sabato 13 febbraio 2010

A look at Mark Ruffalo


Ebbene sì, ammetto di essere (già) ossessionato da Shutter Island. Il film di Scorsese viene ufficialmente presentato oggi al Festival di Berlino: quale sarà la reazione della stampa internazionale? Nell'attesa mi sembrava doveroso dedicare una pagina ad un altro dei co-protagonisti, Mark Ruffalo, uno degli attori più bravi ed importanti emersi nel cinema americano nell'ultimo decennio. Il ruolo che lo ha rivelato è stato quello del fratello di Laura Linney nell'intima commedia You can count on me (2000, di Kenneth Lonergan): recitazione più vera del vero, grande alchimia con la Linney, film assolutamente da recuperare (in Italia non lo ha visto praticamente nessuno). Ma è con In the cut che i miei occhi si sono posati per la prima volta su di lui: lacerante (e sottovalutatissimo) thriller di Jane Campion in cui Ruffalo è il detective Malloy. Performance esplosiva e trattenuta, perfetta incarnazione della sensualità maschile in equilibrio tra potere, dominazione e protezione.

Subito dopo è brillante nel cult Eternal Sunshine of the Spotless Mind e cede alle commedie hollywoodiane con Vizi di famiglia e Se solo fosse vero. Con Zodiac torna al thriller d'autore e fa di nuovo centro, ma i successivi Reservation Road (con Phoenix e la Connelly) e il cupissimo Blindness (di Mereilles, con Julianne Moore) si rivelano fallimentari. Lui, però, è sempre bravissimo: mai una sbavatura, grande presenza, sempre credibile.


Nel 2010 non lo vedremo solo nel film di Scorsese ma anche in The Kids Are All Right (l'uscita in America del gay dramedy, come è stato definito, è fissata per il 7 luglio), dove sembra rubi la scena ad Annette Bening e Julianne Moore. Ed ha persino avuto il tempo di debuttare alla regia con Simpathy for delicious, starring Laura Linney, Orlando Bloom e Juliette Lewis, e vincitore del premio speciale della giuria al Sundance. Un'ascesa inarrestabile.

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