martedì 4 maggio 2010

Comedy Cate



Se qualcuno nutrisse (ancora) dei dubbi sul trasformismo di Cate Blanchett si guardi l'episodio Cousins contenuto in Coffee and Cigarettes di Jim Jarmush (2004). Nella stessa inquadratura la Blanchett si sdoppia con totale naturalezza interpretando due personaggi: se stessa, Cate, e sua cugina Shelly. L'episodio è una vera e propria chicca di raffinata perfidia e sottile umorismo, oltre che una conferma dello scintillante talento comico della diva. E' davvero incredibile come anche nella commedia Cate non vada mai sopra le righe e trovi la stessa calda verità dei suoi dramatic turns.

In Cousins Jarmush immagina che la Blanchett, durante una pausa tra un'intervista televisiva ed un'altra, incontri in hotel sua cugina Shelly dopo tanto tempo. Fisicamente agli antipodi (bionda e raffinata l'una, mora e volgare l'altra) i due personaggi incarnano alla perfezione due mondi lontani anni luce l'uno dall'altro: il mondo di chi è arrivato al successo e può permettersi tutto, persino slanci di (falsa) generosità, ed il mondo di chi non ha nulla se non la propria frustrazione ed invidia per i traguardi raggiunti dagli altri. Nella fisicità, negli sguardi, nel modo di dare le battute, sembra di trovarsi davvero di fronte a due attrici diverse. Jarmush non risparmia acide frecciate al mondo dello show business e si mantiene tatticamente a distanza da entrambe. Ma, sotto sotto, parteggia per la maleducata, irresistibile Shelly, piuttosto che per l'eleganza tirata a lucido di Cate. La vera Cate, naturalmente, non è qui: gioca con la sua immagine e si costruisce due doppi adorabili.

Sul coraggio e sulla libertà di una stella del cinema che, all'apice del successo, sceglie di apparire in piccoli film indipendenti come questo, non si discute. Semplicemente ci si inchina.


La più travolgente performance comica della Blanchett è, ad oggi, la Kate Wheeler di Bandits (2001, di Barry Levinson), casalinga e moglie infelice che trova nell'avventura e nell'amore per i due "banditi della buonanotte" Terry (grandissimo Billy Bob Thornton) e Joe (sornione Bruce Willis) una nuova ragione di vita. Il film è ben scritto e molto divertente, il risvolto del menage a trois è originale e condotto con finezza, e Thornton e la Blanchett sfornano due formidabili comic turns. Dopo gli sfarzi di Elizabeth, le arguzie wildiane di Un marito ideale e gli orrori sudisti di The Gift, Cate rivela la stoffa della star a tutto tondo. Qui è nevrotica e sexy, svitata ed autoironica, buffa e romantica. Da vera leading lady entra in perfetta sintonia con i co-protagonisti maschili e riesce anche a ritagliarsi uno spazio tutto suo, dimostrando di possedere un'energia, un'inventiva e una grazia pari a quella di Michelle Pfeiffer ai tempi d'oro.

Compare a film inoltrato, dopo quasi 30 minuti, e il racconto ne trae subito immenso giovamento. La scena in cui prepara la cena per il marito dimenandosi sulle note di Hero di Bonnie Tyler è esilarante. Quale migliore ingresso di questo? Una forza della natura. Quando il marito mortifica i suoi sforzi culinari avvisandola in ritardo di essere a cena fuori, lei fugge in auto in lacrime ed in piena auto-commiserazione trova nuovamente sostegno nella voce arrochita di Bonnie Tyler che canta "... I really need you tonight!.." (da Total eclipse of the heart, celeberrimo brano anni '80, che ritorna in un'altra buffissima scena con Bruce Willis). Basterebbero questi due momenti per innamorarsi di lei.


Tutto il dialogo in auto tra Terry che le punta una pistola contro e lei che sminuisce la situazione senza rendersi conto di avere a che fare con un vero criminale è geniale. Piuttosto che tornare al suo orribile matrimonio, Kate si offre di condurre Terry senza problemi al luogo dell'incontro con i suoi soci e, da ostaggio, diventerà presto una complice insostituibile delle loro rapine, il perfetto anello mancante nella vita sgangherata dei due criminali gentiluomini.
Bandits valse alla Blanchett una candidatura ai Golden Globe come miglior attrice di commedia nel 2002 (ma vinse Nicole Kidman per Moulin Rouge). Se non l'avete visto, recuperatelo. Please.


Un'altra gemma comica nella galleria di personaggi della diva australiana è Gertrud, l'irreprensibile moglie di Sir Robert Chiltern nel frizzante Un marito ideale Oliver Parker. In un cast a cinque stelle dominato per 3/4 di film da una Julianne Moore inarrivabile, la Blanchett ha una scena strepitosa nell'epilogo, quando confessa di aver mentito anche lei e si trova costretta ad ammettere di non essere così moralmente ineccepibile come pensava. Messa di fronte alla verità, Gertrud ha una reazione sorprendente: ride e piange in modo compulsivo, isterico e liberatorio. E' una reazione geniale, teatralmente perfetta e al tempo stesso realistica e naturale. Ed è forse il momento che resta maggiormente impresso alla fine del film: il rigore di Gertrud che si scioglie con effetti comici esilaranti.
Tecnica per garantire l'efficacia del gesto teatrale e sentimento per assicurarne l'autenticità: la Blanchett possiede entrambe queste qualità e le sa calibrare con matematica bravura.

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