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martedì 19 marzo 2013

Dove eravamo rimasti



          Some things we lost in the middle (a brief walk through the last three years)

Dal 2010 al 2012 gli Oscar hanno visto trionfare i gradevoli ma normativi The King's Speech, The Artist e Argo, ma scelte decisamente migliori sarebbero state The Social Network, The Tree of Life e Zero Dark Thirty
Annette Bening è rimasta per la quarta volta a bocca asciutta ma almeno la prova di Nathalie Portman  nel turbinoso Black Swan era davvero eccezionale (anche per merito del buon Darren).


L'immarcescibile Meryl Streep si è finalmente portata a casa il tanto sospirato terzo Oscar per una grande performance, certo, ma imprigionata in un film tremendo. E, la povera Glenn Close col suo dolente Albert Nobbs è arrivata ad eguagliare il record di Deborah Kerr e Thelma Ritter: sei nomination e zero statuette.
Ancor peggio è andata a Julianne Moore, adorabile troublemaker in The Kids Are All Right, alla metafisica Tilda Swinton di We Need To Talk About Kevin, a Charlize Theron, affilata e geniale in Young Adult, all'aspra, fiera Marion Cotillard di Rust and Bone e alla sublime Rachel Weisz di The Deep Blue Sea: tutte performance eccezionali, ignobilmente snobbate.
Nel frattempo la divina Cate Blanchett si è rinchiusa nel teatro di Sidney ed ha diradato le sue apparizioni sullo schermo. Ma presto la vedremo nei nuovi film di Woody Allen e George Clooney.


Nicole Kidman, dopo aver inanellato una serie sterminata di flop, è tornata a rifulgere prima in Rabbit Hole e poi nello sfrontato, oltraggioso e dannatamente divertente The Paperboy.
Carey Mulligan ha confermato il suo talento drammatico in Shame e Drive e quest'anno l'attendiamo al varco de Il Grande Gatsby e del nuovo film dei Coen.
Jennifer Lawrence è deflagrata, prima al box office con The Hunger Games e poi agli Oscar col sopravvalutatissimo Silver Linings Playbook, scippando la statuetta alle ben più meritevoli Emmanuelle Riva e Jessica Chastain.


La Chastain è infatti la vera rivelazione degli ultimi due anni ma la più brava tra le nuove leve resta ancora Michelle Williams: da Blue Valentine a Meek's Cutoff, da My Week with Marylin a Take This Waltz, nessuna riesce ad essere così intensa e naturale, senza affettazioni o manierismi.
Blue Valentine è uno dei cult movie del decennio ed ha definitivamente lanciato Ryan Gosling nella stratosfera. Posto che condivide con Michael Fassbender, immenso in Shame e Jane Eyre e unica vera ragione per addentrarsi in Prometheus.


E i film? Bellissime sorprese sono state il delicato Beginners col terzetto McGregor-Laurent-Plummer, l'irriverente Bridesmaids (sorprendente, malinconico film sulla depressione abilmente mascherato da commedia) e, da poco uscito anche in Italia, il bellissimo The Perks Of Being A Wallflower (Noi siamo infinito). E i capolavori assoluti The Tree of Life, A Separation, Amour, Moonrise Kingdom e la prima metà di The Master. Ma il mio cuore ha battuto soprattutto per il crudele ritratto di Young Adult, la discesa agli inferi di Shame e il romanticismo tempestoso di Jane Eyre, il lancinante melo' Rust and Bone con la memorabile coppia Cotillard-Schonaerts e i cromatismi psicologici di Take This Waltz.

Quanto alla tv, la ferale Patty Hewes di Glenn Close ci ha definitivamente lasciati con la chiusura di Damages, le crinoline british di Downton Abbey hanno fatto il pieno di ascolti e gli intrecci psico-fanta-spio-politici di Homeland hanno conquistato tutti i premi possibili. E meritatamente, perché si tratta di una delle serie migliori dello schermo anche grazie alle prove di Claire Danes e Damian Lewis.


Kate Winslet si è tenuta in disparte dopo l'Oscar per The Reader ma non prima di aver fatto i fuochi d'artificio con Mildred Pierce, miniserie capolavoro diretto dal genio di Todd Haynes, in cui dà  ulteriormente prova della sua generosità senza limiti. E Julianne Moore ha finalmente agganciato il ruolo giusto, Sarah Palin in Game Change, per raggranellare i primi premi importanti (Emmy, SAG e Golden Globe) dopo  20 anni di carriera. L'Oscar non dovrebbe essere tanto lontano.


Best Actress Confidential is back.

mercoledì 28 luglio 2010

La marcia trionfale di "The Kids Are All Right"


Toy Story 3 ha fatto sfracelli e dovrebbe presto superare la soglia dei 400 milioni di dollari di incasso. The Twilight Saga - Eclipse è andato benissimo (anche in Italia, considerata la stagione) a conferma di un trend, quello del vampiro neo-romantico, di cui il pubblico sembra ancora non sazio (si veda anche il successo del serial tv True Blood, la cui terza stagione è appena partita negli Usa). L'attesissimo Inception, molto apprezzato dalla critica, è già a quota 143 milioni in appena due week end, mentre Salt, action movie vehicle per Angelina Jolie ha debuttato la scorsa settimana raccogliendo la ragguardevole somma di 36 milioni in soli tre giorni.

Ma sta per entrare in top ten The Kids Are All Right, gay indie dramedy costato appena 4 milioni di dollari, uscito in distribuzione limitata il 9 luglio in appena sette sale registrando la più alta media per sala del 2010 (72mila dollari!) e gia arrivato a quota 5 milioni di incasso in soli tre week end (la Focus ha ampliato il numero delle sale a 38 nel secondo week end e a 201 nel terzo e sta organizzando una distribuzione a tappeto per le prossime settimane). Il successo del film era facilmente pronosticabile, vista l'accoglienza trionfale al Sundance e a Berlino: a oggi Kids è il film meglio recensito dell'anno, con una percentuale di recensioni positive su Rottentomatoes del 96%. Nomination all'Oscar assicurata per Annette Bening, Mark Ruffalo, sceneggiatura e miglior film, mentre per Julianne Moore tutto dipenderà dalla categoria in cui potrebbe essere inserita, Best Actress o Best Supporting.

Restando in campo indie, notevole anche il successo di Winter's Bone (3.5 milioni di incasso per un budget di 2 milioni), Io sono l'amore (3.2 milioni) e Cyrus con Marisa Tomei e John C. Reilly (6.4 milioni).

domenica 16 maggio 2010

Running with Annette


Annette Bening in Correndo con le forbici in mano. Delirante, esilarante, intensa e tagliente come una lama nel ruolo di Deirdre Borroughs, adorabile madre snaturata del piccolo Augustin. Anche Annette meriterebbe una retrospettiva dei suoi personaggi memorabili: Rischiose abitudini, American Beauty, La diva Julia, Running with Scissors. In attesa di Mother and child e The Kids are all right.

sabato 15 maggio 2010

Giorno di riposo con Kate e Patrick


Giorno di riposo. Domani in arrivo news dal Festival di Cannes sui film di Oliver Stone, Woody Allen e Mike Leigh. La rassegna su Cate Blanchett prosegue con gli ultimi post sul ruolo che l'ha resa famosa e consacrata star, Elizabeth, e sulla miriade di altri film che non ho finora affrontato: Little Fish, Mr Ripley, The Gift, Oscar & Lucinda, Babel...
In programma nei prossimi giorni anche Correndo con le forbici in mano, rivisto di recente, con una favolosa Annette Bening (nelle prossime settimane salirà la febbre per The Kids Are All Right) e Il mondo secondo Garp, esordio al cinema della mia amata Glenn Close.
Finalmente oggi ho visto Little Children, con l'altra grande Kate (Winslet, nella foto con Patrick Wilson). Bel film, grandi interpretazioni, regia eccellente. Devo solo decidere se dedicare un post al film di Todd Field o inaugurare al più presto una rassegna dedicata alla Winslet, non appena quella della Blanchett sarà terminata. Voi cosa ne pensate?

sabato 10 aprile 2010

Poster e trailer per "The Kids Are All Right"


La Focus Features ha reso noti il poster e il trailer della gay dramedy sensation The Kids Are All Right, dei cui trionfi al Sundance e a Berlino ho già ampiamente parlato. Se non è ancora chiaro, muoio dalla voglia di vedere questo film. L'accoppiata Annette Bening e Julianne Moore rischia di avere lo stesso effetto esplosivo (in termini di iconografia femminista) di Susan Sarandon e Geena Davis in Thelma & Louise.


Guy Lodge del sito Incontention scrive che il film della Cholodenko rappresenta un intelligente passo in avanti nel campo delle politiche sessuali e vanta la migliore performance di Julianne Moore da otto anni a questa parte.
A questo link trovate il trailer del film:

Appuntamento nei cinema americani il 7 luglio. La Focus deve pianificare una buona campagna promozionale se vorrà che l'onda lunga del film giunga fino a dicembre in zona nominations all'Oscar.

domenica 14 marzo 2010

First look at Oscar 2010: chi vincerà come migliore attrice?


Sipario calato sugli Oscar 2009. A giochi fatti, i pronostici della vigilia sono stati ampiamente rispettati, tra conferme e (cocenti) delusioni. Per fortuna non è mai troppo presto per voltare pagina ed iniziare a dare uno sguardo alle possibili contendenti alla statuetta di migliore attrice per il prossimo anno.

Al Sundance sono state viste alcune performance su cui c'è già oscar buzz (non dimentichiamo che le voci di una probabile candidatura per Carey Mulligan e Gabby Sidibe partirono proprio dal Sundance): sto parlando naturalmente di Annette Bening e Julianne Moore, lesbo-mamme in The Kids are all rigt. Il film è una commedia (o un dramedy, come è stato definito) e la Focus Features ha pianificato un'uscita estiva, elementi che giocano a sfavore in vista di una campagna per gli Oscar. Ma le due attrici sono entrambe eccellenti, non hanno mai vinto e pare che si dividano perfettamente la scena. In che modo la Focus deciderà di promuoverle per gli Oscar? Bening e Moore saranno sostenute entrambe come attrici protagoniste alla Thelma & Louise o, per evitare la concorrenza interna e la divisione dei voti, una delle due sarà pubblicizzata come non protagonista?


Annette Bening ha un altro film importante in uscita il 7 maggio, Mother and Child, di Rodrigo Garcia. Anche se l'accoglienza sia a Toronto che al Sundance è stata piuttosto fredda, i critici hanno elogiato il terzetto di interpreti: Bening, Watts e Samuel L. Jackson. La Bening potrebbe essere candidata come protagonista (di conseguenza sarebbe lei a slittare nella categoria supporting per The Kids) e Naomi Watts come non protagonista (e sarebbe la sua seconda nomination dopo quella per 21 Grammi nel 2003 e l'incredibile snub per Mulholland Drive). Anche in questo caso, l'uscita primaverile potrebbe giocare a sfavore: i membri dell'Academy hanno la memoria corta...


Le altre due performance che hanno sollevato applausi scroscianti e voci di nominations al Sundance sono quelle di Jennifer Lawrence (già vista in The Burning Plain) per Winter's Bone e Michelle Williams per Blue Valentine. Soprattutto per la Lawrence si parla di uno star-making turn impossibile da ignorare. La strategia distributiva sarà ad ogni modo determinante.


Un paio di altri titoli in uscita non prima dell'auGrassettotunno hanno superato i primi screen text facendo già parlare di candidature all'Oscar per le sue interpreti. Hilary Swank (l'attrice più sopravvalutata della storia) potrebbe tornare vendicativa dopo il fiasco clamoroso di Amelia e strappare una terza nomination per Betty Anne Waters, storia di una working mother che comincia a studiare legge per poter difendere il fratello ingiustamente accusato di omicidio. Sarebbe un incubo: la Swank che vince il suo terzo Oscar è mille volte peggio della Bullock che ne vince uno. L'altro film già passato attraverso i temibili screen text è Love and Other Drugs di Edward Zwick con Anne Hathaway e Jake Gyllenhaal. A due anni di distanza da Rachel Getting Married il film potrebbe segnare il ritorno agli Oscar per la Hathaway nel ruolo di una donna colpita dal morbo di Parkinson.


Dopo una sfortunatissima sequenza di titoli rivelatisi sonori flop (la sua ultima interpretazione davvero bella risale al 2007 con Il matrimonio di mia sorella) Nicole Kidman dovrebbe tornare a risplendere nelle mani di James Cameron Mitchell (Shortbus, Hedwig) come protagonista dell'atteso Rabbit Hole. In coppia con Aaron Eckart, Kidman promette scintille. Altro film d'autore di cui si fa già un gran parlare è Black Swan dell'acclamato Darren Aronofski: Nathalie Portman (e chissà, magari anche Winona Ryder come non protagonista) potrebbe essere una probabile contendente alla statuetta di migliore attrice se il film dovesse confermare le attese.


Qualcuno sostiene che Carey Mulligan potrebbe già avere delle buone chance con Never Let Me Go, uno dei suoi film in uscita quest'anno. Ma mi sembra troppo presto, a meno che la performance non si riveli davvero eccellente. Molto più agguerrita è Helen Mirren con quattro titoli in uscita: The Debt di John Madden, The Tempest di Julie Taymor (rielaborazione de La Tempesta di Shakespeare in cui è un'ipnotica Prospera), Love Ranch diretto dal marito Taylor Hackford e Brighton Rock (con la Mulligan). C'è di che pentirsi per averla nominata nel 2009 per The Last Station. Le probabilità che torni in gara anche il prossimo anno sono molto altissime.

E ancora Tilda Swinton per Io sono l'amore e We Need To Talk About Kevin (se dovesse essere pronto in tempo), Keira Knigthley per London Boulevard, Diane Lane per Secretariat, Robin Wright Penn per The Conspirator, Naomi Watts per Fair Game o You Will Meet a Tall Dark Stranger (nuovo film di Woody Allen), Renee Zellweger per My Own Love Song, Marisa Tomei per Cyrus.

Tra le non protagoniste Marion Cotillard per l'attesissimo Inception di Christopher Nolan e Amy Adams per The Fighter sembrano avere già la strada spianata. Ma aspettiamoci una stagione ricca di sorprese, una su tutte Juliette Lewis, che potrebbe tornare alla ribalta con tre film in uscita.

E Meryl Streep? The Ice at the Bottom of the World con Charlize Theron è indicato come in production su imdb, ma potrebbe non essere pronto per la fine dell'anno. Una corsa per gli Oscar senza la Streep? Che noia.

giovedì 4 febbraio 2010

Hollywood on stage (III): Annette Bening in "Medea"




Che Annette Bening fosse un'attrice coraggiosa lo sapevamo già. Che lo fosse al punto da confrontarsi con il teatro greco e con il mito classico proprio non ce lo aspettavamo. Nel settembre 2009 l'attrice texana è stata protagonista di un moderno allestimento della Medea di Euripide per la regia di Lenka Udoniki. Le critiche non sono mancate. La regia operistica, i costumi tra tradizione e avanguardia, l'apparato scenografico ingombrante (tale da schiacciare gli attori), il taglio contemporaneo della messinscena, le implicazioni post-femministe dell'adattamento e le non poche libertà rispetto all'originale non hanno convinto del tutto la critica. Ma la performance della Bening è stata definita "organica", "asciutta" e "controllata", tutta giocata sul conflitto tra la precisione e la forza dei movimenti corporei e l'intimità del registro vocale.


Variety ha parlato di una Medea "risoluta ed inflessibile femminista" , "un'incantatrice" che "intona il suo discorso come se fosse già passata attraverso il fuoco" e fosse "paralizzata dall'enormità del suo piano di vendetta". "Dissociata dai suoi atti", questa Medea tiene la scena come se "la furia fosse già passata". Più freddo, invece, il Los Angeles Times, secondo cui l'attrice ha cercato "di trovare la dimensione umana del personaggio, mettendone a nudo la vulnerabilità. Una performance rivolta verso l'interno, in un'opera che richiede invece robusta teatralità e dominio vocale".

Critiche a parte, la bella notizia è che finalmente la Bening torna anche al cinema, dopo l'inguardabile The Women. Il 2010 sarà il suo anno? Sullo schermo dalla fine degli anni '80 (il flop Valmont e la folgorante apparizione in Cartoline dall'inferno), la Bening ha avuto una carriera altalenante ed è spesso stata criticata per il suo over-acting e la sua teatralità: ma in film come Rischiose abitudini, Bugsy, An American president, American Beauty, La diva Julia e Correndo con le forbici in mano lascia il segno: potente, brillante, sofisticata, sempre presente e specifica nelle sue scelte.


Annette appartiene di diritto alla ristretta cerchia di grandi attrici emerse dagli anni '80 ad oggi ed ancora senza Oscar: Sigourney Weaver, Glenn Close, Michelle Pfeiffer, Julianne Moore. Nel 2010 Mrs Warren Beatty potrebbe avere due chance per tornare in gioco: il dramma Mother and Child (sopra una foto del film) di Rodrigo Garcia e la commedia The Kids Are All Right, entrambi presentati con successo al Sundance. Le scommesse sono già aperte.

sabato 30 gennaio 2010

Ghiotte pillole dal Sundance


Ricchissimo il carnet di titoli presentati in questi giorni al Sundance Film Festival. Focus Features ha già acquistato i diritti per la distribuzione di The Kids Are All Right di Lisa Cholodenko, comedy-drama-gay-manifesto con Annette Bening e Julianne Moore, magnifica (e a quanto pare credibilissima) coppia lesbo che ha cresciuto due ragazzi nati tramite inseminazione artificiale, e uno splendico Mark Ruffalo nel ruolo del padre-donatore del seme. Accoglienza entusiastica: script leggero, brillante, sincero ed intelligente, grandi performance e ottime prospettive di successo. E magari di candidature all'Oscar il prossimo anno per i tre protagonisti.


Occhi puntati sul dramma romantico Blue Valentine: Derek Cianfrance registra discese e risalite amorose fra Ryan Gosling e Michelle Williams, acclamattissimi e mai così casual e sexy.


Get Low di Aaron Schneider, storia di un patriarca nel Tennessee post-depressione interpretato da Robert Duvall, Sissy Spacek e Bill Murray, era già pronto nel 2009, ma l'uscita era stata rinviata. Le proiezioni al Sundance confermano quanto già si diceva negli scorsi mesi: aspettiamoci un monumentale Duvall.


Il biopic inglese sull'infanzia di John Lennon, Nowhere Boy, diretto da Sam Taylor Wood, continua a convincere dopo gli ottimi risultati in patria (ha ricevuto le candidature ai BAFTA per Kristin Scott-Thomas e Anne Marie Duff).


Si fa un gran parlare anche del debutto alla regia della visionaria video-maker Flora Sigismondi: The Runaways, con Kirsten Stewart e Dakota Fanning, storia di una girl-band americana anni '70, potrebbe essere uno degli hit della prossima primavera. Una delle sorprese del festival è sicuramente il thriller-horror spagnolo Buried, diretto da Rodrigo Cortes ed interpretato dal lanciatissimo Ryan Reynolds: tutto girato in una tomba in cui il povero Ryan si ritrova seppellitto ad inizio pellicola. Lebanon docet, con tutti i dovuti distinguo.


Sofisticato e complesso appare già Howl, di Rob Epstein e Jeffrey Friedman, che ripercorre la storia del processo per oscenità contro Allen Ginsberg e il suo poema omonimo. Protagonista il mozzafiato James Franco di Milk, assieme a Marie-Louise Parker, John Hamm e Jeff Daniels.


Contrastanti invece le prime risposte a The Killer Inside Me, adattamento di un romanzo di Jim Thompson diretto da Michael Winterbottom al suo primo film americano e con un cast all star: Casey Affleck, Kate Hudson e Jessica Alba. Ultraviolento, gratuito e pericoloso, ma la confezione visiva sembra lussuosa e affascinante.


Dopo il bellissimo Le cose che so di lei e l'interessante Nine Lives, Rodrigo Garcia, cineasta legato all'universo e alle storie femminili, dirige Annette Bening e Naomi Watts nel dramma Mother & Child. Interprete a teatro di un recente adattamento della Medea di Euripide, si prospetta un grande anno per la Bening. Tra gli altri film, oltre a Io sono l'amore di cui ho già parlato in un post precedente, si segnala l'interessante esordio alla regia di Philip Seymour Hoffmann con Jack Goes Boating. Postilla: vedremo mai Synecdoche, New York?

Quale tutti questi titoli riuscirà a bissare il successo di film come Little Miss Sunshine, Precious e (500) giorni insieme, tutti provenienti dalle fila del Sundance?

mercoledì 11 novembre 2009

I miei Oscar: 1990



Film dell'anno: Rischiose Abitudini (The Grifters) di Stephen Frears,
starring Anjelica Huston, John Cusack e Annette Bening

L'inizio degli anni '90 rappresentò per gli Oscar un felicissimo momento di apertura verso pellicole non convenzionali e tematiche quantomeno controverse: basti pensare alle pluricandidature assegnate a film come Il Silenzio degli Innocenti nel 1991, Philadelphia nel 1993 e Pulp Fiction nel 1994. Il western tornò prepotentemente di moda con Balla coi lupi, tendenza confermata due anni dopo con Gli Spietati di Clint Eastwood. Regista ed interprete dell'epopea filo-indiana che commosse le platee di mezzo mondo, il bel Kevin Costner era già famoso per Gli Intoccabili e Bull Durham, ma con Balla coi lupi divenne una star assoluta e avrebbe dominato tabloid e box office per circa un lustro. Se gli attori del decennio furono probabilmente Tom Hanks e Tom Cruise, sul versante femminile le dive degli anni '80 iniziarono ad accusare segni di appannamento, lasciando il posto a nuovi ingressi: Julia Roberts nella commedia romantica, Susan Sarandon nel dramma, Michelle Pfeiffer in tutti i generi possibili ed immaginabili, Meg Ryan, Jodie Foster, in misura minore Winona Ryder, infine Sharon Stone e Demi Moore come star da copertina. La ventata di rinnovamento investiva anche i ruoli assegnati alle donne: ruoli finalmente forti, a tutto tondo, senza sconti per nessuno.

Il 1990 dava già un'idea di questa tendenza, che sarebbe esplosa con impeto deflagrante l'anno successivo in film come Thelma & Louise e Il Silenzio degli Innocenti. Le candidature furono:

Best Actress
Kathy Bates: Misery
Anjelica Huston: Rischiose Abitudini
Meryl Streep: Cartoline dall'inferno
Julia Roberts: Pretty Woman
Joanne Woodward: Mr e Mrs Bridge

Meryl Streep era già alla sua nona candidatura, ma il momento d'oro sembrava volgere al termine: il tiepido successo della dark comedy She-Devil (irresistibile a mio avviso) fu letto come un segnale di affaticamento e un tentativo di ricerca di nuove strade. In Cartoline dall'inferno, agrodolce commedia di Mike Nichols, la Streep è notevole come sempre, soprattutto negli scontri con Shirley Maclaine e ci regala le prime esibizioni canore della sua carriera, ma rispetto ai precedenti ruoli drammatici si avverte il rischio della maniera e del mestiere.

Il grande quanto inaspettato successo dell'anno fu Pretty Woman: il film di Marshall catapultò la Roberts appena ventiduenne nell'olimpo delle star, ma questa ragazzona di Atlanta aveva già dimostrato di avere classe e talento l'anno precedente con Fiori d'acciaio.

L'Oscar andò a sorpresa a Kathy Bates, all'epoca poco conosciuta al grande pubblico, ma attiva in teatro da molti anni: la sua performance nel thriller di Rob Reiner è semplicemente straordinaria, agghiacciante per come alterna devozione, calcolo e follia.


Una serie di performance eccellenti non entrarono nella rosa dei candidati: Andie mcDowell, dopo Sesso bugie e videotape si riconfermava sofisticata interprete di commedie in Green Card, ma evidentemente le fu preferita Julia Roberts; Demi Moore ebbe una nominations ai Golden Globe trainata dall'enorme successo del suo film, Ghost; seguendo le orme di Meryl Streep, Michelle Pfeiffer dimostrava di saperci fare (anche) con gli accenti stranieri interpretando il ruolo della bella Katja nella spy story La casa Russia; Glenn Close riempiva di dolore ed umanità il ruolo antipatico della matrona Sunny Von Bulow nel dramma Il Mistero Von Bulow.



Per la seconda volta in tre anni veniva inspiegabilmente snobbata Susan Sarandon: dopo la strepitosa Anne Savoy in Bull Durham, l'attrice disegna con Nora Baker in Calda Emozione (White Palace) un altro bellissimo ritratto, una donna di bassa estrazione sociale che lavora come cassiera in un fast food a Sant Louis: fondamentalmente incolta ma di grande intelligenza, Nora è una donna ironica, affascinante, spiritosa e straordinariamente sexy, ma nasconde dentro di sé il dolore insanabile della perdita del figlio. La scena in cui abborda il giovane Max (James Spader) nel night di periferia è da antologia per come riesce a passare con assoluta verità attraverso molteplici stati d'animo. E' uno di quei casi in cui attrice e ruolo sembrano combaciare perfettamente. A 44 anni la Sarandon stava per diventare una star e si prenotava per futuri successi. Non solo attrice di razza ma anche sex symbol, caso più unico che raro in una Hollywood maschilista che sembra non avere ruoli per le attrici sopra i quaranta.

Tuttavia l'Oscar alla migliore attrice lo avrei assegnato ad Anjelica Huston per Rischiose Abitudini, il tragico e asciutto noir di Stephen Frears: nel ruolo di Lilly la Huston è devastante, minacciosa, affannata, disperata. Non ci sono aggettivi.


Lilly non si ferma di fronte a nulla e la Huston non ha paura di apparire mostruosa anche perché infonde il carattere di un'umanità dolente che progressivamente ed inesorabilmente si prosciuga lasciando il posto ad un automa privo di ogni sentimento. L'azzeramento dell'umanità è elettrizzante e nel finale ghiaccia il sangue nelle vene: per fuggire col denaro, Lilly gioca al figlio un brutto tiro ed inscena l'ultimo inganno possibile. Ma gli dei non stanno a guardare. Roy muore in quello che è forse uno dei finali più paralizzanti degli ultimi trenta anni. Impressionante l'urlo muto di Lilly: accovacciata sul corpo del figlio, raccoglie tra i singhiozzi i soldi sporchi di sangue e fugge via "con la maschera deformata e rabbiosa di chi sta andando all'inferno". Una delle performance più grandi della storia del cinema.

Le candidate come best supporting actress furono:
Whoopi Goldberg: Ghost
Annette Bening: Rischiose Abitudini
Lorraine Bracco: Quei Bravi Ragazzi
Diane Ladd: Cuore selvaggio
Mary Mcdonnell: Balla coi lupi

Ancora non mi capacito del fatto che Shirley Maclaine non fu candidata per Cartoline dall'inferno. La Goldberg passò alla storia come la prima attrice afroamericana a ricevere l'Oscar, ma è difficile dimenticare sia la performance di Mary Mcdonnell, sia quella di Annette Bening nel suo primo ruolo importante: la sexy-gattina Myra con il cuore di ghiaccio, l'altra punta del perverso triangolo messo in scena da Frears in Rischiose Abitudini. Glamorous, sofisticata e sottilmente insinuante la Bening sfodera artigli da primadonna e avrebbe meritato di vincere.

Per gli uomini non c'era storia: Jeremy Irons vinse per Il Mistero Von Bulow, performance eccellente, ma nulla a che vedere col tour de force fornito l'anno precedente nell'incredibile Inseparabili di David Cronenberg, film per il quale non era nemmeno stato candidato. Nel ruolo dei due gemelli ginecologi Irons fu memorabile e l'Academy non poteva non sentirsi in colpa.



Gli altri candidati erano Kevin Costner, Robert de Niro (Risvegli), Gerard Depardieu (Cyrano) e Richard Harris (The Field). Personalmente avrei inserito fra i candidati anche Johnny Depp (Edward mani di forbice).
Quanto ai non protagonisti, onore a Joe Pesci per Quei Bravi Ragazzi. Il capolavoro di Martin Scorsese avrebbe meritato maggiori riconoscimenti ma il regista italoamericano avrebbe dovuto aspettare altri sedici anni per vincere. Altri candidati furono Al Pacino per Dick Tracy e Andy Garcia per Il Padrino Parte III.