Da performer di musical (come la mia formazione post-accademica vuole che io sia, anche se attualmente in panchina) non potevo assolutamente mancare la prima nazionale dell'attesissimo Avenue Q ieri sera al Teatro Olimpico di Roma. Nato nei teatri off-Broadway nel 2003 e divenuto in breve tempo un fenomeno culturale di livello mondiale vincitore di 3 Tony Awards, è sbarcato finalmente in Italia il musical peloso senza peli sulla lingua. Un concentrato vincente di camp e politicamente scorretto, melodie azzeccate e tempi comici perfetti. Chi ha visto l'edizione londinese può confermare che la versione italiana è assolutamente fedele all'originale, per quanto nella trasposizione/traduzione dei testi (operazione sempre ardua e rischiosa in casi come questo) qualche sfumatura si sia persa. Ma è lo spirito quello che conta, l'energia, la precisione della messa in scena. Qualche ingranaggio forse è ancora da rodare (qualche secondo di troppo tra i cambi scena, soprattutto nel secondo atto; non tutti gli attori sembrano essere perfettamente a proprio agio e in qualsiasi momento col pupazzo cui devono dar vita). Ma sono inezie. Gli ingredienti per un successo duraturo ci sono tutti e auguro dal profondo del cuore al regista e al direttore musicale (Stefano Genovese e Cinzia Pennesi) a tutto il cast (strepitosi Gabriele Foschi e Mauro Simone, di una dolcezza e bravura devastanti Elena Nieri, perfetti tutti gli altri), ai musicisti e alla troupe tecnica di sbancare i botteghini italiani. Quando si hanno a disposizione giovani attori così bravi, qui chiamati a sostenere un vero e proprio tour de force vocale e fisico nel dare vita a pupazzi/personaggi diversi, non serve affatto avere grossi nomi in cartellone. Avenue Q è un prodotto pop nel senso più nobile e alto del termine, fatto per piacere ma non per forza a tutti, dissacrante (nel mettere alla berlina tutti i luoghi comuni della cultura e della società contemporanee), spassosissimo e al tempo stesso colto e sofisticato (nel gioco del doppio tra attore in carne e ossa e pupazzo che prende vita). Una scarica di energia travolgente, una boccata di aria fresca nel teatro musicale italiano.
Concordo...ottimo lavoro!
RispondiEliminaNon mi fa impazzire il fatto che ad un attore non corrisponda un solo pupazzo da gestire e viceversa, in alcuni punti ho trovato i "passaggi di pupazzo" un po forzati...ma non è una critica alla versione italiana, che in questo ha ripreso fedelmente dall'originale la ripartizione dei ruoli...
Per il resto bravissimi tutti, un abbraccio particolare a Elena Nieri ("così labile" il confine tra una dolce maestrina e una bomba sexy!?!?)