sabato 31 luglio 2010

Best Confidential Awards 2009-2010: and the winners are


Best Movie


Avatar di James Cameron
2 posto: Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino
3 posto: Bright Star di Jane Campion

(A Serious Man - Il nastro bianco - Vincere - Coraline -
Il profeta - A Single Man - Nemico pubblico)




Best Director


Quentin Tarantino per Bastardi senza gloria
2 posto: Joel & Ethan Coen per A Serious Man
3 posto: Jane Campion per Bright Star
(Michael Haneke per Il nastro bianco - James Cameron per Avatar)



Best Actress

Abbie Cornish per Bright Star
2 posto: Michelle Pfeiffer per Chéri
3 posto: Meryl Streep per Julie & Julia / E' Complicato
(Saoirse Ronan per Amabili resti - Helen Mirren per The Last Station)



Best Actor


Colin Firth per A Single Man
2 posto: Joaquin Phoenix per Two Lovers
3 posto: Viggo Mortensen per The Road
(Michael Stuhlbarg per A Serious Man - Ben Whishaw per Bright Star)




Best Supporting Actress


Mo'nique per Precious
2 posto: Marion Cotillard per Nemico pubblico / Nine
3 posto: Julianne Moore per A Single Man
(Vera Farmiga per Tra le nuvole - Samantha Morton per The Messanger)



Best Supporting Actor


Christoph Waltz per Bastardi senza gloria
2 posto: Stanley Tucci per Amabili resti
3 posto: Alec Baldwin per E' complicato
(Woody Harrelson per The Messanger - Christopher Plummer per The Last Station)



Best European Movie


Il nastro bianco di Michael Haneke
2 posto: Il Profeta di Jacques Audiard
3 posto: Fish Tank di Andrea Arnold
(Lourdes - Il mio amico Eric)



Best European Act


Tahar Rahim per Il Profeta
2 posto: Katie Jarvis per Fish Tank
3 posto: Penelope Cruz per Gli abbracci spezzati




Best Italian Movie


Vincere di Marco Bellocchio
2 posto: La prima cosa bella di Paolo Virzì




Best Italian Act


Giovanna Mezzogiorno per Vincere
2 posto: Valerio Mastandrea per La prima cosa bella
3 posto: Stefania Sandrelli per La prima cosa bella




Best My Heart Confidential


Chéri di Stephen Frears
2 posto: A Single Man di Tom Ford
3 posto: Bright Star di Jane Campion
(Coraline - Amabili resti)

Il lato nero dell'America: "The Blind Side" e "Precious"


Per una volta onore alla distribuzione italiana che si è ben guardata dal fare uscire in sala due patacche clamorose come The Blind Side (edito da poco direttamente in dvd) e Precious. Un’esclamazione chiaramente provocatoria, dovuta all’enorme, spropositata considerazione riservata in America a queste due pellicole sia dal pubblico (The Blind Side ha incassato più di 250 milioni di dollari!) che dalla critica (Precious figura in quasi tutte le liste dei migliori film dell’anno). Non si tratta di opere pessime (anche se Precious, sotto alcuni aspetti, lo è), soltanto ampiamente sopravvalutate. Oltre che speculari e solo all’apparenza contrapposte.


The Blind Side (tratto da una storia vera) è convenzionale, un classico dramma a sfondo sociale in puro Hollywood style con i soliti ingredienti messi in fila uno dietro l’altro (la giusta dose di ironia, attento bilancio tra patetismo ed asciuttezza, alternanza di dramma e commedia e l’ennesima celebrazione della perfetta famiglia americana e dell'importanza dell’istruzione per conseguire il successo) ma perlomeno non è pretenzioso. Sandra Bullock, con la sua innegabile simpatia e il suo charme quotidiano, funziona ed è l’unica ragione per seguire il film fino in fondo. Nel ruolo della generosa Leigh Anne Tuhoy, madre e moglie perfetta incline per natura ad aiutare il prossimo (accoglie in casa il giovane senzatetto afro-americano Michael Oher destinato a diventare un campione di football) la Bullock ha il piglio giusto, quel mix di ironia, grinta e trattenuta compassione che fa centro. L’Oscar come miglior attrice, però, è francamente troppo.


Discorso diverso merita Precious, Based on the Novel Push by Sapphire. L’incredibile calvario della sedicenne afro-americana Precious (Gabourey Sidibe) in quel di Harlem nel 1987 è raccontato con un gusto per gli aspetti più miserabili a dir poco discutibile e morboso, ed è rappresentato con uno stile così ricco e sovraccarico di effetti (flou, ralenti, fotografia patinata, camera a mano che vorrebbe scimmiottare il cinema verità, montaggio da videoclip) che contrasta in modo fastidioso e stridente con la materia trattata.
Tutto comincia quando Precious, obesa, analfabeta e vittima di abusi domestici (il padre la violenta; la madre, alcolizzata e disoccupata, la picchia e la tortura psicologicamente) scopre di essere per la seconda volta incinta del padre (il primo figlio, soprannominato “Mongo”, è affetto da sindrome di Down). Viene così sospesa da scuola ed inserita in un programma di recupero per ragazze disadattate nella speranza che, attraverso un’istruzione, possa finalmente dare una svolta alla sua vita. Difficile se il padre che ti ha stuprata e messo incinta due volte è malato di aids e ti ha passato il virus dell’hiv. E se hai una madre mostruosa che ti maltratta oltre ogni possibile immaginazione. L’unica via d’uscita per la povera Precious è la fantasia ed alcuni dei momenti più interessanti del film sono proprio quelli in cui entriamo nella sua immaginazione; e cosa può sognare una ragazzina sfortunata, derisa e vilipesa, se non la ricchezza, il successo, i riflettori del mondo dello spettacolo?


Con un tema del genere ci voleva un rigore ed una sensibilità che Lee Daniels non ha (ed è stato candidato all’Oscar...). Il regista invece sguazza pesantemente al fondo della miseria, calcando la mano il più possibile laddove il senso comune chiederebbe di alleggerire e cercando di strappare verità dalle sue attrici attraverso insistiti primi piani che hanno un che di pornografico. E a salvare la baracca ci provano (e ci riescono) proprio le attrici: Gabourey Sidibe, perfetta nell’esprimere l’opacità coriacea e l'immensa sofferenza di Precious e soprattutto Mo’nique, in una performance sensazionale che le è valsa tutti i premi del mondo. Quando è in scena lei non puoi guardare da nessun altra parte, tanto è impressionante e spaventosa.

The Blind Side: 6
Precious: 5/6

venerdì 30 luglio 2010

Lezioni di poesia con Jane Campion


"Una cosa bella è una gioia per sempre. Cresce di grazia, mai passerà nel nulla" (Keats, Endimione)

Come Bright Star abbia potuto mancare tutte le nomination principali all'ultima edizione degli Oscar (a parte quella, meritatissima, per i costumi di Janet Patterson) resta una mistero. E come l'Academy abbia potuto preferire all'ultimo lavoro di Jane Campion il più convenzionale An Education (per citare il titolo più vicino per gusto e sensibilità) insieme ad un paio di altri film decisamente meno degni (leggi The Blind Side e Precious, di cui parlerò a breve) è una vergogna. Qualcuno dica a Jane Campion che Bright Star non avrà avuto fortuna agli Oscar ma è stato immediatamente inserito nelle canditature ai Best Confidential Awards 2009-2010 come miglior film, miglior regia, miglior attrice e miglior attore. Oltre a figurare nella cinquina Best My Heart Confidential che annovera i miei titoli preferiti della stagione appena conclusa: Coraline, Chéri, A Single Man e Amabili Resti.

"Una poesia deve essere compresa attraverso i sensi", "lenisce l'animo e lo incita ad accettare il mistero", dice il giovane poeta Keats alla neo allieva Fanny nel corso della loro prima lezione di poesia. Ed è attraverso i sensi che va esperito e compreso un film come Bright Star: luminoso e puro come il suo titolo, come le parole di Keats, come il volto sublime di Abbie Cornish.

La tormentata storia d'amore tra John Keats, orfano senza rendita e dalla salute cagionevole, e la vicina di casa Fanny Brawne, ricamatrice dal temperamento forte, caparbio ed indipendente nonché musa del poeta nei suoi ultimi anni di vita (1818-1821), offre a Jane Campion l'occasione per un film fuori dal tempo e dalle mode, perfettamente ancorato nello stile visivo (trasparente) e nel passo narrativo (piano e silenzioso) all'idea di amore romantico espressa nelle poesie di Keats. Il risultato è un gioiello assoluto di misura, rigore e grazia, all'altezza dei capolavori dell'autrice neozelandese, Lezioni di Piano e Ritratto di Signora.

Ma se nei film precedenti la Campion sviscerava la dimensione selvaggia e carnale dell'amore o quella dell'amore come violenza e fascinazione/sottomissione psicologica, in Bright Star è l'amore vagheggiato attraverso la sublimazione poetica a costituire il centro del discorso. Non c'è spazio per la fisicità, se non in brevi fugaci momenti (elettrizzanti) ma questo non vuol dire che il dolore e la passione non siano ugualmente lancinanti. Tutto passa attraverso la magia della parola poetica, che si tratti di un poema appena composto o di una lettera che tiene avvinti gli amanti ad un sogno, una promessa, l'attesa di un ritorno. Una parola poetica che non è mai stata così sensuale e così abilmente tradotta in immagini.



La Campion taglia inquadrature-capolavoro con la luce così come Fanny ricama e taglia tessuti e Keats compone architetture di parole. Arte. Il film non corre mai il rischio dell'esercizio di stile e dell'accademismo proprio perché ogni immagine ha una densità ed una compenetrazione di forma e contenuto che toglie il fiato. Nessun movimento di macchina gratuito. Nessun momento narrativo o artificio registico superfluo. Ma Bright Star funziona perfettamente anche come rasserenato ed al tempo stesso dolente melodramma su un amore imbevuto di poesia e destinato, come tale, a scontrarsi con il mondo prosaico (la condizione economica di Keats che non gli permette di sposare Fanny, l'avversione del suo tutore, Charles Brown, la malattia). E come tale è dominato da un'eroina volitiva ed orgogliosa che lotta fino alla fine per restare vicina al suo amato.


Ben Whishaw sembra nato per incarnare John Keats, ma l'anima del film è Abbie Cornish. La Campion è sempre stata magistrale nel dirigere le sue attrici fino ad un livello di eccellenza. E dopo Hunter, Kidman e Winslet, non smentisce il proprio dono con la Cornish: radiosa, misurata e potente, alterna l'orgoglio, la spigolosità e la schiettezza salottiera delle prime scene ("Il mio cucire ha più merito ed ammiratori degli scarabocchi di entrambi. Ed io posso ricavarci denaro", sentenzia verso Brown e Keats) ai fremiti dell'amore in tutte le sue fasi, tra dolcezza, paura, estasi ed abbandono. Fino all'epilogo, indimenticabile, senza dubbio tra i finali più belli dell'anno (e bello quanto la corsa di Nicole/Isabel Archer nel finale di Ritratto di Signora): la reazione di Fanny alla notizia della morte di Keats è una scena di devastante intensità (e rigore registico da manuale) e la Cornish avrebbe meritato l'Oscar solo per questo momento. L' immagine della carrozza funebre in una Piazza di Spagna mai così deserta è raggelante. Ed è magnifico l'ultimo primo piano su Fanny che cammina nel bosco vestita di nero e recita tra le lacrime i versi del suo amato.


"Ristorati ed imperlati dal piacere", applaudiamo in silenzio.

giovedì 29 luglio 2010

Venezia 2010 lancia i suoi assi


Il presidente della Giuria sarà Quentin Tarantino. A giudicare con lui i film del concorso ci saranno Guillermo Arriaga, Danny Elfman, Gabriele Salvatores, Luca Guadagnino, Arnaud Desplechin e Ingeborga Dapkunaite.

E' stato annunciato stamane in conferenza stampa a Roma alla presenza del direttore Marco Muller il programma della 67esima Mostra del Cinema di Venezia. Tra i film in concorso, oltre a Black Swan di Aronofski, anche Somewhere di Sofia Coppola, l'atteso Miral di Julian Schnabel, Promises Written in Water di Vincent Gallo e gli ultimi lavori di François Ozon, Tom Tykwer, Alex De La Inglesias e Monte Hellmann. Nutritissima la pattuglia italiana con La solitudine dei numeri primi di Saverio Costanzo, La pecora nera di Ascanio Celestini, Noi credevamo di Mario Martone e La passione di Carlo Mazzacurati.

Fuori concorso spazio a The Town, opera seconda di Ben Affleck, Sorelle mai di Marco Bellocchio (con Alba Rohrwacher e Donatella Finocchiaro), Vallanzasca di Michele Placido, Machete di Robert Rodriguez, The Tempest di Julie Taymor.
Nella sezione Orizzonti spiccano i nomi di Guillermo Arriaga, Catherine Breillat e Manoel De Oliveira. Potete consultare il programma completo del Festival al link
http://www.labiennale.org/it/cinema/mostra/film/film.html

Tony Awards 2010: Hollywood actors on top


Dopo aver messo il blog in stand-by per quasi due mesi (sulle motivazioni di un simile letargo chiedete al mio analista) sono costretto a recuperare il tempo perduto e a ricapitolare velocemente sui grandi eventi dello show businness americano di cui non ho potuto fare una cronaca tempestiva. E così, dopo le candidature agli Emmy, è necessario un breve post sui Tony Awards, assegnati all'inizio di giugno, se non altro perché la cerimonia ha visto trionfare più che mai le star di Hollywood.

Catherine Zeta-Jones, raggiante ed incontenibile, ha vinto come miglior attrice per il musical A Little Night Music. Le manca solo un Emmy per entrare nella ristretta rosa degli attori insigniti dei tre premi principali dello spettacolo a stelle e strisce (Oscar, Tony ed Emmy). Vince sempre al primo colpo la Zeta-Jones. E' l'immagine sputata dell'ambizione, della sicurezza, del successo. E della fortuna. Ma come musical performer è magnifica.


Scarlett Johansson ha ritirato il premio come miglior attrice non protagonista per la sua performance in Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller. Se pensavate che la sua immagine fosse appannata state certi che il Tony funzionerà da ottimo trampolino per il rilancio della sua carriera. Una carriera pronta a spiccare il volo è sicuramente quella di Eddie Redmayne, miglior attore non protagonista per Red. Era il disturbatissimo figlio gay di Julianne Moore in Savage Grace ed è in pole position per il ruolo principale in War Horse di Spielberg, previsto per il 2012.


Infine Denzel Washington e Viola Davis (indimenticabile in Doubt) hanno trionfato come miglior attori per Fences (miglior revival di un'opera in prosa). La Davis ha sconfitto così Laura Linney (nominata per Time Stands Still), che si vede soffiare sotto il naso Oscar e Tony uno dietro l'altro (ma può consolarsi con l' Emmy vinto lo scorso anno per la miniserie John Adams).

Emmy nomination: dominano "Mad Men" e "Glee"


Va bene, lo ammetto. Sono leggermente in ritardo ma non posso non postare nulla sulle candidature agli Emmy Awards, annunciate lo scorso 8 luglio, ora che da Damages a Mad Men fino a True Blood i serial tv americani stanno diventando la mia nuova passione (e qualcuno mi suggerisce caldamente di dare un'occhiata anche a Dexter).

Tra le serie drammatiche Mad Men (terza stagione) fa ancora una volta incetta di nomination: miglior serie, miglior attore (John Hamm) ed attore non protagonista (John Slattery) e pioggia di candidature sulle magnifiche attrici principali, January Jones (lead) e Christina Hendricks ed Elizabeth Moss (supporting). Non era mai successo che venissero nominate tutte e tre. A volte Dio esiste.


Tra le altre drama series si confermano Dexter (nomination come miglior serie e miglior attore, Micheal C Hall), Lost (miglior serie ed attore protagonista, Matthew Fox) e The Good Wife (serie, attrice Juliana Marguiles ed attrice non protagonista Christine Baranski). Successo anche per Breaking Bad (miglior serie ed attore Bryan Cranston). True Blood è l'unica serie nominata che non riesce a strappare nessuna candidatura per gli attori (il cast in realtà è strepitoso, ma lo script lo è ancora di più).

Hugh Laurie di Doctor House continua a collezionare nomination come miglior attore ma la serie non entra nella cinquina delle migliori dell'anno. Stessa cosa dicasi per Damages stagione 3 (in questi giorni la serie è stata confermata per altre due stagioni di dieci episodi l'una) , ma Glenn Close (lead), Rose Byrne (supporting) e Martin Short (lead) sono tutti candidati. Anche quest'anno Kyra Sedwick è nominata per The Closer. Anche basta.


Tra le comedy series trionfo annunciato del fenomeno Glee: nomination nelle categorie miglior serie, attrice (Lea Michelle), attore (Matthew Morrison), attrice non protagonista (Jane Lynch) ed attore non protagonista (Chris Colfer). Nurse Jackie conferma il successo di Edie Falco dopo The Sopranos (miglior serie e miglior attrice). The Office ottiene la candidatura come miglior serie e per il miglior attore, il lanciatissimo Steve Carell, ed anche 30Rock non dà cenni di appannamento e colleziona nomination come miglior serie, attrice (Tina Fey), attore (Alec Baldwin) ed attrice non protagonista (Jane Krakoski). Ma attenzione alla sitcom Modern Family, in lizza come miglior serie e per quattro attori non protagonisti. Toni Collette, infine, è di nuovo candidata per The United States of Tara.


Quanto alla categoria miniserieCorsivo o tv movie in lizza per l'Emmy come miglior attore sono Jeff Bridges (A Dog Year), Ian McKellen (The Prisoner), Micheal Sheen e Dennis Quaid (The Special Relationship) ed Al Pacino (You Don't Know Jack), mentre come miglior attrice le candidate sono Maggie Smith (Capturing Mary), Joan Allen (Georgia O' Keeffe), Judi Dench (Return to Cranford), Hope Davis (The Special Relationship) e Claire Danes (Temple Grandin).
Tra i non protagonisti spiccano i nomi di John Goodman, Susan Saradon e Brenda Vaccaro (You Don't Know Jack), David Strathairn, Julia Ormond e Catherine O'Hara (Temple Grandin), Jonathan Pryce (Return to Cranford) e Kathy Bates (Alice).

mercoledì 28 luglio 2010

"Black Swan" apre la Mostra di Venezia


Domani ci sarà la conferenza stampa di presentazione del programma ufficiale della prossima Mostra del Cinema (Venezia, 1-12 settembre) ma la Biennale ha già annunciato il titolo di apertura: si tratta dell'attesissimo Black Swan interpretato da Natalie Portman e con cui Darren Aronofski torna in laguna dopo il Leone D'oro per The Wrestler. Qui sopra una prima, sfolgorante immagine della Portman nel ruolo della ballerina protagonista del film.
Già noto anche il film di chiusura della kermesse, The Tempest di Julie Taymour, trasposizione de La Tempesta di Shakespeare con Helen Mirren primo Prospero femminile della storia. Il programma del Festival si fa già succulento.

Susan regina del Giffoni Film Festival


Susan Sarandon ama l'Italia. Qualche giorno fa, ospite al Giffoni Film Festival, ha ricevuto il Premio Truffaut alla carriera ed è stata accolta dall'ovazione del pubblico di giovanissimi che affolla la Cittadella del Cinema. In occasione dell'ennesima trasferta italiana della grande attrice, potete trovare su Loudvision un profilo della Sarandon, terzo capitolo della mia rubrica Modern Divas (dopo quelli dedicati a Glenn Close e Cate Blanchett). Buona lettura!
http://www.loudvision.it/rubriche-modern-divas-il-cuore-di-susan-sarandon--885.html#maintitle

La marcia trionfale di "The Kids Are All Right"


Toy Story 3 ha fatto sfracelli e dovrebbe presto superare la soglia dei 400 milioni di dollari di incasso. The Twilight Saga - Eclipse è andato benissimo (anche in Italia, considerata la stagione) a conferma di un trend, quello del vampiro neo-romantico, di cui il pubblico sembra ancora non sazio (si veda anche il successo del serial tv True Blood, la cui terza stagione è appena partita negli Usa). L'attesissimo Inception, molto apprezzato dalla critica, è già a quota 143 milioni in appena due week end, mentre Salt, action movie vehicle per Angelina Jolie ha debuttato la scorsa settimana raccogliendo la ragguardevole somma di 36 milioni in soli tre giorni.

Ma sta per entrare in top ten The Kids Are All Right, gay indie dramedy costato appena 4 milioni di dollari, uscito in distribuzione limitata il 9 luglio in appena sette sale registrando la più alta media per sala del 2010 (72mila dollari!) e gia arrivato a quota 5 milioni di incasso in soli tre week end (la Focus ha ampliato il numero delle sale a 38 nel secondo week end e a 201 nel terzo e sta organizzando una distribuzione a tappeto per le prossime settimane). Il successo del film era facilmente pronosticabile, vista l'accoglienza trionfale al Sundance e a Berlino: a oggi Kids è il film meglio recensito dell'anno, con una percentuale di recensioni positive su Rottentomatoes del 96%. Nomination all'Oscar assicurata per Annette Bening, Mark Ruffalo, sceneggiatura e miglior film, mentre per Julianne Moore tutto dipenderà dalla categoria in cui potrebbe essere inserita, Best Actress o Best Supporting.

Restando in campo indie, notevole anche il successo di Winter's Bone (3.5 milioni di incasso per un budget di 2 milioni), Io sono l'amore (3.2 milioni) e Cyrus con Marisa Tomei e John C. Reilly (6.4 milioni).

L'autenticità della vita in "Fish Tank"


Distribuito dalla OneMovie in solo 18 copie, Fish Tank è un film da non perdere, unanimemente lodato dalla critica europea e statunitense ed immediatamente inserito nella lista delle nomination ai Best Confidential Award nella categoria miglior film e Best Act (la bravissima Katie Jarvis, attrice non professionista). Su Loudvision la mia recensione dell'opera seconda della regista britannica Andrea Arnold.
http://www.loudvision.it/cinema-film-fish-tank--1085.html

Fratellanza gay e neonazismo


E' uscito all'inizio di luglio il film vincitore del Marc'Aurelio d'Oro all'ultima edizione del Roma Film Festival. Su Loudvision trovate la mia recensione di Brotherhood - Fratellanza insieme ad una breve intervista al regista Nicolo Donato ai seguenti link: http://www.loudvision.it/cinema-film-fratellanza-brotherhood--1069.html
http://www.loudvision.it/cinema-interviste-fratellanza-brotherhood-nicolo-donato--171.html

lunedì 31 maggio 2010

"Vivere nel passato è il mio futuro"


"Forse sono gelosa che fra noi non ci sia stato un amore così.
In realtà non ho mai avuto un amore così."

Charley (Julianne Moore) a George Falconer (Colin Firth) in A Single Man di Tom Ford

domenica 30 maggio 2010

Fumbling Towards Illusion


"Companion to our demons
They will dance, and we will play
With chairs, candles and cloth
making darkness in the day
It will be easy to look in or out
upstream or down without a thought.


And if I shed a tear I won't cage it
I want fear love
And if I feel the rage I won't deny it
I won't fear love"

Da Fumbling Towards Ecstasy (1994) di Sarah Mclachlan.
Countdown per l'uscita del nuovo cd Laws of Illusion il 15 giugno. Il primo brano in scaletta è Awakenings. Seguono titoli come Illusion of Bliss, Loving you is easy (il primo singolo, bellissimo) Forgiveness, Rivers of Love, Love Come. Un concept album sulla madre di tutte le illusioni, l'amore, con le sue leggi crudeli e inappellabili? E cos'è in fondo l'amore se non un'illusione di (cieca) beatitudine che al risveglio lascia sconforto, delusione e la feroce consapevolezza di non poterne fare a meno e di volerne, nonostante tutto, ancora e di più? Lunga vita ad artisti come Sarah Mclachlan, capaci di mettere in musica emozioni autentiche. Can't wait to listen to this album.

Addio Dennis


Aveva da poco ricevuto la sua stella sull' Hollywood Boulevard. Ieri all'età di 74 anni Dennis Hopper ci ha lasciato per sempre. Resta l'immagine di attore e uomo ribelle ed anticonformista, straordinario interprete di Easy Rider, L'amico americano e Velluto Blu. Uno dei più grandi cattivi del cinema americano di tutti i tempi.

venerdì 28 maggio 2010

La strada di Viggo


Week end al cinema? Lasciate perdere accuratamente Una canzone per te e La regina dei castelli di carta. Sorvolate su Sex & the City 2 (praticamente stroncato dalla critica ad ogni latitudine) se volete che vi resti un buon ricordo della serie tv. Degni di attenzione invece The Last Station e soprattutto The Road con un immenso Viggo Mortensen.

Il film è un dramma dal passo lento e sospeso con terrificanti venature horror. Padre e figlio attraversano un'America post-apocalittica grigia e desolata, battuta da freddo, piogge frequenti e terremoti. Devono raggiungere la costa, verso sud, nella speranza di andare incontro ad un clima più caldo. Tutt'intorno solo devastazione e miseria: non c'è ombra di vegetazione, la fauna è scomparsa, la terra sta morendo. Sopravvivono con quel po' di cibo che riescono a trovare ma la paura più grande non è quella di morire di fame. L'orrore concreto ed indicibile viene dalla paura di finire vittime dei gruppi di cannibali che percorrono le strade o si nascondono in case all'apparenza abbandonate. Camminano, padre e figlio, e dentro di loro "portano il fuoco" dell'umanità che non si lascia travolgere dal male ed ha fiducia nella vita.


Accolto senza entusiasmo a Venezia 2009 ma molto apprezzato dalla critica americana, The Road è un film coraggioso ed importante, imperfetto e bellissimo. Sebbene i flashback che riguardano il rapporto tra il padre e la madre (una funzionale Charlize Theron) e con i quali si allude ad un luminoso tempo pre-apocalisse e alla dolorosa decisione suicida della donna siano piuttosto scivolosi, Hillcoat è abbastanza intelligente da evitare di ricostruire il momento dell'apocalisse. Non occorre mostrare: vedendone le conseguenze gli spettatori possono benissimo immaginare l'immane portata del disastro. Ed è molto bravo nel disegnare immagini di sconfortante desolazione sotto cieli cupi e gonfi di pioggia. Forse fin troppo. Nei piani lunghi che vedono padre e figlio camminare lungo sentieri deserti circondati da una natura morente c'è come la ricerca di una poesia nella miseria, un'estasi della desolazione, un'elegia del grigiore post-apocalittico. Sono immagini bellissime da vedere e questa bellezza è in violento contrasto con il contenuto stesso dei vari quadri. Laddove il passo estatico/desolato cede il posto all'azione nello scontro con gli altri sopravvissuti (fra cui un magnifico Robert Duvall in una scena memorabile) il dramma ha la meglio sulla poesia, l'orrore dilaga, le emozioni espolodono ed il film decolla.


Viggo Mortensen si conferma uno dei più grandi attori viventi ed è uno scandalo che non sia stato candidato all'Oscar per questo ruolo. Non c'è nulla di superfluo ed eccessivo nella sua interpretazione. Tutto è vero, intenso, palpabile. Nel corpo ferito, sul volto scavato e nello sguardo terrorizzato ma ancora vivo vibra quel "fuoco" di cui parla McCarthy e tutto l'amore del mondo che un padre può volere al proprio figlio. Ed è nel bellissimo rapporto tra i due personaggi che il film segna un altro punto a favore: Mortensen ed il piccolo, bravissimo Kodi Smith McPhee sono credibilissimi e devastanti. E nel finale, uno dei più belli dell'anno, il passaggio metaforico della fiaccola dal padre al figlio è straziante.

Viggo è già sul set del nuovo film di David Cronenberg previsto per il 2011. A Dangerous Method racconterà la nascita della psicanalisi attraverso il rapporto tra Sigmund Freud, interpretato da Mortensen, e Carl Jung, cui darà il volto Michael Fassbender. Con tutto il rispetto per i tandem Burton-Depp e Scorsese-DiCaprio, il binomio autore-star che preferisico è quello metafisico e carnale composto da Cronenberg e Mortensen. Altro capolavoro in arrivo?

Voto: 7

Sex & the Desert


Indefessi fan della gloriosissima serie (che fu) riempirete anche questo week end le sale di tutto il mondo inchinandovi di fronte al ritorno di Carrie & socie? Si pronosticano incassi da capogiro per Sarah Jessica Parker anche se, visto il trailer e data un'occhiata alla sinossi del film, questo nuovo capitolo di Sex & The City avrebbe dovuto intitolarsi Sex & The Desert. Resisterà l'universo modaiolo e frizzante di Carrie, Samantha, Charlotte e Miranda al suo secondo gonfiaggio su scala cinematografica?

lunedì 24 maggio 2010

Betty e Don Draper postcards




Jon Hamm (Don Draper) e January Jones (Betty Draper) in tre stupende foto pubblicitarie di Mad Men. Mad about this serial.

Mad Women


Betty, Joan o Peggy? Completamente soggiogato dal fascino psicologico e dalla crescente spirale drammatica della seconda stagione di Mad Men, non riesco proprio a decidere a quale personaggio femminile votare il mio cuore. Tutti e tre finemente scritti ed altrettanto straordinariamente interpretati da January Jones, Christina Hendricks ed Elisabeth Moss. Invito chiunque non conoscesse ancora questa serie (giunta alla terza stagione negli Usa) a correre ai ripari. Per quanto riguarda i personaggi maschili naturalmente non c'è gara: Don Draper (Jon Hamm) li batte tutti. E' un fuoriclasse, nel bene e nel male.




Qual'è la vostra eroina preferita di Mad Men? Mi raccomando però, nessuno spoiler sul finale della seconda stagione: sono ancora alla nona puntata.