martedì 27 aprile 2010

Dal nuovo Soldini volevamo di più


Cosa voglio di più? Magari non il solito film italiano sulla crisi economica, sulle famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese, sulle avventure extraconiugali vissute come valvola di sfogo e fuga (impossibile) da una vita grigia fatta di conti e pannolini, sulla passione che scoppia improvvisa quando e dove meno te l'aspetti, sull'amore che (finalmente) arriva ma è (quasi) sempre il momento sbagliato, sull'amore che ti costringe a mettere in dubbio le tue strutture, le tue certezze, la tua vita e gli affetti delle persone a te più care. Fino a che punto posso chiedere di più dalla mia vita ed aspirare ad essere più "felice" di come si suppone che io sia senza fare del male agli altri?

Provate a pensare a quante altre volte abbiamo visto, letto, sentito una storia del genere. Il soggetto è quanto di più trito si possa immaginare, e non basta l'idea di ambientare una passione clandestina (da un punto di vista letterario legata soprattutto ad un contesto borghese) fra personaggi di bassa estrazione sociale (sarebbe questo l'elemento di presunta novità?) per tener desto l'interesse dopo i primi 15 minuti. Per fortuna la sceneggiatura e soprattutto la regia di Silvio Soldini sono attente ai dettagli ed alle sfumature nascoste fra le pieghe dei dialoghi, nei silenzi e negli sguardi dei personaggi. Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher sono molto bravi nel mettere in scena con sincerità e generosità il tipico gioco delle parti ed alcuni personaggi di contorno sono ben schizzati (anche se il casting di Battiston in coppia con la Rohrwacher stride un po' troppo sin dall'inizio). Molto bello ed intenso il finale aperto, ma lancio una preghiera a regista e sceneggiatori: la prossima volta non fermatevi alla prima idea che vi viene in mente quando dovete scrivere un film...

voto: 6

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