venerdì 16 ottobre 2009

"I was lost until you came" (Annie Lennox)


"Please take these lips
Even if I have been kissed
A million times"
(Stay by me)

"For I am just a troubled soul
Who's weighted... weighted to the ground
Give me the strength to carry on
till I can lay this burden down"
(Little Bird)

"It takes strenght to live this way
the same old madness every day
I wanna kick these blues away
I wanna learn to live again"
(Dark road)

Annie Lennox è un mito. Il termine mito è ormai troppo spesso abusato ma nel caso di Annie Lennox non può esserci definizione più azzeccata. Musicista di successo (ha venduto milioni di dischi, prima con gli Eurythmics e poi da solista), cantante dalle doti tecniche ed espressive stratosferiche (è stata definita the greatest white soul singer alive), icona della cultura pop adorata dalla comunità LGBT per la potente presenza scenica e l'immagine trasgressiva, infine attivista politica impegnata in Africa nella campagna contro l'AIDS.

Ma fermiamoci alla musica, anche se nel caso della Lennox (in questo pari solo a Madonna) è difficile separarla dall'immagine dei suoi video: un'immagine ipercostruita, teatrale, di grandissima suggestione ed eleganza, che gioca in modo raffinato, provocatorio e geniale con i temi della sessualità e dell'androginia. Un'immagine per la quale occorrerebbe un post a parte, un'analisi accurata, finanche un vero e proprio studio accademico (si vedano ad esempio i video di Little bird e No more I love you's, dei veri gioielli di sofisticato umorismo oltre che figurativamente splendidi). Da Diva (1992) che segna il suo esordio come solista, alla raccolta di greatest hits uscita questa primavera Annie Lennox ha centellinato la propria produzione discografica: solo altri due album di materiale inedito, Bare (2003) e Songs of mass distruction (2007) e un album di cover (Medusa, 1995). Oltre alle splendide partecipazioni alle colonne sonore del film Bram Stoker's Dracula (la struggente Love song for a vampire) e de Il signore degli anelli: Il ritorno del re (Into the west). La rarità delle apparizioni e delle uscite discografiche ha amplificato negli anni il valore intrinseco e la preziosità del prodotto musicale della Lennox, diffondendo la sua figura di un'aura mitologica, reverenziale, quasi sacrale di cui pochi altri cantanti pop contemporanei possono vantarsi (forse solo Bono degli U2 e la signora Ciccone).

A differenza di Madonna però, Annie Lennox ha dalla sua un talento vocale strepitoso. Alla base del fenomeno c'è quindi innanzitutto la voce: un timbro di contralto lirico inconfondibile ugualmente capace di virtuosisimi alla Whitney Houston nel soul (Precious), di graffiare nel rock (Love is blind, Smithereens), di scatenarsi nel pop (Sweat dreams, Little bird), di commuovere fino alle lacrime nelle ballads (Why, Cold, Stay by me, A thousand beautiful things, Dark road), di divertirsi (e far divertire) col musical-cabaret (la sublime Keep young and beautiful che chiude l'album Diva), infine di sorprendere per fedeltà ed introspezione nelle reinterpretazioni dei classici (dal jazz di Ev'ry time we say goodbye del grande Cole Porter al rock di Halleluja di Jeff Buckley). L'abilità tecnica indiscutibile è risultato di studi classici e si vede (anzi, si sente) come il passaggio dal registro di petto al registro alto (di testa) è gestito con una voce mista di grande spessore e potenza, molto difficile da conquistare e assolutamente elettrizzante per chi ascolta. La tecnica, caso oggi più unico che raro, non è mai però mero sfoggio di bravura o gratuita esibizione virtuosistica (Mariah, Christina e tutte le vostre seguaci fatte con lo stampino, parlo a voi) ma è semplicemente lo strumento attraverso cui l'emozione e l'urgenza comunicativa hanno modo di esprimersi al meglio, facendo arrivare il messaggio in modo più diretto e al tempo stesso spettacolare. Il risultato è eccellente. Annie Lennox andrebbe studiata in tutte le scuole di canto. Ci vorrebbe un decreto ministeriale.

Nel frattempo ringrazio dal profondo del cuore quel mio amico che un anno fa mi ha fatto ascoltare Dark Road e A thousand beautiful things e mi ha fatto ricordare quanto andassi pazzo per Annie Lennox e per la sua Precious nell'estate del 1992 alla tenera età di 13 anni. Ebbene sì, avevo già gusti molto molto sofisticati.

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