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mercoledì 3 febbraio 2010

Nominations 2010: the day after


Per la prima volta nella storia degli Academy Awards, i candidati alla categoria di miglior film sono 10 anziché 5. Negli ultimi anni l'esclusione dalla cinquina finale di titoli come Wall E e The Dark Knight aveva sollevato un polverone enorme tale da indurre l'Academy ad ampliare il numero dei contendenti alla statuetta più prestigiosa ed inserire titoli di grosso successo popolare, oltre che critico. Questo allargamento ha permesso l'ingresso nella rosa dei candidati di film più che meritevoli che altrimenti sarebbero rimasti fuori: soprattutto A Serious Man e Up. Non ho visto District 9, ma ne hanno parlato più che bene. E An Education esce venerdì, quindi il giudizio è rinviato soltanto di pochi giorni. Sull'uscita di Precious la distribuzione italiana tace, ma si spera che cavalchi l'onda delle candidature e che il film non finisca nel dimenticatoio come Littel Children o Half Nelson, titoli nominatissimi e da noi mai distribuiti.


Quanto a The Blind Side, sprecare altre parole sarebbe inutile. Ma, considerato come ne parlano in America (vale a dire non benissimo), verrebbe da pensare che se i candidati al miglior film fossero rimasti 5, sarebbe stato molto meglio. Nessuno si sarebbe lamentato di una cinquina composta da Avatar, The Hurt Locker, Bastardi senza gloria, Tra le nuvole e Precious. Voglio dire che allargando il campo, è inevitabile che diventino maggiori le probabilità di prendere abbagli e ritrovarsi con prodotti di qualità scadente. E' sempre successo che nella cinquina finisse un film mediocre. Ora che i film sono dieci, le possibilità di incappare in un titolo mediocre semplicemente si raddoppiano.
Certo è che A Single Man non avrebbe di certo sfigurato. O Bright Star. O addirittura Nemico Pubblico. Ma l'ultimo film di Mann in America non è proprio piaciuto. E quello di Jane Campion è uscito in autunno e i votanti dell'Academy hanno decisamente la memoria corta. Per questo motivo le uscite più importanti sono tutte concentrate in dicembre.


Comunque, giusto per rincarare la dose ed avere un'idea del livello di partecipazione che c'è in America verso The Blind Side, non so se avete recuperato su youtube l'annuncio delle nomination. Ebbene, all'annuncio delle candidature per miglior attrice e miglior film, il nome di Sandra Bullock e il titolo del suo film sono stati accompagnati da applausi e gridolini di soddisfazione (negati a quasi tutti gli altri, a parte qualche - più che sensato - wow! per Christoph Waltz e il film di Tarantino). Sembrerebbe quindi che la Bullock sia riuscita a conquistare anche il sostegno della stampa, oltre l'amore incondizionato del pubblico. Ok, aspettiamo di vedere il film, prima di trarre conclusioni affrettate. Ma Meryl Streep a questo punto rischia di diventare l'attrice più sottovalutata della storia! Nel mio mondo perfetto, Meryl avrebbe già dovuto vincere almeno altre due volte, per I pointi di Madison County ed Il diavolo veste Prada. Di sicuro Julie & Julia non è la sua performance migliore ma, se vincesse la Bullock, sarebbe la dodicesima volta di fila che Meryl va a casa a mani vuote. E l'anno scorso l'Academy si è preoccupata di dare l'Oscar alla Winslet che era appena alla sesta nomination...


L'altro boccone amaro che proprio non va giù riguarda la categoria di miglior non attrice protagonista. Parliamo di Nine: massacrato (spesso gratuitamente) dalla critica ed ignorato dal pubblico, è riuscito comunque a raggranellare un po' di candidature. Il problema è che l'Academy ha nominato l'attrice sbagliata. Chiunque abbia visto il film sa di cosa parlo: Penelope Cruz è sexy e divertente ma Marion Cotillard è semplicemente stupenda. Non solo il suo ruolo è molto più bello, intenso ed importante, ma la Cotillard canta anche come una vera performer di musical. Peccato che l'Academy sia stata così pigra da non spostare i propri voti dall'una all'altra. Marion quest'anno aveva dalla sua parte anche la bellissima prova in Nemico pubblico. Snobbata due volte.


Quanto a Julianne Moore, credo che la sua interpretazione in A Single Man sia troppo complessa e sottile per gli standard dell'Academy, oltre che troppo breve. In termini di screentime, a ben guardare, si tratta di una piccola parte (sebbene lo scarso minutaggio non abbia impedito all'Academy di premiare Judi Dench per la sua apparizione di 9 minuti in Shakespeare in Love nel 1998). Tutti questi fattori hanno influito, assieme al calo di interesse verso il film di Tom Ford e all'aumentare dei consensi per Crazy Heart con Jeff Bridges. O l'Academy avrà pensato: meglio non nominarla affatto, piuttosto che farla andar via a bocca asciutta per la quinta volta?

A poco più di un mese dall'assegnazione delle statuette le mie previsioni sono le seguenti:
Miglior film: Avatar (o The Hurt Locker)
Miglior regia: Kathryn Bigelow (o James Cameron)
Miglior attore: Jeff Bridges (ma il cuore batte per Colin Firth)
Miglior attrice: gli astri dicono Sandra Bullock (ma la storia da anni grida Meryl Streep)
Miglior attore non protagonista: Christoph Waltz
Miglior attrice non protagonista: Mo'nique
Miglior sceneggiatura originale: The Hurt Locker (o Bastardi senza gloria)
Miglior sceneggiatura non originale: Tra le nuvole

Voi cosa ne pensate?

martedì 2 febbraio 2010

Pioggia di nominations su Avatar e The Hurt Locker


Annunciate dalla soave Anne Hathaway, sono state rese note questa mattina le candidature ai premi Oscar. Tutto come da copione, più o meno. Pioggia di nominations sui favoriti della vigilia, Avatar e The Hurt Locker: entrambi guidano la corsa con 9 candidature a testa. Seguono Bastardi senza gloria con 8 candidature e Precious e Tra le nuvole con 6.

Miglior Film
Avatar / The Hurt Locker / Tra le nuvole / Bastardi senza gloria / Precious / An Education / The Blind Side / Up / District 9 / A Serious Man /

The Blind Side, inatteso campione d'incassi di questa stagione invernale, alla fine ce la fa e, trainato dall'incredibile successo di Sandra Bullock, riesce a strappare la candidatura come miglior film. Una sorpresa prevista, anche se chi l'ha visto sostiene che il film sia appena dignitoso. Peccato che A Single Man sia rimasto fuori. Stessa sorte è toccata ad altri due film indipendenti molto apprezzati dalla critica come Crazy Heart e The Messanger. Snobbate le commedie Una notte da leoni e (500) giorni insieme e, per il secondo anno consecutivo, Clint Eastwood con Invictus. La presenza di A Serious Man, ultimo gioiello dei Coen, nella rosa dei dieci candidati rende felici.

Miglior regia
James Cameron, Avatar / Kathryn Bigelow, The Hurt Locker / Lee Daniels, Precious / Jason Reitman, Tra le nuvole / Quentin Tarantino, Bastardi senza gloria

Nessuna sorpresa nella cinquina per la regia. Kathryn Bigelow, proclamata regista dell'anno dalla Directors Guild of America, potrebbe spuntarla sull'ex marito James Cameron ed entrare nella storia come la prima regista donna a vincere l'Oscar.

Miglior attore
Jeff Bridges, Crazy Heart / George Clooney, Tra le nuvole / Colin Firth, A Single Man / Jeremy Renner, The Hurt Locker / Morgan Freeman, Invictus

Anche in questo caso, cinquina prevista in pieno. L'insuccesso di Nine è costato caro a Daniel Day-Lewis e l'eccessiva cupezza di The Road non ha permesso a Viggo Mortensen di ripetere l'exploit del 2007 con La promessa dell'assassino. Trionfo annunciato per Jeff Bridges.

Miglior attrice
Sandra Bullock, The Blind Side / Carey Mulligan, An Education / Gabourey Sidibe, Precious / Helen Mirren, The Last Station / Meryl Streep, Julie & Julia

Ok. L'unico punto interrogativo era per Helen Mirren: non si è capito se The Last Station sia stato distribuito o no in America, perché pare non l'abbia visto ancora nessuno. Che l'attrice inglese sia stata votata solo sulla base del suo pedigree artistico? Nessun posto per Emily Blunt (The Young Victoria) ed Abbie Cornish (Bright Star). E nessuno nutriva più alcuna speranza che nella cinquina potessero magicamente rientrare Tilda Swinton (Julia), Michelle Pfeiffer (Cheri) o Charlotte Gainsbourgh (Antichrist). Il fatto che Julie & Julia non sia stato nominato come miglior film aumenta le speranze di Sandra Bullock di vincere l'Oscar. Tuttavia la nomination al Razzie Award come peggior attrice dell'anno per All About Steve potrebbe costare caro alla Bullock e riportare i pronostici sulla buona strada, vale a dire in favore di Meryl Streep. Dopotutto, come ha scritto sul suo blog Nathaniel Rogers (thefilmexperience) "per la storia del cinema ha più senso che la Streep vinca il suo terzo Oscar, piuttosto che la Bullock vinca il suo primo".

Miglior attore non protagonista
Matt Damon, Invictus / Woody Harrelson, The Messanger / Christopher Plummer, The Last Station / Christoph Waltz, Bastardi senza gloria / Stanley Tucci, Amabili resti

Christopher Plummer ottiene la sua prima candidatura a 80 anni! E finalmente ce la fa anche l'amabile Stanley Tucci. Nonostante Invictus non sia riuscito ad entrare nelle cinquine per film e regia, Matt Damon conquista la nomination come non protagonista (una candidatura che vale anche per la lodatissima prova in The Informant). Snobbati Christian McKay (Me and Orson Welles), Alfred Molina (An Education) ed Anthony Mackie (The Hurt Locker).

Miglior attrice non protagonista
Penelope Cruz, Nine / Mo'nique, Precious / Anna Kendrick, Tra le nuvole / Vera Farmiga, Tra le nuvole / Maggie Gyllenhaal, Crazy Heart
L'unica cinquina con due (spiacevoli?) sorprese. La Cruz era stata candidata sia ai Golden Globe che ai SAG ma, dato il clamoroso flop del film, i pronostici erano diventati sfavorevoli. Penelope è scintillante in Nine, ma se proprio si voleva dare una candidatura al musical di Marshall, una scelta migliore sarebbe stata Marion Cotillard (che la Weinstein Company ha erroneamente sostenuto come protagonista nella corsa agli Oscar), senza ombra di dubbio più meritevole della Cruz. Quanto a Maggie Gyllenhaal, la candidatura arriva sull'onda del trionfo annunciato di Jeff Bridges per Crazy Heart. Ed è anche vero che questa brava attrice non è mai stata nominata, nemmeno per Secretary. Questo significa che Julianne Moore è stata scandalosamente ignorata, ma la sua Charley di A Single Man resta un piccolo capolavoro. Dita incrociate per il prossimo anno: Juli potrebbe rifarsi con The Kids Are All Right e Boone's Lick. Fuori anche Samantha Morton (The Messanger) e le splendide dark ladies tarantiniane Diane Kruger e Melanie Laurent.

Miglior film d'animazione
Coraline / Up / The Fantastic Mr Fox / La principessa e il ranocchio / The Secret of Kells

I bloggers d'oltreoceano si stanno chiedendo in coro cosa sia The Secret of Kells. Io tifo spudoratamente per Coraline, ma vincerà Up. Dov'è finito il bellissimo Ponyo sulla scogliera?

Miglior sceneggiatura originale
The Hurt Locker / Bastardi senza gloria / The Messanger / A Serious Man / Up

Miglior sceneggiatura non originale
District 9 / An Education / In the Loop / Precious / Tra le nuvole

Miglior film straniero
Ajami (Israele) / The Milk of Sorrow (Perù) / The Secret in Their Eyes (Argentina) / Il nastro bianco (Germania) / A Prophet (Francia)
Devo ancora vedere A Prophet ma il film di Haneke è davvero stupendo.

Miglior scenografia
Avatar / The Imaginarium of Doctor Parnassus / Nine / Sherlock Holmes / The Young Victoria

Miglior fotografia
Avatar / Bastardi senza gloria / Harry Potter e il Principe Mezzosangue / Il nastro bianco / The Hurt Locker

Migliori costumi
Bright Star / Coco Avant Chanel / Nine / The Young Victoria / The Imaginarium of Doctor Parnassus
Unica candidatura per Bright Star di Jane Campion. Non avrebbe di certo sfigurato nemmeno una nomination per Cheri: splendidi i costumi disegnati da Consolata Boyle.

Miglior montaggio
Avatar / The Hurt Locker / Bastardi senza gloria / District 9 / Precious

Miglior trucco
Il divo / Star Trek / The Young Victoria

Miglior colonna sonora originale
Avatar / The Hurt Locker / Up / The Fantastic Mr Fox / Sherlock Holmes
Sherlock Holmes? Mah. E la colonna sonora di Avatar è noiosa e ripetitiva. Decisamente i membri dell'Academy non hanno un buon orecchio: altrimenti avrebbero nominato i magnifici score di Nemico pubblico, A Single Man e Cheri.

Miglior canzone
"Almost there", La principessa e il ranocchio / "Down in New Orleans", La principessa e il ranocchio / "Loin de Paname", Paris 36 / "Take it all", Nine / "The Weary Kind", Crazy Heart

"I see you", il polpettone composto da James Horner nella speranza di ripetere il colpaccio di "My Heart Will Go On" (cui è peraltro molto simile nella linea melodica) non è entrato nella cinquina. Una testimonianza divina? Snobbata "Cinema italiano", ma almeno "Take it all" ce l'ha fatta. Decisamente da vedere a questo punto è il film con Jeff Bridges, Crazy Heart. Chissà quando verrà distribuito in Italia!

Migliori effetti visivi
Avatar / District 9 / Star Trek

Miglior montaggio sonoro
Avatar / The Hurt Locker / Bastardi senza gloria / Up / Star Trek

Miglior missaggio sonoro
Avatar / The Hurt Locker / Bastardi senza gloria / Stra Trek / Transformers 2

Questa la lista delle nominations. Attendo con avida curiosità i vostri commenti.

giovedì 14 gennaio 2010

In difesa di Nine


Non si può liquidare in poche righe un film come Nine, non foss’altro per l’enorme sforzo produttivo e l’innegabile, eccezionale livello tecnico e artistico del team creativo.
Per quel che mi riguarda, la visione del film ieri mattina non poteva non essere filtrata dall’affetto personale che provo per il musical di Yeston e dalla nostalgia per i miei anni di accademia teatrale. Nel 2004 The Bernstein School of Musical Theater a Bologna mise in scena un pregevole allestimento di Nine con traduzione italiana per la regia di Shawna Farrell ed io facevo parte del cast (Corrado Siddi, mio grande amico, ne era il notevolissimo protagonista). Probabilmente in sala eravamo gli unici a conoscere già i pezzi, non solo quelli tratti dalla versione di Broadway ma anche i tre brani originali composti da Yeston appositamente per il film.

Solo conoscendo già le canzoni è possibile concentrarsi sugli elementi scenico-visivi e sulla profondità del lavoro attoriale, apprezzando i molteplici livelli di un film tanto stratificato e complesso, quanto glamour e patinato. Trovo il musical Nine molto ispirato a livello compositivo, ma anche sofisticato e non di facile presa. Immagino che il pubblico, a parte una manciata di canzoni (Be Italian e Cinema Italiano) lo giudicherà noioso e musicalmente poco orecchiabile e seducente. Invece è brillante e sincero. Naturalmente nel passare dallo stage allo schermo molte cose sono cambiate e non sempre in meglio. Operare delle scelte e dei tagli era comunque inevitabile. Ma andiamo con ordine.


Ambientato a Roma nel 1965, Nine è un film sul fallimento personale del regista Guido Contini (Daniel Day-Lewis, in un personaggio che ricalca Marcello Matroianni in 8 e ½). In piena crisi creativa all’inizio delle riprese del suo nuovo film, Contini non ha ancora scritto una sola riga del copione. Il produttore (Ricky Tognazzi) lo incalza, la costumista Lilly (Judi Dench) cerca di scuoterlo dal torpore ed ha già pronti i nuovi costumi pur non sapendo di cosa tratti il film, la star Claudia Jenssen (Nicole Kidman truccata e vestita come Anita Ekberg) fa i capricci e si lamenta di non aver ancora ricevuto il copione, l’amante Carla (Penelope Cruz) lo raggiunge alla stazione termale dove lui si rifugia lontano dai flash dei paparazzi e porta ulteriore scompiglio nella sua vita. In tutto questo, la moglie Luisa (Marion Cotillard) soffre in silenzio, pur sapendo benissimo di essere costantemente tradita, mentre il fantasma della madre (Sophia Loren) gli appare affettuoso e consolatorio ma non può dargli le risposte di cui avrebbe bisogno. Di scrivere il film proprio non se ne parla: “Sei troppo impegnato ad inventare la tua vita”, gli dice Lilly. Un blocco spaventoso, una crisi esistenziale senza precedenti che lo porta a chiedere udienza al cardinale e gli fa ripercorrere i sentieri della memoria, alla ricerca delle radici della sua educazione sentimentale e sessuale.

Un film che parla di cinema attraverso il continuo riferimento (nei personaggi, nelle situazioni, negli ambienti) ad un altro film che ha fatto la storia del cinema, 8 e ½ appunto, e ad un’epoca, gli anni ‘60 della dolce vita italiana, rievocati con gusto, nostalgia e precisione dei dettagli e non, come serpeggiava fra i colleghi, in modo stereotipato o cartolinesco (molto belli i brani di musica leggera italiana scelti in sottofondo). Al livello diegetico della realtà (la narrazione della storia) si sovrappongono i livelli della fantasia, del sogno e della memoria (quest’ultima fotografata in un bellissimo bianco e nero). Su questi livelli paralleli si colloca la sfera musicale del film, che vede gli attori cantare i rispettivi brani nel teatro di posa allestito per il nuovo film di Contini. Ed ecco che emerge l’altro livello del film, quello propriamente teatrale e coreografico. Nel mettere in scena su un palcoscenico i numeri musicali Marshall ricorre alla stessa soluzione usata in Chicago, cioè evidenzia la natura teatrale dell’opera (ed al tempo stesso l’onirismo del mezzo cinematografico, che consente tali scivolamenti da un mezzo all’altro).

Probabilmente è questo che i detrattori non gli perdonano: non aver inventato nulla di nuovo. Ma se in Chicago l’integrazione dei livelli funzionava a meraviglia anche perché la progressione della storia non era solo appannaggio della sfera narrativa ma anche dei brani musicali, in Nine le canzoni risultano spesso soltanto giustapposte alla narrazione: il fatto che il montaggio intersechi la narrazione (spesso interrompendo una scena dialogata) con i numeri musicali allestiti in teatro (come se fossero sogno/allucinazione/memoria) finisce col sottolineare non la fluidità ma la definitiva separazione della sfera musicale da quella narrativa. Musicalmente parlando, questo è un grave errore, anche perché le canzoni di Nine non portano avanti la storia (a parte forse Take It All e I Can’t Make This Movie cantata da Guido nel finale) e la scaletta dei brani (radicalmente modificata rispetto alla versione on stage) e l’architettura del film che prevede una canzone per ogni personaggio e così via fino alla fine senza alcuna deroga, risulta schematica e, in termini strutturali, molto noiosa.


A compensare il risultato debole ed incerto di queste scelte strutturali abbiamo un montaggio e una fotografia strepitosi che per ogni momento creano rispettivamente la giusta sferzata di ritmo e l’atmosfera adeguata. E c’è l’occhio di Marshall, un regista che in fatto di musical sa decisamente il fatto suo e sa come valorizzare, da grande esteta qual è, la bellezza del cast femminile. E ci sono gli attori. Daniel Day-Lewis è fisicamente ed emotivamente credibile dall’inizio alla fine, tormentato e nevrotico, bugiardo per professione e traditore per natura: è un piacere sentirlo recitare e cantare con accento italiano (ed in modo per giunta niente male, anche se i suoi due pezzi sono piuttosto deboli). Penelope Cruz è sexy, fragile e buffa allo stesso tempo: la sua Carla, gattina svampita ed ingenua completamente annegata nell’amore per Contini, è un piccolo capolavoro a tutto tondo (provocante senza mai sfiorare la volgarità, comica e triste al tempo stesso) e la resa del brano A Call From the Vatican è il trionfo della sua sensualità accogliente. La performance vocale è piuttosto piatta ma visivamente, signori miei, Penelope è l’unica oggi che possa gareggiare con la tenerezza e il calore di Marilyn Monroe.


L’altra performance che merita applausi a scena aperta è quella di Marion Cotillard. Quando la macchina da presa la inquadra il film rallenta il passo e trattiene il respiro, quasi naufragando nella dolcezza e nel dolore della sua interpretazione. My Husband Makes Movies è uno dei momenti più intensi (uno dei pochi in cui non c’è la separazione fra i livelli narrativo/musicale cui accennavo prima): niente lustrini, niente montaggio ipercinetico, solo il suo volto e la bellissima partitura di Yeston. Più problematico il discorso riguardo il secondo brano, Take It All, che sostituisce la canzone originale Be On Your Own e si colloca nel momento in cui Luisa realizza la fine del rapporto con Guido. Ai toni melodrammatici del brano originale è stato preferito il jazz prima sensuale, poi graffiato ed aggressivo della nuova composizione (un “viaggio” musicale perfettamente reso dalla performance vocale della Cotillard). La soluzione scelta da Marshall (un masochistico strip-tease di Luisa di fronte a Guido e ad una platea di uomini urlanti, dai quali si lascia toccare abbandonandosi fra le loro braccia), se drammaticamente ha un certo effetto, risulta straniante e spezza l’intensità del momento narrativo precedente (Luisa che visiona i provini del film ed ha la certezza della falsità di Guido): come fantasia di Guido sembra arrivare direttamente da Chicago (e il gioco scenico di Marshall rivela la corda), e come fantasia di ribellione di Luisa non è affatto conforme al personaggio.

Le altre star fanno egregiamente il loro dovere: Judi Dench è brillante e pungente, proprio come ti aspetteresti che sia, e Folies Bergere è un pezzo da rivista nostalgico e spumeggiante. Nicole Kidman è divina da par suo: praticamente interpreta sé stessa, una star assoluta nel ruolo della musa di Contini, in un corto circuito di senso che i toni intimi della Kidman (cui lo script regala qualche bella battuta sulla persona reale che si nasconde dietro la figura della diva) rendono quasi commovente. La grandezza di Unusual Way, brano cantato dal personaggio di Claudia, è tuttavia inevitabilmente compromessa dai limiti vocali dell’attrice australiana e, nonostante gli sforzi, il blocco narrativo legato al suo personaggio si segnala come uno dei meno riusciti.


Infine le due sequenze più esaltanti. Cinema Italiano è stato ampiamente criticato su tutti i fronti ma è un brano trascinante che la vitale performance di Kate Hudson e le meraviglie del montaggio rendono assolutamente irresistibile. Ma è Fergie a divorare la scena nel ruolo della Saraghina, la prostituta che insegna il sesso e l’amore al piccolo Guido: Be Italian ha lo stesso effetto elettrizzante di Cell Block Tango in Chicago, ed è il pezzo più bello di Nine. La genialità della coreografia e la perfezione del montaggio, uniti alla forza animalesca e alla voce devastante di Fergie sollevano per cinque minuti Nine ad un livello altissimo. Chi ama il musical sa di cosa sto parlando.

Nel passare dallo stage allo schermo Grand Canal, Simple, Only With You e addirittura la canzone Nine sono state tagliate: non credo che il pubblico potrà cogliere il vero significato del titolo al di là del riferimento numerico al film di Fellini. La sceneggiatura accenna infatti solo una volta all’età del piccolo Guido, nove anni. Al posto di Nine, Sophia Loren intona la ninna nanna Guarda la luna, una composizione dall’estensione limitatissima che la nostra star rende come può. Ma la sua mitica presenza vale molto di più di qualunque cosa dica o faccia sulla scena.

Appassionati di musical di tutto il mondo, unitevi! Non lasciate che questo film affondi e non credete alle recensioni che leggerete sui giornali. Nine non è Chicago, né Moulin Rouge né tantomeno Hairspray: ma è divertente, è fatto con passione e talento e, nonostante i difetti, ha un fascino nostalgico e quasi decadente cui è impossibile resistere.

voto: 7

mercoledì 13 gennaio 2010

Nine press conference


13 gennaio 2010, Hotel Regis, Roma. Penelope Cruz, Sophia Loren e Marion Cotillard, accompagnate dal regista Rob Marshall, brillano davanti ai nostri occhi di comuni mortali/squattrinati giornalisti in rappresentanza del cast più stellare di tutti i tempi. E di uno dei fiaschi (commerciali, intendiamoci) più clamorosi del cinema degli ultimi anni (budget da 80 milioni di dollari, incassi inferiori ai 20). Era stato annunciato anche l'arrivo di Daniel Day-Lewis, ma l'attore inglese, ahimè, non si è visto. A casa invece Nicole Kidman, Judi Dench, Kate Hudson e Fergie. Sarebbe stato chiedere troppo. Prime file della Sala Ritz occupate dagli attori italiani che hanno partecipato al film in ruoli secondari, tra cui Martina Stella, Roberto Citran, Monica Scattini e altri. Padrone di casa e arbitro del match l'inossidabile Vincenzo Mollica. L'entusiasmo per la presenza delle star, soprattutto della Loren, fa passare in secondo piano la perplessità e l'insoddisfazione palpabili in sala al termine della visione.

Per chi non lo sapesse (ed in sala erano molti, dato che il commento più frequente era che il film non parlasse di Federico Fellini come ci si aspettava), Nine è l'adattamento cinematografico di un musical di Broadway scritto da Maury Yeston ed ispirato ad 8 e 1/2 di Federico Fellini. Non è quindi un film su Fellini. Fellini non concesse i diritti cinematografici e Yeston dovette cambiare il titolo. Andato in scena per la prima volta nel 1982 con Raul Julia nel ruolo di Guido Contini, vinse 5 Tony Awards ed è stato ripreso con successo nel 2003 in un nuovo adattamento con Antonio Banderas e Jane Krakowski.

Signor Marshall, dopo CGrassettohicago un altro musical, Nine. Ha voluto rendere omaggio al cinema italiano e all'arte di Fellini?
Volevo fare qualcosa di diverso da Chicago. Nine era sulla carta un progetto di grande intrattenimento con performance straordinarie ma anche una storia ricca e profonda sul mondo del cinema e sul processo di creazione dei film. Vorrei precisare che non è un remake di 8 e 1/2: un capolavoro come il film di Fellini non può essere rifatto. Il mio film è tratto dal musical di Broadway che a sua volta era liberamente ispirato ad 8 e 1/2. Come Pigmalione diventa My Fair Lady, così 8 e 1/2 è la fonte che ha ispirato Nine.

Penelope Cruz, come ha lavorato per creare il personaggio di Carla, l'amante del protagonista?
Ero molto incuriosita da lei: il suo essere posseduta dalla passione per quest'uomo, come perde sé stessa per lui, come il suo mondo la rende speciale. Avevo visto il personaggio di Carla a Broadway e la Carla interpretata da Sandra Milo, ma quello che mi ha ispirato di più sono state alcune dichiarazioni di Sandra sul suo rapporto con Fellini.


Trovare questo materiale è stato come trovare un gioiello. Per me era importante capire cosa faceva Carla quando era da sola in albergo e si preparava per lui senza sapere quando e se sarebbe arrivato.

Marion Cotillard, può raccontarci il suo personaggio, la moglie del regista Guido Contini?
La mia fonte di ispirazione è stata ovviamente Giulietta Masina. Ho cercato di leggere il più possibile su di lei per capire il rapporto che aveva con Fellini e il ruolo che ricopriva nella sua vita. Tempo prima avevo anche visto un documentario sulla creazione di Apocalipse Now realizzato dalla moglie di Francis Ford Coppola in cui è evidente quanto lei vivesse nella sua ombra ma anche quanto fosse importante per lui. Tutto ciò mi ha aiutato a capire quanto sia difficile e complesso amare un uomo che vive sempre in una sfera creativa.


Signora Loren, lei ha sempre avuto una passione per il musical. Finalmente è riuscita a farne uno!
Quando Rob mi ha scelto per il ruolo della madre di Contini sono stata molto felice perché era nei mei sogni di attrice italiana fare un musical come quelli che vedevo da bambina con Betty Grable e Carmen Miranda. Dissi subito di sì senza neanche sapere quello che dovevo fare! Mi sono buttata con gioia nel progetto. Rob è un regista meraviglioso, ho amato moltissimo Chicago e il film mi dava la possibilità di essere la madre di un grandissimo attore come Daniel Day-Lewis. Per quanto riguarda il ruolo, devo dire che quando un'attrice come me non è una cantante né una ballerina deve fare uno sforzo in più per dare tutto quello che può ed essere all'altezza degli standard amaericani.


Marshall, lei fa vedere degli stereotipi dell'Italia. E' proprio questa l'immagine che avete del nostro paese all'estero?
Il film è ambientato a Roma nel 1965. Adoro quel periodo, lo trovo estremamente affascinante. L'obiettivo principale era quello di cogliere ed afferrare la bellezza di un'epoca così chic, elegante ed incredibilmente ricca. E' stato bellissimo girare a Piazza del Popolo insieme a Sophia Loren e agli altri attori e cercare di ricreare un'atmosfera tipo La dolce vita.

Signora Loren, quali ricordi le sono scaturiti mentre girava Nine?
Tanti ricordi legati a Federico, Giulietta Masina... ma sono anche passati tanti anni. In realtà io non sono mai appartenuta al cinema di Fellini. Io e mio marito (il produttore Carlo Ponti) abbiamo cercato di fare un film con Fellini regista e me come attrice. Purtroppo a volte cose bellissime che si possono fare non si realizzano per motivi commerciali. Trovare il modo di avvicinarmi adesso al mondo di Fellini attraverso una produzione americana è stata una cosa molto commovente e molto bella.

Marshall, cosa rappresenta per lei Fellini?
Fellini è il Maestro dei Maestri. Il passaggio continuo tra la realtà, la fantasia e la memoria è il nucleo più importante del suo lavoro ed questo il motivo per cui è stato molto bello lavorare su un materiale ispirato alle sue opere e aver cercato di trasporre questo materiale in un musical. E' proprio questa fluidità che consente ad un musical di avere successo. La possibilità per me di toccare ed utilizzare quest'opera come fonte di ispirazione è stato un grandissimo onore.

Penelope Cruz e Marion Cotillard: cosa potete dirci rispetto al duello fra i vostri personaggi, entrambi innamorati dello stesso uomo?
Cotillard: Luisa ama Guido ma prova anche rabbia perché lui la tradisce. Nei confronti di Carla prova quasi un senso di pietà ed in fondo la capisce. Non voglio dire che le piaccia, è un rapporto complesso. Quello che non capisce è perché Guido menta ad entrambe e le tratti così. C'era una scena che è stata tagliata dal montaggio finale: quando Guido riceve la telefonata dalla pensione è Luisa che gli dice di andare da Carla. Questa scena spiega benissimo i suoi sentimenti. Luisa vuole bene alle persone ed in un certo senso si preoccupa di Carla.

Cruz: Carla è una specialista nel mettersi sempre al secondo, terzo o quarto posto. Qualunque sia la posizione è come se si sia abituata a rappresentare un disturbo per gli altri. Non è certo contenta di essere un elemento che contribuisce ad aumentare la sofferenza di Luisa o la confusione di Guido. Sa benissimo che Luisa sa di lei e della relazione con Guido, ma d'altro canto non riesce a staccarsi da quest'uomo e a tagliare questo legame. Non ha una forza sufficiente per rinunciare a questa droga.


Marshall, come avete concepito il lavoro con Day-Lewis sul suo personaggio? In alcuni momenti lo vediamo camminare come Fellini, un po' curvo ed incassato nelle spalle.
Daniel è uno dei più grandi attori di tutti i tempi. Ha un modo per entrare nel personaggio, lo vive, lo abita, ci si tuffa e le cose vengono poi spontaneamente. A volte questo metodo può risultare fastidioso o dare i brividi ma ha aiutato tutti sul set facendoci percepire la verità del personaggio. Daniel ha fatto tanta ricerca su Fellini ma non ha semplicemente applicato a sé stesso il materiale raccolto. Immergendosi nel personaggio tutto è venuto fuori in modo naturale.

Marshall, cosa è stato difficile nel trasporre Nine dallo stage allo schermo?
E' stato necessario ripensare tutto a livello concettuale. Abbiamo aggiunto tre nuove canzoni, una delle quali è Guarda la luna, brillantemente interpretata da Sophia Loren (le altre sono Cinema Italiano e Take It All) e un nuovo personaggio femminile, Stephanie, interpretato da Kate Hudson. A Broadway tutto è chiaramente una fantasia del protagonista: c'è solo un uomo in scena e tutte le sue donne intorno. A questo livello della fantasia abbiamo aggiunto elementi della realtà ed altri della memoria. Abbiamo quindi ripensato tutto in termini cinematografici.

Che opinione si è fatto del perché in America il film non sia andato bene in sala?
Per quanto voglia bene a tutti voi in sala, devo dire che come creativo non leggo gli articoli se non raramente. E' l'unico modo per rimanere il più puro possibile.

Signora Loren, che emozione ha provato in quella scena bellissima di sapore felliniano in cui balla con Guido bambino?
Mi sono davvero commossa: il set era bellissimo, centinaia di candele intorno con gli specchi che ne riflettevano la luce. Ho trascorso un momento magico e Rob ce l'ha messa davvero tutta per farlo diventare così.
L'imperturbabile Mollica sancisce la fine della conferenza. In un istante la folla inferocita bramosa di autografi e scatti ravvicinati si accalca al tavolo degli astanti. Ma Penelope, Marion e Sophia si dileguano con grazia e ritornano nell'empireo da dove provengono, lasciando una scia di glamour ed infinita dolcezza (ah, Marion...) con cui poter condire i sogni di noi comuni mortali.

martedì 22 dicembre 2009

Marion il cuore di Nine


La critica americana non avrà apprezzato il film (recensioni piuttosto freddine), ma tutti sono concordi nel definire la performance di Marion Cotillard nel ruolo di Luisa Contini, moglie del regista in crisi d'ispirazione Guido Contini (Daniel Day-Lewis), la cosa migliore del musical Nine (in Italia dal 15 gennaio), il suo cuore autentico e vibrante.

Lodi (e candidature ai Golden Globes e agli SAG) anche a Penelope Cruz: buca lo schermo con un travolgente sense of humour ed un scintillante sex appeal ma non riesce vocalmente a sollevare da una resa piuttosto piatta l'esibizione di "A call from the Vatican" (perdendo il confronto con l'interprete teatrale, Jane Krakowski, vincitrice del Tony e capace di strappare applausi a scena aperta). Marion Cotillard, invece, sa cantare sul serio e riesce ad esprimere in modo organico il contenuto delle canzoni attraverso una buona padronanza tecnica. "My husband makes movies" e "Take it all" (il brano che sostituisce l'originale "Be on your own") ne sono la prova in termini di performance vocale.


Candidata al Golden Globe nella categoria miglior attrice comedy/musical, la Cotillard non può battere la Meryl Streep di Julie & Julia, e ci vorrebbe un miracolo perché spodesti dalla cinquina delle previsioni per le nomination agli Oscar Helen Mirren (Streep, Mulligan, Sidibe e Bullock sembrano sicure). Scelta migliore sarebbe stata quella di far gareggiare l'attrice francese come non protagonista (essendo in effetti un ruolo di supporto) ma Penelope Cruz sembra avere già in mano la candidatura in questa categoria e i Weinstein hanno preferito non mettere le due star in competizione. Se l'Academy riconoscerà il ruolo di Luisa come supporting turn evitando le strategie promozionali dei Weinstein (come è successo l'anno scorso con Kate Winslet per The Reader: nonostante la campagna pubblicitaria la promuoveva come supporting, è stata giustamente candidata come lead) la Cotillard potrebbe essere nominata assieme a Penelope Cruz. A questo punto nella cinquina non ci sarebbe più spazio per Julianne Moore o Vera Farmiga. Assieme alla gara tra gli ex coniugi Cameron e Bigelow, è al momento il motivo di maggior interesse della corsa agli Oscar.

giovedì 26 novembre 2009

Aspettando Nine: clip ed indiscrezioni


The Weinstein Company sta lentamente svelando le carte in tavole per il lancio di Nine. Da qualche giorno è in rete il secondo trailer del film: dopo l'incredibile Fergie-Saraghina che canta la trascinante Be Italian, è la volta di Kate Hudson, nel ruolo della giornalista Stephanie Necrophorus, cui è affidata una delle due canzoni originali composte da Mauri Yeston appositamente per il film. Si tratta della ritmatissima (e molto moderna) Cinema Italiano, un up-tempo che ha già fatto storcere il naso ai cultori del musical.

L'altro brano originale, Take it all, è cantato da Marion Cotillard: un jazz retro molto Kander & Ebb, in cui il personaggio di Luisa, moglie del regista Guido Contini (Daniel Day-Lewis) passa dai toni sexy e morbidi delle prime strofe alla disperazione e alla rabbia dell'abbandono nel finale. Il brano sostituisce in scaletta Be on your own, melodrammatico exploit di Luisa, uno dei momenti più toccanti del musical originale on stage e chi conosce ed ama Nine non può non gridare al tradimento. Diamo a Rob Marshall il beneficio del dubbio ed aspettiamo con ansia di vedere in che modo Take it all è contestualizzato nello sviluppo narrativo e risolto scenicamente.


Tra le altre clip si possono ammirare i primi trenta secondi di Nicole Kidman che canta Unusual way: apprezzo molto la Kidman e Moulin Rouge è tra i miei film preferiti, ma come temevo la voce non ha minimamente lo spessore che occorrerebbe per intonare nemmeno un passaggio di questo pezzo meraviglioso.
I ventuno secondi della clip con Penelope Cruz in A call from the Vatican lasciano invece ben sperare: ovviamente la tonalità del brano è abbassata, ma Penelope sembra aver afferrato perfettamente la scintillante sensualità di Carla e dimostra anche una notevole padronanza vocale. Ancora nessuna clip per Folies Bergeres (Judi Dench), mentre da alcune indiscrezioni d'oltreoceano sembra che un'altra canzone sia stata inspiegabilmente sforbiciata: addirittura la title track Nine, brano in teoria affidato alla mamma di Contini (Sophia Loren). In che modo gli spettatori che non hanno visto il musical a teatro capiranno il significato del titolo resta, per adesso, un mistero.

martedì 24 novembre 2009

Nine Poster!



Eccoli finalmente i primi tre poster dell'attesissimo Nine di Rob Marshall in uscita in America il 18 dicembre (da noi dovrebbe arrivare il 22 gennaio). Per quanto poco pubblicizzata nei mesi precedenti rispetto a Penelope Cruz, Marion Cotillard e Nicole Kidman, Kate Hudson compare in tutti e tre con lo stesso spazio, mentre sono completamente assenti Sophia Loren e Judi Dench. La Weinstein Company ha sicuramente pianificato un enorme lancio promozionale, quindi aspettiamoci altri poster in arrivo.

domenica 15 novembre 2009

Gli Abbracci Spezzati e la magia di Pedro


In barba ai critici snob che hanno accusato Pedro Almodovar non solo di arida autoreferenzialità, ma addirittura di aver smarrito il magico equilibrio tra tragedia e commedia raggiunto in Tutto su mia madre. Si è parlato di involuzione, di battuta d'arresto, vuoto d'ispirazione e quant'altro, anche se le stesse perplessità, magari in maniera meno veemente, erano emerse all'indomani dell'uscita de La Mala Educacion. Non dimentichiamo che il film del 2004 seguiva Parla con lei, autentico capolavoro di compattezza narrativa e magia dell'affabulazione, così come oggi Gli Abbracci Spezzati segue il meraviglioso Volver: come se un autore dovesse sempre e per forza di cose superare sé stesso ogni volta.

Gli Abbracci Spezzati non è certamente un capolavoro, ma nelle sue imperfezioni, nei suoi labirintici livelli narrativi, nei suoi continui rimandi alla storia del cinema, nella sua commistione spudorata di noir, melo' e commedia, c'è più passione, intelligenza e furore che nella maggior parte dei film attualmente in circolazione. Almodovar torna a parlare di cinema nel cinema attraverso la figura del regista-sceneggiatore Mateo Blanco/Harry Caine divenuto cieco in seguito ad un drammatico incidente. Al piano narrativo del presente si sovrappone il racconto in flashback della gestazione del film Ragazze e valigie e del drammatico triangolo noir tra Mateo, Magdalena (l'attrice del film) ed Hernesto Martel (suo marito e produttore).

Come autentico atto d'amore per il cinema non solo del passato (innumerevoli le citazioni) ma anche come meccanismo attraverso cui raccontare storie, proiettare e rivivere sogni, Gli Abbracci Spezzati è tanti film messi insieme, tutti bellissimi. Tuttavia, come già accaduto in precedenza, quando Almodovar si affida esplicitamente al cinema per giustificare o dare una forma all'universo che mette in scena, rischia sempre di essere troppo personale, senza filtri, e si aggroviglia un po' su sé stesso. Ma è soltanto eccesso di passione e generosità. Anche se la stratificazione dei piani (passato, presente e finzione cinematografica) non ha lo stesso effetto vertiginoso e complesso de La Mala Educacion ed alcune soluzioni narrative possono apparire ingenue, la potenza e la fluidità del racconto sono straordinarie come sempre. E quando nella seconda parte il melo' si tinge di abissale disperazione e il calore dell'amore (per il cinema e per la vita) invade lo schermo, il film termina lasciando nello spettatore il desiderio che quella magia possa durare ancora. In eterno. Ci sarebbe materiale narrativo per continuare a creare sogni per almeno altre due ore, ed Almodovar questo lo sa benissimo: ma "anche alla cieca i film bisogna finirli". Un genio.


Penelope Cruz attraversa il film come un misterioso corpo liquido che si plasma in base alle necessità. Figlia addolorata, moglie adultera, attrice ambiziosa, donna fatale, amante appassionata: tante sono le identità e le forme cui presta il suo bellissimo volto a seconda degli spostamenti narrativi e stilistici orchestrati da Almodovar. La frammentarietà della caratterizzazione è voluta: Magdalena è fatta di pasta di cinema e l'approccio del regista e dell'attrice è giustamente iconico e divistico. Dopotutto Magdalena occupa il piano narrativo del racconto (il passato) e della finzione (il film nel film). Il piano temporale presente è dominato da Blanca Portillo, cui Almodovar affida il ruolo ben più complesso di Judith, l'amica ed ex-amante di Mateo. Piena di rimorsi e sensi di colpa, Judith è la grande figura melodrammatica del film. Attraverso di lei Almodovar sviluppa il tema del sentimento negato, trattenuto ed inespresso e la Portillo lo incarna con straordinaria intensità emotiva.
Voto: 8

mercoledì 28 ottobre 2009

Vincere a Chicago


Il capolavoro di Marco Bellocchio continua la sua marcia trionfale negli Stati Uniti. Dopo le calorose accoglienze ai festival di Telluride, Toronto e New York, Vincere ha trionfato al Chicago International Film Festival la scorsa settimana, portando a casa ben quattro premi: miglior regia, migliore attrice (una magnifica Giovanna Mezzogiorno), miglior attore (Filippo Timi) e miglior fotografia (Daniele Ciprì).

Appare sempre più sconsiderata e fuori fuoco la scelta di Baaria per concorrere agli Oscar nella categoria miglior film straniero. I selezionatori si staranno mangiando le mani. La conseguenza più immediata di tutto questo è che Vincere non ha (ancora) un distributore americano: non essenso pianificata alcuna distribuzione entro la fine dell'anno Giovanna Mezzogiorno (applauditissima anche a Cannes nonostante il premio per la migliore attrice sia andato a Charlotte Gainsbourg per Antichrist) non può essere eleggibile nella categoria miglior attrice.

Una categoria che quindi restringe il proprio ventaglio di eventuali nominations: scolpite nella pietra sono Meryl Streep (Julie & Julia), Helen Mirren (The Last Station) e Carey Mulligan (An Education). Per gli ultimi due posti disponibili gara aperta tra Gabourey Sidibe (Precious), Saoirse Ronan (The Lovely Bones) e Abbie Cornish (Bright Star).

Hilary Swank, protagonista di Amelia, film di Mira Nair sulla tragica vita dell'aviatrice americana Amelia Earhart, è fuori gioco: il film, stroncato dalla critica americana come inutile, noioso, convenzionale e retorico, ha fatto un vero e proprio buco nell'acqua. Ad oggi Amelia registra una percentuale di recensioni positive del 16%, un autentico disastro. Raramente avviene che i critici americani siano così velenosi per progetti sulla carta così importanti. Ammetto di provare un certo compiacimento.
La situazione potrebbe complicarsi se Marion Cotillard (Nine) e Vera Farmiga (Up in the Air) venissero sostenute dai rispettivi studios come lead actress e fatte gareggiare nella categoria miglior attrice pur ricoprendo ruoli di supporto rispetto al personaggio principale maschile.

Qualche sorpresa potrebbe venire anche da Penelope Cruz: la sua interpretazione in Nine è da molti (tra quei pochi fortunati che hanno già visto il musical di Rob Marshall) considerata la migliore del film. Essendo la categoria di miglior attrice non protagonista troppo affollata ed avendo già vinto lo scorso anno con il film di Woody Allen, la diva spagnola potrebbe essere adeguatamente tenuta in considerazione come attrice protagonista per Gli abbracci spezzati, anche se il film di Pedro Almodovar ha ricevuto un'accoglienza tiepida.

A fine novembre dovrebbe uscire in America The Private Lives of Pippa Lee (in Italia chissà quando): già distribuito nei cinema inglesi dallo scorso luglio, il film di Rebecca Miller ha conquistato la critica soprattutto per la performance intensa e luminosa di Robin Wright Penn. Chissà se i distributori pensano di approntare una campagna promozionale per gli Oscar oppure no. Essendo un piccolo prodotto indipendente (ed essendo comunque gli Oscar i premi dell'industria) c'è la possibilità di vedere il film della Miller in lizza (solo) per gli Independent Spirit Awards. Quanto alla favolosa Michelle Pfeiffer di Cheri, nessuna previsione sembra tenerne più conto, ma la candidatura ai Golden Globes nella categoria best actress in a comedy dovrebbe essere assicurata.
Quali attrici vorreste che entrassero nella cinquina finale?

martedì 6 ottobre 2009

Nine e il suo cielo di star


Il trailer è già visibile su youtube dallo scorso giugno e per tutti gli appassionati di musical e di glamour cinematografico l’aggettivo che viene in mente non può che essere uno solo: elettrizzante. Il musical di Maury Yeston ispirato a 8 e mezzo di Federico Fellini è un capolavoro di stile in cui la fusione di musica e teatro rasenta la perfezione. Portato sulle scene per la prima volta nel 1982 con Raul Julia, è stato ripreso con buon successo a Broadway nel 2003 con Antonio Banderas, Mary Stuart Masterson e la favolosa Jane Krakowski. Dopo gli oscar di Chicago e l’esito piuttosto deludente di Memorie di una geisha, il regista Rob Marshall ha scelto di adattare per lo schermo un altro musical colto e sofisticato ma ci sono voluti anni per mettere insieme il cast. Daniel Day-Lewis e Marion Cotillard sono subentrati solo dopo che Javier Bardem e Catherine Zeta-Jones avevano dato forfait per la parti di Guido Contini e di sua moglie Luisa. Probabilmente Bardem, a differenza di Day-Lewis, avrebbe potuto rendere a pelle l’italianità del protagonista e la Zeta-Jones avrebbe sfoderato nuovamente la grinta che le ha fatto vincere l’oscar per Chicago.

Detto questo, l’attesa e le aspettative sono alle stelle per tutti i membri del cast: tutti sappiamo quanto Day-Lewis sia strepitoso come attore ma nessuno prima d’ora l’ha mai sentito cantare e la partitura per baritono alto di Guido Contini è tutt’altro che una passeggiata. Marion Cotillard ha già dimostrato di essere una brava cantante con La vie en Rose e Judy Dench è una consumatissima interprete teatrale oltre che una delle più acclamate interpreti del cinema d’oggi. Il suo ruolo, originariamente interpretato on stage da Chita Rivera, è uno dei più trascinanti del musical e dalle immagini del trailer sembra davvero calzarle a pennello. Forse fin troppo, tanto che se venisse candidata all’oscar come non protagonista credo sarebbe più per default e per reverenza, che per altro. Ma l’Academy venera Judy Dench, quindi staremo a vedere.

Più scivoloso il terreno in cui è chiamata a muoversi Nicole Kidman. Nel ruolo di Claudia ha l’arduo compito di non storpiare la canzone più bella e struggente del musical Unusual way. Certo, la Kidman in Moulin rouge cantava, e con una voce piuttosto gradevole e intonata, ma qui occorrerebbe un timbro sopranile di tutt’altro spessore. Forse è per questo che nessuna previsione la dà come probabile concorrente nella categoria supporting actress. Quanto a Peneloper Cruz, chi ha visto le preview giura che nel ruolo di Carla sia assolutamente strepitosa, pura dinamite. Far dimenticare la performance acrobatica e vocale di Jane Krakowski del brano A call from the Vatican è impresa ardua, ma la Cruz gode di uno sconsiderato amore da parte di critica e pubblico almeno dai tempi di Volver (dove però non cantava con la sua voce) e le prime immagini sembrano assolutamente dar ragione alle critiche entusiastiche delle preview. Completano il cast Kate Hudson, a quanto pare sorprendente nel ruolo della giornalista Stephanie Necrophorus e, unico nome italiano nonché irrinunciabile trait d’union con l’universo cinematografico di Fellini, Sophia Loren nella parte della mamma di Guido Contini. Dimenticavo: la Saraghina è Fergie, la vocalist dei Black Eyed Peas ed è sua la voce potente che nel trailer intona la tambureggiante Be Italian.

Nine esce in america il 25 novembre. Da noi bisognerà aspettare Natale o l’inizio del 2010. Non ci resta che contare i giorni. Aspettiamoci una campagna promozionale per gli oscar a tamburo battente nelle categorie miglior film, regia, attore protagonista (Day-Lewis), attrice protagonista (Cotillard), attrice non protagonista (Cruz, Dench).

Mirren e Cotillard new entries

Due novità questa settimana nelle previsioni per la categoria migliore attrice 2010.



Accolto positivamente al Telluride Film Festival e in procinto di essere presentato al Festival del Film di Roma il prossimo 18 ottobre, The Last Station, il dramma sull'ultimo anno della vita di Tolstoj diretto da Micheal Hoffman ed interpretato da Christopher Plummer nel ruolo dello scrittore russo e da Helen Mirren in quello di sua moglie, la contessa Sophia, è stato acquistato dalla Sony Pictures Classics, che sta pianificando una distribuzione entro dicembre in previsione degli oscar. Nel materiale narrativo biografico e nel cast di grande richiamo la Sony ha probabilmente visto notevoli possibilità di un ritorno in termini di nominations agli oscar. Aspettiamoci, quindi, di vedere candidati con buone probabilità Plummer (che non è mai stato nominato) e la Mirren (vincitrice nel 2006 con The Queen) nelle categorie Best Actor e Best Actress. Per Helen Mirren, tra le più acclamate interpreti contemporanee, sarebbe la conferma di un momento d'oro.


A scompaginare le carte nella lista delle probabili contendenti alla statuetta di migliore attrice arriva anche la notizia che Marion Cotillard sarà probabilmente sostenuta e pubblicizzata dal suo studio come lead actress per il musical Nine e non come supporting. Per chi conosce il meraviglioso musical di Mauri Yeston, questa decisione non può che apparire bizzarra, dato che l'unico personaggio principale del musical è evidentemente il protagonista maschile Guido Contini (Daniel Day-Lewis), circondato dalle donne della sua vita: la moglie Luisa (Marion Cotillard), l'amante Carla (Penelope Cruz), la musa Claudia (Nicole Kidman), l'impresaria LaFleur (Judy Dench), la madre (Sophia Loren). Pare che dalle preview il ruolo della Cotillard sia risultato quello di maggior rilievo in termini di cronometraggio e di impressione emotiva sugli spettatori per cui lo studio avrà pensato di promuovere la Cotillard a leading anche per evitare un'eccessiva concorrenza nella categoria supporting actress all'interno dello stesso film. Tornerò più tardi su Nine e sull' incredibile galleria di star femminili che Rob Marshall è riuscito a mettere insieme per il suo film. Per il momento, ecco la lista aggiornata della categoria best actress.

Meryl Streep, Julie&Julia

Carey Mulligan, An education

Gabourey Sidibe, Precious

Abbie Cornish, Bright Star

Helen Mirren, The last station

Hilary Swank, Amelia

Marion Cotillard, Nine

Michelle Pfeiffer, Cheri

Robin Wright Penn, The private lives of Pippa Lee

Saoirse Ronan, The Lovely Bones


Chi credete possa entrare nella cinquina finale?

martedì 29 settembre 2009

Best supporting actress 2010: first look

Ecco le attrici che potrebbero essere candidate quest'anno nella categoria best supporting actress:


Mo'nique, Precious

Marion Cotillard, Nine

Susan Sarandon, The lovely bones

Anna Kendrick, Up in the air

Julianne Moore, A single man

Penelope Cruz, Nine

Judi Dench, Nine

Vera Farmiga, Up in the air

A breve una discussione nel blog sulle effettive possibilità di questi otto nomi di entrare nella cinquina finale. In ogni caso risulta una categoria molto competitiva: ben due film, Up in the air e soprattutto Nine hanno buone possibilità di veder candidate più di un interprete.

Se Mo'nique risulta ad ora l'unico nome sicuro, Susan Sarandon potrebbe finalmente colmare il gap che la separa dalla sua ultima candidatura (trasformatasi in oscar) nel 1995 ed arrivare a sei nominations.
Ma soprattutto, sarebbe ora di riconoscere lo straordinario talento di Julianne Moore, che in A single man, il commovente debutto di Tom Ford, disegna un altro ritratto di donna sottile, sfumato, lucido e disperato. In attesa di vedere le relative performance (su A single man, che ho visto a Venezia, e sull'interpretazione di Julianne Moore, scriverò presto un post), chi vorreste vedere nella cinquina finale?


Oscar 2010, Best Actress: Meryl Streep Moment?


Con l'arrivo dell'autunno in America inizia the award season. Chi saranno le attrici che potrebbero avere la candidatura al premio Oscar quest'anno?
Meryl Streep, Julie & Julia
Carey Mulligan, An education
Gabourey Sidibe, Precious
Saoirse Ronan, The lovely bones
Hilary Swank, Amelia
Abbie Cornish, Bright star
Michelle Pfeiffer, Cheri
Robin Wright Penn, The private lives of Pippa Lee
Penelope Cruz, Broken Embraces
Nathalie Portman, Brothers
Audrey Tatou, Coco Before Chanel
Cominciamo da colei che dal 1978 è presente nella cinquina delle attrici nominate con una media invidiabile e insuperabile. E' infatti praticamente quasi sicuro che Meryl Streep afferri la sua sedicesima candidatura per il ruolo di Julia Child nel film di Nora Ephron Julie & Julia. Uscito in America all'inizio di agosto, il film è stato un successo (quasi 90 milioni di dollari di incasso) e ci regala una Streep strepitosa e divertita come in Mamma Mia! e ne Il diavolo veste Prada.
Sembra incredibile come questa star, considerata la più grande attrice contemporanea, sia riuscita a riconquistare il mondo a 60 anni, confermando ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, la sua strabiliante versatilità e longevità.


L'anno che ha segnato una decisiva sterzata alla sua carriera è stato proprio il 2006, con lo straordinario successo de Il diavolo veste Prada. Ma già nel 2002, con l'eccentrico ruolo in Adaptation e soprattutto con il bellissimo The Hours (in cui era il suo personaggio, Clarissa Vaughan, a fungere da collante fra le varie storie ed era la Streep, nonostante l'oscar a Nicole Kidman, l'unica vera vincitrice in termini di sfida attoriale fra le tre grandi), aveva dimostrato di essere sempre e ancora la numero uno, capace di passare dal dramma alla commedia come nessuna altra.

Sarebbe un crimine non vederla vincere nemmeno quest'anno (non vince dal 1982), anche se agli oscar molto raramente si vince per un ruolo leggero. Ma Meryl potrebbe sbancare i botteghini americani anche a Natale nella commedia di Nancy Meyers It's complicated, e il successo commerciale, si sa, è sempre un ottimo traino per i premi dell'industria. Se l'Academy si sentirà coGrassettolpevole di non averla onorata in cosi tanto tempo come è successo quest'anno con Kate Winslet (perfetta nel ruolo against the type di Hanna Schmidt in The Reader, ma Anne Hathaway in Rachel sta per sposarsi era davvero heartbreaking), l'oscar potrebbe finalmente tornare nelle sue mani. Dopo l'oscar come non protagonista per Kramer vs Kramer (1979) e quello da protagonista per La scelta di Sophie (1982), considerata ancora oggi una delle migliori performance mai fornite da un'attrice, Meryl avrebbe almeno dovuto vincere altre due volte:


per lo straziante ritratto di Francesca Johnson nel crepuscolare I ponti di Madison County di Eastwood (ma nel 1995 bisognava finalmente premiare Susan Sarandon, alla quinta candidatura per Dead man walking) e per la sottile perfidia e i 100 modi diversi di dare una singola battuta ("that's all", è tutto) di Miranda Priestley ne Il diavolo veste Prada (ma la Helen Mirren di The queen, da Venezia alle associazioni di critici americani, aveva fatto incetta di tutti i premi possibili).
Quest'anno, almeno finora, le uniche concorrenti della Streep sembrano essere due giovani attrici protagoniste di due film-rivelazione: Carey Mulligan per An education e Gabourey Sidibe per Precious. Dal Sundance a Toronto, questi due film hanno conquistato la critica e potrebbero concorrere agli oscar in molte categorie (film, regia, sceneggiatura, attori). Soprattutto Precious, vincitore del premio del pubblico a Toronto, potrebbe essere il The Millionaire di questa stagione (piccolo film indipendente che sconfigge i prodotti delle major).
Tornando alle attrici c'è grande trepidazione per Saoirse Ronan in The Lovely Bones l'attesissimo film di Peter Jackson: se venisse candidata sarebbe l'attrice più giovane della storia ad aver ottenuto due nominations (dopo Espiazione). Tutto dipenderà dal successo del film, ma è probabile anche che i votanti dell'Academy per la giovane età della Ronan spostino le proprie preferenze sui ruoli e sugli interpreti di supporto (Tucci e Sarandon). Abbie Cornish nel nuovo lavoro di Jane Campion Bright Star ha ricevuto critiche favorevolissime a Cannes e tutti sappiamo quanto la Campion sia magistrale nel dirigere le attrici (Hunter, Kidman, Winslet). Infine c'è l'Amelia di Hilary Swank, un film strombazzatissimo da mesi e un ruolo in cui si dovrebbe fare disastri per non essere nominati. Se il film dovesse piacere, la candidatura alla Swank è praticamente scritta sulla pietra. Ma se dovesse vincere il suo terzo oscar, ci sarebbe da radere Hollywood al suolo.
Altri nomi possibili: Penelope Cruz pare abbia molte piu chances quest'anno come non protagonista per Nine, piuttosto che come leading lady nel nuovo Almodovar (che ha ricevuto critiche contrastanti). Ma anche come non protagonista la Cruz ha appena vinto in Vicky Christina Barcelona, quindi potrebbe lasciare il posto alle altre star di Nine (Dench e Cotillard). The private lives of Pippa Lee, di Rebecca Miller, uscito in Gran Bretagna quest'estate, è stato accolto da critiche molto positive per tutto il cast e soprattutto per la prova di Robin Wright Penn: sulla scena ormai da 20 anni e mai nominata, potrebbe finalmente vedersi riconosciuta la sua bravura.

Infine Michelle Pfeiffer in Cheri. Apprezzato in Europa (soprattutto in Francia), ma snobbato in America (dove non hanno capito i toni apparentemente frivoli, la malinconia sotterranea e la perfetta adesione allo spirito del romanzo) Cheri di Stephen Frears non è stato il successo che ci si aspettava. Ma la Pfeiffer nel film non solo è perfetta nella parte, ma è assolutamente divina. Sostenuta da un'adeguata campagna promozionale, la Pfeiffer potrebbe portarsi a casa la sua quarta candidatura all'oscar. E non perchè avrebbe già dovuto vincerlo nel 1989 per I favolosi Baker, ma perchè in Cheri è semplicemente bravissima. Il film è ancora in una decina di sale sul territorio nazionale. Correte a vederla.