mercoledì 21 ottobre 2009

Avenue Q, il trionfo dell'irriverenza


Da performer di musical (come la mia formazione post-accademica vuole che io sia, anche se attualmente in panchina) non potevo assolutamente mancare la prima nazionale dell'attesissimo Avenue Q ieri sera al Teatro Olimpico di Roma. Nato nei teatri off-Broadway nel 2003 e divenuto in breve tempo un fenomeno culturale di livello mondiale vincitore di 3 Tony Awards, è sbarcato finalmente in Italia il musical peloso senza peli sulla lingua. Un concentrato vincente di camp e politicamente scorretto, melodie azzeccate e tempi comici perfetti. Chi ha visto l'edizione londinese può confermare che la versione italiana è assolutamente fedele all'originale, per quanto nella trasposizione/traduzione dei testi (operazione sempre ardua e rischiosa in casi come questo) qualche sfumatura si sia persa. Ma è lo spirito quello che conta, l'energia, la precisione della messa in scena. Qualche ingranaggio forse è ancora da rodare (qualche secondo di troppo tra i cambi scena, soprattutto nel secondo atto; non tutti gli attori sembrano essere perfettamente a proprio agio e in qualsiasi momento col pupazzo cui devono dar vita). Ma sono inezie. Gli ingredienti per un successo duraturo ci sono tutti e auguro dal profondo del cuore al regista e al direttore musicale (Stefano Genovese e Cinzia Pennesi) a tutto il cast (strepitosi Gabriele Foschi e Mauro Simone, di una dolcezza e bravura devastanti Elena Nieri, perfetti tutti gli altri), ai musicisti e alla troupe tecnica di sbancare i botteghini italiani. Quando si hanno a disposizione giovani attori così bravi, qui chiamati a sostenere un vero e proprio tour de force vocale e fisico nel dare vita a pupazzi/personaggi diversi, non serve affatto avere grossi nomi in cartellone. Avenue Q è un prodotto pop nel senso più nobile e alto del termine, fatto per piacere ma non per forza a tutti, dissacrante (nel mettere alla berlina tutti i luoghi comuni della cultura e della società contemporanee), spassosissimo e al tempo stesso colto e sofisticato (nel gioco del doppio tra attore in carne e ossa e pupazzo che prende vita). Una scarica di energia travolgente, una boccata di aria fresca nel teatro musicale italiano.

1 commento:

  1. Concordo...ottimo lavoro!
    Non mi fa impazzire il fatto che ad un attore non corrisponda un solo pupazzo da gestire e viceversa, in alcuni punti ho trovato i "passaggi di pupazzo" un po forzati...ma non è una critica alla versione italiana, che in questo ha ripreso fedelmente dall'originale la ripartizione dei ruoli...
    Per il resto bravissimi tutti, un abbraccio particolare a Elena Nieri ("così labile" il confine tra una dolce maestrina e una bomba sexy!?!?)

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