sabato 31 luglio 2010

Il lato nero dell'America: "The Blind Side" e "Precious"


Per una volta onore alla distribuzione italiana che si è ben guardata dal fare uscire in sala due patacche clamorose come The Blind Side (edito da poco direttamente in dvd) e Precious. Un’esclamazione chiaramente provocatoria, dovuta all’enorme, spropositata considerazione riservata in America a queste due pellicole sia dal pubblico (The Blind Side ha incassato più di 250 milioni di dollari!) che dalla critica (Precious figura in quasi tutte le liste dei migliori film dell’anno). Non si tratta di opere pessime (anche se Precious, sotto alcuni aspetti, lo è), soltanto ampiamente sopravvalutate. Oltre che speculari e solo all’apparenza contrapposte.


The Blind Side (tratto da una storia vera) è convenzionale, un classico dramma a sfondo sociale in puro Hollywood style con i soliti ingredienti messi in fila uno dietro l’altro (la giusta dose di ironia, attento bilancio tra patetismo ed asciuttezza, alternanza di dramma e commedia e l’ennesima celebrazione della perfetta famiglia americana e dell'importanza dell’istruzione per conseguire il successo) ma perlomeno non è pretenzioso. Sandra Bullock, con la sua innegabile simpatia e il suo charme quotidiano, funziona ed è l’unica ragione per seguire il film fino in fondo. Nel ruolo della generosa Leigh Anne Tuhoy, madre e moglie perfetta incline per natura ad aiutare il prossimo (accoglie in casa il giovane senzatetto afro-americano Michael Oher destinato a diventare un campione di football) la Bullock ha il piglio giusto, quel mix di ironia, grinta e trattenuta compassione che fa centro. L’Oscar come miglior attrice, però, è francamente troppo.


Discorso diverso merita Precious, Based on the Novel Push by Sapphire. L’incredibile calvario della sedicenne afro-americana Precious (Gabourey Sidibe) in quel di Harlem nel 1987 è raccontato con un gusto per gli aspetti più miserabili a dir poco discutibile e morboso, ed è rappresentato con uno stile così ricco e sovraccarico di effetti (flou, ralenti, fotografia patinata, camera a mano che vorrebbe scimmiottare il cinema verità, montaggio da videoclip) che contrasta in modo fastidioso e stridente con la materia trattata.
Tutto comincia quando Precious, obesa, analfabeta e vittima di abusi domestici (il padre la violenta; la madre, alcolizzata e disoccupata, la picchia e la tortura psicologicamente) scopre di essere per la seconda volta incinta del padre (il primo figlio, soprannominato “Mongo”, è affetto da sindrome di Down). Viene così sospesa da scuola ed inserita in un programma di recupero per ragazze disadattate nella speranza che, attraverso un’istruzione, possa finalmente dare una svolta alla sua vita. Difficile se il padre che ti ha stuprata e messo incinta due volte è malato di aids e ti ha passato il virus dell’hiv. E se hai una madre mostruosa che ti maltratta oltre ogni possibile immaginazione. L’unica via d’uscita per la povera Precious è la fantasia ed alcuni dei momenti più interessanti del film sono proprio quelli in cui entriamo nella sua immaginazione; e cosa può sognare una ragazzina sfortunata, derisa e vilipesa, se non la ricchezza, il successo, i riflettori del mondo dello spettacolo?


Con un tema del genere ci voleva un rigore ed una sensibilità che Lee Daniels non ha (ed è stato candidato all’Oscar...). Il regista invece sguazza pesantemente al fondo della miseria, calcando la mano il più possibile laddove il senso comune chiederebbe di alleggerire e cercando di strappare verità dalle sue attrici attraverso insistiti primi piani che hanno un che di pornografico. E a salvare la baracca ci provano (e ci riescono) proprio le attrici: Gabourey Sidibe, perfetta nell’esprimere l’opacità coriacea e l'immensa sofferenza di Precious e soprattutto Mo’nique, in una performance sensazionale che le è valsa tutti i premi del mondo. Quando è in scena lei non puoi guardare da nessun altra parte, tanto è impressionante e spaventosa.

The Blind Side: 6
Precious: 5/6

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