lunedì 28 dicembre 2009

Intatta magia Disney


Un commovente e nostalgico tuffo nel passato all'insegna del recupero della tradizione questo nuovo (49°) lungometraggio Disney. In controtendenza rispetto al 3D in voga e all'animazione digitale, La principessa e il ranocchio è tutto disegnato a mano con l'inconfondibile tratto di casa Disney, morbido e rotondo. Basterebbe questo per fare del film di John Musker e Ron Clements (gli stessi de La sirenetta e Alladin) un oggetto inclassificabile, alieno e fuori dal tempo che merita rispetto ed attenzione. Sembra ieri eppure sono passati quasi venti anni dagli ultimi veri capolavori Disney, La sirenetta, La Bella e la Bestia e l'inarrivabile Il Re Leone: La principessa e il ranocchio ne ripropone la stessa collaudatissima formula e ne conserva intatta la purezza dei sentimenti, la magia delle immagini, l'inguaribile ottimismo e la complessità narrativa. Elementi che facevano dei vecchi film Disney degli autentici instant classics.

Pur non eguagliando i modelli, l'ultima fatica Disney è un bellissimo film, denso da un punto di vista narrativo e visivamente caleidoscopico. L'ambientazione nella New Orleans inizio secolo scorso, tracimante di vita, animata da jazz e riti voodoo, e circondata da melmose paludi, è originale e graficamente eccellente. Così come azzeccate e coerenti sono le scelte musicali che evitano melodie pop in favore di un jazz trascinante e sincopato. Ma è l'affidare l'immancabile storia d'amore ad una coppia di neri, la cameriera Tiana e il principe Naveen, il vero elemento a passo coi tempi. Anche se a ben guardare la storia è sempre la stessa: lei, emancipata, volitiva ed indipendente, sogna di aprire un ristorante e pensa a tutto meno che all'amore; lui, un principe fannullone e donnaiolo, pensa solo a fare strage di cuori, ma non si è mai veramente innamorato di nessuna. "Devi scavare a fondo per trovare quello di cui hai veramente bisogno", dice mamma Odie, veggente voodoo che vive in mezzo alla palude. E così accadrà: tra trasformazioni e riti magici, inseguimenti rocamboleschi e ricCorsivoonoscimenti, i due giovani si avvicineranno e si scopriranno innamorati. E alla fine, come ogni fiaba che si rispetti, coroneranno il loso sogno d'amore.

Intorno a Tiana e Naveen, la classica, stupefacente galleria di personaggi: il mago Facilier è allampanato e viscido come Jafar e le ombre striscianti dell'aldilà omaggiano gli spiriti de "La notte sul Monte Calvo" in Fantasia; l'alligatore Louis sembra uscire direttamente da Il Libro della Giungla; l'amica Lottie, buffa e viziata, regala più di una sorpresa al di là dello stereotipo della bionda stupida e capricciosa, ma è la lucciola Ray il personaggio geniale, romantico e straziante nel suo amore per la stella Evangeline.

Se c'è qualcosa della vecchia formula Disney che ormai non convince più è la struttura da musical che prevede una canzone per ogni personaggio. Non potendo contare sulla penna ispiratissima di autori come Howard Ashman ed Alan Menken, nessuna canzone resta davvero impressa nella mente e la colonna sonora, pur vitale e trascinante, scorre anonima e senza picchi. Molto bella, comunque, "All that I needed" cantata da Ne-Yo sui titoli di coda.

Voto: 7

1 commento:

  1. Mi dispiace dirlo ma non c'è niente di nuovo (o quasi): Tiana è Belle abbronzata, il principe è il solito principe ma abbronzato, il cattivo è il solito cattivo, il coccodrillo l'abbiamo visto già cento volte... insomma c'era davvero bisogno di fare un nuovo film?
    ...Beh forse sì, i ranocchi sono nuovi e simpatici, l'ambientazione in palude è inedita e davvero affascinante, per non parlare della lucciola Ray e della stella Evangeline, assolutamente indimenticabili!
    Quindi forse lavorando un po' di più sui disegni dei protagonisti umani, per renderli un po' più originali (considerando che la favola è quella che è e più di tanto non si può osare chiedere), il film sarebbe sembrato meno lungo e davvero piacevole dall'inizio alla fine.

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