorus e, unico nome italiano nonché irrinunciabile trait d’union con l’universo cinematografico di Fellini, Sophia Loren nella parte della mamma di Guido Contini. Dimenticavo: la Saraghina è Fergie, la vocalist dei Black Eyed Peas ed è sua la voce potente che nel trailer intona la tambureggiante Be Italian.

Nine esce in america il 25 novembre. Da noi bisognerà aspettare Natale o l’inizio del 2010. Non ci resta che contare i giorni. Aspettiamoci una campagna promozionale per gli oscar a tamburo battente nelle categorie miglior film, regia, attore protagonista (Day-Lewis), attrice protagonista (Cotillard), attrice non protagonista (Cruz, Dench).