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giovedì 29 luglio 2010

Emmy nomination: dominano "Mad Men" e "Glee"


Va bene, lo ammetto. Sono leggermente in ritardo ma non posso non postare nulla sulle candidature agli Emmy Awards, annunciate lo scorso 8 luglio, ora che da Damages a Mad Men fino a True Blood i serial tv americani stanno diventando la mia nuova passione (e qualcuno mi suggerisce caldamente di dare un'occhiata anche a Dexter).

Tra le serie drammatiche Mad Men (terza stagione) fa ancora una volta incetta di nomination: miglior serie, miglior attore (John Hamm) ed attore non protagonista (John Slattery) e pioggia di candidature sulle magnifiche attrici principali, January Jones (lead) e Christina Hendricks ed Elizabeth Moss (supporting). Non era mai successo che venissero nominate tutte e tre. A volte Dio esiste.


Tra le altre drama series si confermano Dexter (nomination come miglior serie e miglior attore, Micheal C Hall), Lost (miglior serie ed attore protagonista, Matthew Fox) e The Good Wife (serie, attrice Juliana Marguiles ed attrice non protagonista Christine Baranski). Successo anche per Breaking Bad (miglior serie ed attore Bryan Cranston). True Blood è l'unica serie nominata che non riesce a strappare nessuna candidatura per gli attori (il cast in realtà è strepitoso, ma lo script lo è ancora di più).

Hugh Laurie di Doctor House continua a collezionare nomination come miglior attore ma la serie non entra nella cinquina delle migliori dell'anno. Stessa cosa dicasi per Damages stagione 3 (in questi giorni la serie è stata confermata per altre due stagioni di dieci episodi l'una) , ma Glenn Close (lead), Rose Byrne (supporting) e Martin Short (lead) sono tutti candidati. Anche quest'anno Kyra Sedwick è nominata per The Closer. Anche basta.


Tra le comedy series trionfo annunciato del fenomeno Glee: nomination nelle categorie miglior serie, attrice (Lea Michelle), attore (Matthew Morrison), attrice non protagonista (Jane Lynch) ed attore non protagonista (Chris Colfer). Nurse Jackie conferma il successo di Edie Falco dopo The Sopranos (miglior serie e miglior attrice). The Office ottiene la candidatura come miglior serie e per il miglior attore, il lanciatissimo Steve Carell, ed anche 30Rock non dà cenni di appannamento e colleziona nomination come miglior serie, attrice (Tina Fey), attore (Alec Baldwin) ed attrice non protagonista (Jane Krakoski). Ma attenzione alla sitcom Modern Family, in lizza come miglior serie e per quattro attori non protagonisti. Toni Collette, infine, è di nuovo candidata per The United States of Tara.


Quanto alla categoria miniserieCorsivo o tv movie in lizza per l'Emmy come miglior attore sono Jeff Bridges (A Dog Year), Ian McKellen (The Prisoner), Micheal Sheen e Dennis Quaid (The Special Relationship) ed Al Pacino (You Don't Know Jack), mentre come miglior attrice le candidate sono Maggie Smith (Capturing Mary), Joan Allen (Georgia O' Keeffe), Judi Dench (Return to Cranford), Hope Davis (The Special Relationship) e Claire Danes (Temple Grandin).
Tra i non protagonisti spiccano i nomi di John Goodman, Susan Saradon e Brenda Vaccaro (You Don't Know Jack), David Strathairn, Julia Ormond e Catherine O'Hara (Temple Grandin), Jonathan Pryce (Return to Cranford) e Kathy Bates (Alice).

venerdì 28 maggio 2010

Sex & the Desert


Indefessi fan della gloriosissima serie (che fu) riempirete anche questo week end le sale di tutto il mondo inchinandovi di fronte al ritorno di Carrie & socie? Si pronosticano incassi da capogiro per Sarah Jessica Parker anche se, visto il trailer e data un'occhiata alla sinossi del film, questo nuovo capitolo di Sex & The City avrebbe dovuto intitolarsi Sex & The Desert. Resisterà l'universo modaiolo e frizzante di Carrie, Samantha, Charlotte e Miranda al suo secondo gonfiaggio su scala cinematografica?

lunedì 24 maggio 2010

Betty e Don Draper postcards




Jon Hamm (Don Draper) e January Jones (Betty Draper) in tre stupende foto pubblicitarie di Mad Men. Mad about this serial.

Mad Women


Betty, Joan o Peggy? Completamente soggiogato dal fascino psicologico e dalla crescente spirale drammatica della seconda stagione di Mad Men, non riesco proprio a decidere a quale personaggio femminile votare il mio cuore. Tutti e tre finemente scritti ed altrettanto straordinariamente interpretati da January Jones, Christina Hendricks ed Elisabeth Moss. Invito chiunque non conoscesse ancora questa serie (giunta alla terza stagione negli Usa) a correre ai ripari. Per quanto riguarda i personaggi maschili naturalmente non c'è gara: Don Draper (Jon Hamm) li batte tutti. E' un fuoriclasse, nel bene e nel male.




Qual'è la vostra eroina preferita di Mad Men? Mi raccomando però, nessuno spoiler sul finale della seconda stagione: sono ancora alla nona puntata.

mercoledì 21 aprile 2010

Modern Divas: addicted to Glenn Close (and Damages)


In occasione venerdì 23 della messa in onda su AXN del primo episodio della terza stagione di Damages, Loudvision pubblica un mio zoom sul serial già ampiamente sviscerato - e venerato - su queste pagine. L'ultima puntata è stata trasmessa in America il 10 aprile e subito dopo si è diffusa la notizia che la serie potrebbe essere cancellata, visto gli ascolti tutt'altro che esaltanti. Critica, invece, universalmente unanime come (troppo) spesso accade per i prodotti di alta qualità.


Sempre su Loudvision un profilo di Glenn Close apre la mia nuova rubrica Modern Divas, una galleria di ritratti dedicata alle più grandi attrici degli ultimi anni. Prossimi appuntamenti con Cate Blanchett (in vista dell'uscita di Robin Hood) e Meryl Streep.

http://www.loudvision.it/rubriche-damages-legal-thriller-dalla-geniale-costruzione-temporale--746.html

http://www.loudvision.it/rubriche-modern-divas-glenn-close-carisma-ferale--750.html

giovedì 25 marzo 2010

Glenn Close torna al cinema


Mentre la terza serie di Damages riscuote un successo (di critica) strepitoso in America (confermo: la prima puntata è davvero mozzafiato) arriva la notizia che Glenn Close tornerà al cinema in un ruolo che profuma di Oscar. Si tratta dell'adattamento cinematografico del dramma The Singular Life of Albert Nobbs, storia di una donna che nella Dublino del XIX secolo si finge uomo per sopravvivere e lavorare come maggiordomo in un hotel di lusso. La Close, che ha già interpretato questo ruolo a teatro vincendo un Obie Award nel 1982, sarà anche sceneggiatrice e produttrice. Dietro la macchina da presa Rodrigo Garcia, che ha diretto l'attrice in Le cose che so di lei e 9 vite di donna. L'inizio delle riprese è previsto per luglio.


Ha vinto tutto Glenn Close: tre Tony Awards (The Real Thing, La morte e la fanciulla, Sunset Boulevard), un Obie (Albert Nobbs), tre Emmys (Serving in Silence, Damages 1 e 2) due Golden Globes (The Lion in Winter, Damages 1) e un Screen Actor Guild (The Lion in Winter). Tutto tranne l'Oscar. Qualche anno fa si era parlato di un'adattamento per il grande schermo del musical Sunset Boulevard: per il ruolo di Norma Desmond si era fatto il nome di Glenn Close e Barbra Streisand. Ma il progetto è stato abbandonato. Dopo i trionfi di Damages, Albert Nobbs potrebbe essere finalmente l'occasione giusta per tornare in gara agli Oscar: se la Close riesce a strappare la sua sesta candidatura è fatta. Patty Hewes non perde mai.

sabato 20 marzo 2010

La fiction più pazza della tv


Il battage pubblicitario è iniziato un mese fa a Sanremo sul palco dell'Ariston, con il cast al completo impegnato in una travolgente coreografia in stile Bollywood. L'attesa termina domenica sera quando verranno trasmesse su Rai 1 le prime due puntate della nuova serie di Tutti Pazzi Per Amore. State certi che sarà una partenza col botto. Alla proiezione in anteprima dei primi episodi al cinema Warner a Roma giovedi sera mancavano solo Neri Marcorè ed Alessio Boni. Gli altri c'erano tutti, da Emilio Solfrizzi ad Antonia Liskova, la strepitosa Carlotta Natoli, Sonia Bergamasco, Francesca Inaudi, Irene Ferri, Piera degli Esposti, Nicole Murgia, il regista Riccardo Milani e il geniale sceneggiatore Ivan Cotroneo. Su loudvision i miei primi commenti sulla travolgente apertura della nuova stagione. Ma non preoccupatevi: nessuno spoiler, per non rovinare la sorpresa.
http://www.loudvision.it/rubriche-tutti-pazzi-per-amore-2-comicita-e-musica--708.html

mercoledì 17 febbraio 2010

Carrie on?


Carrie on. Geniale lancio pubblicitario. Speriamo che lo script lo sia alttrettanto ma, considerato il primo episodio, è lecito non aspettarsi nulla di stratosferico. Il passaggio al cinema non ha di certo giovato alle scoppiettanti avventure di Carrie, Samantha, Charlotte e Miranda, troppo legate ad un situazionismo da breve durata televisiva. Ai portafogli di Sarah Jessica Parker e dei produttori, invece, ha giovato, eccome: Sex & The City 1 è stato un enorme successo commerciale, tale da giustificare la messa in cantiere del secondo episodio.


Ed ecco che il 28 maggio arriva finalmente nelle sale l'atteso seguito Sex & The City 2. Obiettivo? Eternare ulteriormente il successo del glorioso serial (col rischio, però, di offuscarne la memoria: alla lunga le vecchie formule stancano).

La trama è ancora top secret, ma speriamo che gli autori siano riusciti a risolvere almeno i problemi principali del primo capitolo: la struttura episodica e l'eccessiva lunghezza. Quanto alla sostanza, inutile pretenderne: certo, il serial non era così sfacciatamente frivolo e vacuo come il primo adattamento cinematografico, ma meglio non aspettarsi nulla che vada oltre la patina glamour e scintillante, al limite del pubblicitario, cui Carrie Bradshaw ci ha abituati. Solo in questo modo potremmo essere felicemente sorpresi dal film e continuare ad amare questi quattro personaggi femminili così camp e kitsch, sfrontati ed eccentrici, da essere stati giustamente (velenosamente?) descritti come "quattro gay travestiti da donne".


Nel frattempo, i fan di Carrie, mmm... voglio dire, di Sarah Jessica Parker, potranno ingannare l'attesa godendosi la commedia Che fine hanno fatto i Morgan? in uscita venerdì 19. In coppia con uno spentissimo Hugh Grant, la Parker ruba la scena in continuazione, il che non è sempre un bene. Marc Lawrence è il regista-sceneggiatore di fiducia di Grant (hanno già lavorato insieme in Due settimane per innamorarmi e Scrivimi una canzone), ma qui lascia troppo il campo libero alla Parker e scrive per l'attore inglese un personaggio a dir poco penoso. Non che quello della Parker si salvi...
La mia recensione è su loudvision al seguente link:
http://www.loudvision.it/cinema-film-che-fine-hanno-fatto-i-morgan--943.html

giovedì 4 febbraio 2010

Men. Mad?


Per il terzo anno consecutivo Mad Men ha vinto il Golden Globe come miglior serie drammatica. La puntata pilota è andata in onda nell'estate del 2007 e da poco si è conclusa in America la messa in onda della terza serie (la quarta è già in produzione). Buoni gli ascolti, considerato il livello alto del prodotto, e sempre ottima la risposta della critica. Dietro il successo di Mad Men c'è la mente e il fiuto di Matthew Weiner, già ideatore di un'altra serie di culto, I Soprano. Weiner ha fatto di nuovo centro con Mad Men, adult drama ambientato nei primi anni '60 nel mondo dei pubblicitari di New York. Il protagonista è il misteriosissimo Donald Draper, uno dei creativi dell'agenzia Sterling Cooper sulla Madison Avenue. Intorno a lui, la sua famiglia, i colleghi, le segretarie, le amanti. E tanti segreti, drink e sigarette, sex-appeal e glamour come se piovesse.


L'idea della serie è quella di riflettere i cambiamenti avvenuti nella società e nella cultura americana all'inizio degli anni '60 e, attraverso una perfetta ricostruzione storico-ambientale, mettere in evidenza le differenze e le corrispondenze rispetto alla società contemporanea. Soprattutto nella visione del rapporto fra i sessi Mad Men sottolinea quanto in realtà le cose non siano poi cambiate così tanto rispetto al maschilismo imperante 50 anni fa.

Ciò che rende ipnotica la visione di Mad Men è la ricchezza della ricostruzione d'epoca, la raffinatezza dello script e la densità delle implicazioni psicologiche dei caratteri che, come in ogni (buona) serie che si rispetti, si rivelano a poco a poco. John Hamm nel ruolo del protagonista Draper è assolutamente perfetto: sexy e tenebroso, brillante e geniale sul lavoro, ma anche scostante e pieno di zone d'ombra.


Ma anche il cast femminile è di prim'ordine, con January Jones nel ruolo di Betty Draper, bellissima e sensibile moglie di Donald, Elisabeth Moss nel ruolo della giovane ed impacciata segretaria Peggy e Christina Hendricks in quello della procacissima Joan. Quasi un Desperate Housewives trapiantato negli anni '60, ma privo (grazie al cielo) del registro grottesco e degli scivolamenti da soap-opera. E molto più sottile e sofisticato, intimista e sorprendentemente attuale.

venerdì 22 gennaio 2010

Al via Damages terza stagione




Riparte lunedì 25 gennaio la sensazionale serie drammatica Damages, per la gioia (e il cervello e il sistema nervoso costantemente messo a dura prova) dei fan americani. Giunta alla terza stagione, nonostante il calo degli ascolti della seconda (ma il favore della critica resta incondizionato) Damages è un legal thriller di raffinatissima fattura che poggia su una costruzione temporale pazzesca. La sceneggiatura a puzzle spezza la linearità narrativa in un continuo andirivieni tra flashback e flashforward, centellinando rivelazioni e colpi di scena con una precisione matematica e tenendo letteralmente incollati alla poltrona i telespettatori. Riconfermato il cast principale, l'elettrizzante, incomparabile Glenn Close assieme a Rose Byrne e Tate Donovan, ed assolutamente succulenti i nomi delle guest star: Lili Tomlin, Campbell Scott e Martin Short.


Dopo essere letteralmente impazzito per la prima serie che, da troglodita delle magie del web quale ero fino all'estate scorsa, ho seguito in chiaro su canale5 (nonostante una collocazione a notte fonda assolutamente ridicola), sto recuperando tutti i 13 episodi della seconda stagione, già trasmessa da AXN. Assieme a Ted Danson e Anastasia Griffith, fra gli interpreti della prima stagione, due grandissimi attori americani entrano a far parte del cast, garantendo un inimmaginabile livello di ambiguità: William Hurt, magnificamente infido nel ruolo chiave di Daniel Purcell e la formidabile Marcia Gay Harden in quello dell'avvocatessa Claire Maddox. Sono ancora alla puntata numero 6, i nodi irrisolti della prima stagione stanno lentamente venendo al pettine (Patti Hewes ha davvero cercato dif ar uccidere Ellen? Chi ha assassinato David?) ma vanno pericolosamente ad intrecciarsi con i nuovi intrighi orditi dai perfidi, geniali sceneggiatori. Riuscirà Ellen a vendicare la morte del fidanzato David e ad incastrare Patty? Credetemi, la serie mozza il fiato.


Su tutto e tutti sovrasta, predomina, incombe Glenn Close, vincitrice di due Emmy e un Golden Globe per il ruolo di Patty Hewes. Da Alex Forrest (Attrazione fatale) alla Marchesa de Merteuil (Le relazioni pericolose), da Norma Desmond (il musical Sunset Boulevard) a Cruella de Vil (La carica dei 101), da Camille Dixon (La fortuna di Cookie) a Damages: una galleria di personaggi memorabili, donne perfide e potenti (ma anche sole, disperate e miserabili) che le hanno garantito il titolo di unica, degna erede di Bette Davis.


Nella dimensione del foro, in cui tutto è lecito e tutti tradiscono tutti per ottenere ciò che vogliono, il carisma ferale di Glenn Close trova una nuova perfetta possibilità di espressione. Con quello sguardo obliquo, quel sorriso spesso gelido, quell'energia che emana anche quando è immobile, Glenn Close è una belva in un ring che circuisce la sua preda ed aspetta il momento giusto per azzannarla. Il fatto che l'attacco e l'esplosione tanto attesa siano costantemente rinviati non fa che aumentare la tensione emotiva. Sfibrati ed elettrizzati, gli spettatori di Damages restano lì, con gli occhi sbarrati e un'insaziabile fame di nuovi episodi.

domenica 4 ottobre 2009

La maschera doppia di Glenn Close



Il 20 settembre scorso sono stati assegnati al Nokia Theatre di Los Angeles i premi della televisione americana, gli Emmy. Assieme agli Academy Awards per il cinema e ai Tony Awards per ilt eatro, gli Emmy rappresentano l'altra grande cerimonia con cui lo show-biz a stelle e striscie premia e celebra sé stesso e le proprie star. Per il secondo anno consecutivo Glenn Close ha trionfato come migliore attrice drammatica per la serie tv Damages. Nel ritirare il premio l'attrice ha affermato che Patty Hewes è probabilmente il ruolo della sua vita. Forse Glenn non si è rivista di recente né in Attrazione fatale né nelle Relazioni pericolose.

Ora, Damages è sicuramente un ottimo prodotto e Glenn Close tratteggia con finezza e acume un altro dei suoi personaggi femminili perfidi e ambigui. Ma la cosa migliore di Damages è Damages stesso, con la sua pazzesca costruzione a puzzle e i suoi andirivieni temporali che confondono il telespettatore e lo tengono incollato alla poltrona. Quanto alla star protagonista, c'è qualcosa di risaputo ormai nella maschera "doppia" di Glenn Close, di puramente professionale e consumato. Non ci stupisce che il suo personaggio possa compiere azioni inique, anzi, vorremmo quasi che il ritratto si capovolgesse all'improvviso e Patty Hewes si rivelasse di colpo una "brava persona". Ovviamente gli autori sono abbastanza furbi e smaliziati da non dare certezze e lasciare i telespettatori nel dubbio: Patty Hewes è solo un'ottima avvocatessa, la migliore sulla piazza, disposta a tutto pur di vincere o è un vero e proprio squalo? Con quello sguardo acuto ed intelligente e quell'aura aristocratica a distante, Glenn Close è perfetta ed inietta nella parte scosse di elettricità ad alto voltaggio, unite ad una solidissima presenza scenica. Tutto però già visto e con risultati molto più sorprendenti in altre caratterizzazioni della grande attrice, prime fra tutte quelle di Attrazione fatale e de Le relazioni pericolose.


Alex Forrest, la stalker che dopo un week end di sesso sfrenato trasformava la vita tranquilla di Micheal Douglas in un incubo in Attrazione fatale, era uno studio sconvolgente e disperato di una personalità disturbata e malata. La genialità, l'esito eccellente della performance consiste nel fatto che Glenn Close non interpreta Alex come un mostro psicopatico (a questo ci pensa la regia, soprattutto nella parte conclusiva del film, in un corto circuito contraddittorio di grande interesse per la critica post-femminista), ma come una donna sola e triste, disperatamente in cerca di affetto e calore umano. Con un impatto deflagrante la Close capovolgeva il cliché femminile rassicurante che aveva incarnato nei film precedenti (Il mondo secondo Garp, Il grande freddo e Il migliore tra gli altri) e divenne una star, avvicinandosi alla parte con un'adesione e una compassione viscerali e fornendo una performance così potente e terrificante da rimanere impressa in modo indelebile nella memoria cinematografica collettiva. Era il 1987 e il film di Adrian Lyne catapultò Glenn Close nell'olimpo delle attrici più famose e apprezzate, al fianco di Meryl Streep e Jessica Lange.

L'anno successivo Glenn fece il bis con quella che, probabilmente, resta ad oggi la sua performance migliore, la Marchesa de Merteuil ne Le relazioni pericolose di Stephen Frears. Un capolavoro di sottile perversione, un monumentale e millimetrico lavoro sulla maschera e sulla dissimulazione, sull'immobilità del corpo e sul conflitto interiore. Bastino due scene per spiegare la levatura della prova attoriale. Quando la marchesa apprende la notizia della morte di Valmont, il corpo dell'attrice, fino ad allora congelato nella forma e nel trattenere (conservare) l'energia (i sentimenti), si sfalda in preda all'angoscia e alla disperazione. L'urlo è indimenticabile, così come i movimenti convulsi del corpo che si accascia a terra con la voce rotta dal pianto. E quando riconosce la sconfitta ed è costretta a gettare la maschera, Frears inquadra giustamente il volto della Marchesa mentre si strucca difronte allo specchio, come se fosse un'attrice al termine di una piece teatrale. Il primo piano conclusivo sul volto della marchesa è, forse, uno dei finali più belli del cinema contemporaneo. Sapienza e crudeltà registica da una parte e adesione dell'attrice dall'altra producono un effetto devastante e raggelante.
La forza di Glenn Close, la sua peculiarità, il suo carisma è tutto qui: nell'energia e nella precisione con cui scolpisce ed edifica personaggi che sembrano incrollabili come cattedrali e nella profonda verità che riesce ad afferrare e ad esprimere nel momento in cui questi personaggi cadono miseramente. Sono questi i ruoli "definitivi" della carriera di Glenn Close. Una carriera che dagli anni '80 ad oggi è passata dal cinema (sarebbe un crimine non ricordare almeno la strepitosa, stilizzatissima caratterizzazione di Cruella de Vil ne La carica dei 101 in cui in modo geniale Glenn Close modella il suo corpo come se fosse davvero un cartone animato con risultati esilaranti) alla televisione al teatro. E che ha toccato il suo punto più alto nel 1994, proprio a teatro (dove l'attrice aveva mosso i primi passi negli anni '70) con il ruolo di Norma Desmond nel musical Sunset Boulevard di Andrew Lloyd Webber. Un trionfo personale senza precedenti, pare che Glenn mandasse il pubblico in visibilio. Peccato non esserci stato. Detto questo... Patty Hewes chi?